Incendio a Chernobyl, un disastro ambientale senza precedenti?

Mary Tagliazucchi
Mary Tagliazucchi
Mary Tagliazucchi, giornalista e fotoreporter si occupa di inchieste, reportage in giro per il mondo, cronaca e attualità. Il suo vizio? Guardare oltre, sempre.
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In Ucraina e Bielorussia non bastava la pandemia da Covid-19 ad intaccare ancora di più le fragili esistenze dei suoi abitanti che, da almeno 33 anni combattono e convivono con gli effetti devastanti delle radiazioni. Dal 4 aprile scorso infatti sono iniziati gli incendi boschivi che, da oltre dieci giorni, proseguono incessanti nelle foreste di Chernobyl. Proprio lì in quelle vaste aree dove persiste ancora la contaminazione radioattiva del disastro atomico avvenuto in quella maledetta notte del 26 aprile1986. E la zona sotto osservazione ora non è una qualsiasi, tutt’altro. Parliamo della famosa ‘zona d’esclusione’ che altri non è che l’area di 30 chilometri tra Ucraina e Bielorussia, intorno all’ex centrale nucleare sovietica.

L’evacuazione immediata di un intero villaggio

Un disastro ambientale senza precedenti potrebbe essere (ancora una volta), dietro l’angolo. Le fiamme infatti hanno raggiunto la cittadina di Pripayat che dista a solo due chilometri dai depositi di materiale radioattivo di Podlesny. Immediata l’evacuazione del vicino villaggio di Polesskoye un’azione necessaria per mettere al riparo la cittadinanza presente sul territorio. E, benché ieri sia piovuto ed i vigili del fuoco continuano nell’opera di spegnimento di nuovi e pericolosi focolai, avvenuti nei boschi di Korogondsky, Detyatlkovsky, Parishevsky e Denisovetsky dalle 07.00 di ieri mattina i forti venti hanno preso la direzione della capitale ucraina Kiev. Leggi anche: Covid, i test sierologici per trovare gli anticorpi sono la soluzione?

Una situazione allarmante

“È una situazione davvero allarmante” afferma Massimo Bonfatti, presidente dell’organizzazione di volontariato Mondo in Cammino che da anni segue e sostiene la popolazione ucraina e bielorussa. Prosegue:

Solo nella giornata di ieri, sono stati effettuati 227 scarichi aerei per 538 tonnellate di acqua. L’incendio ha spazzato via persino la stazione ferroviaria di Yanov che si trova a quattro chilometri dalla centrale nucleare di Chernobyl. Senza entrare nel merito della percentuale di radionuclidi contenuti nelle masse d’aria spostate è intuitivo capire il grande spazio territoriale coinvolto dal fallout locale. Non si sono sollevate ancora voci in merito, ma c’è da attendersi anche un fallout in altre regioni d’Europa. Sempre che non sia già cominciato nei giorni scorsi.

Completamente bruciato il villaggio di Vilìcha

La situazione è infatti drammatica nella provincia di Polesie (regione di Kiev) in Ucraina. Immensi fumi acri liberatesi dagli incendi stanno causando seri problemi respiratori agli anziani e ai bambini, già sotto minaccia da coronavirus. Sono interessati tutti i villaggi della provincia, soprattutto Ragovka, Lugovichi, Radynka, Maryanovka, Maksimovichi. Markovka. È completamente bruciato il villaggio di Vilìcha. Molti bambini e le loro famiglie sono rimaste senza casa, vestiti, alimenti. Il fumo radioattivo agisce negativamente nell’organismo umano, soprattutto in quello dei bambini. Gli elementi radioattivi rilasciati dalla combustione degli alberi si muovono nell’atmosfera tramite i venti, si spostano per lunghe distanze e si depositano sui terreni o contaminandoli di nuovo o per la prima volta. Gli incendi nella zona di esclusione oltre a determinare maggiori incorporazioni di Cesio137 nei bambini, aumentano i livelli ematici di omocisteina1, un amminoacido che determina, già in giovane età, infarti, trombosi, ictus oltre che aborti e malformazioni feto placentari. Tutto questo in bambini che, per la permanenza in territori afflitti dalle gravi conseguenze del fallout di Chernobyl, soffrono – nonostante siano passati 34 anni – di disturbi cardiaci (82%) e alterazioni tiroidee (55,2%). Secondo una ricerca del “Norvegian Institut For Air Reserve” gli incendi imponenti mobilizzano dal 2 all’8% del Cesio137 liberato dall’incidente del 1986 e le nuvole che si generano si spandono dapprima in tutta l’Europa e poi lentamente nel resto del pianeta. La foresta di esclusione di Chernobyl è, quindi, una minaccia costante per tutta la collettività mondiale. Leggi anche: Stop a deforestazione, WWF: “Le foreste sono il nostro antivirus”  

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