I giovani investono in competenze: “Così le imprese familiari valorizzano il capitale umano”

Formazione e apprendimento sono al centro dello sviluppo delle imprese familiari: 7 su 10 investiranno in formazione per competere.

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.

Obiettivo formazione e competenze per le imprese familiari. Se ne è parlato oggi all’evento “Capitale umano e strategie nelle imprese familiari – l’apprendimento come leva di sviluppo”, tenutosi presso la Sala Longhi di Unioncamere. Per primi sono intervenuti Andrea Prete, Presidente Unioncamere e il Magnifico Rettore dell’Universitas Mercatorum, che ha testimoniato cosa avviene oggi nella formazione, portando ad esempio l’univerisità telemanica di cui è a capo, in forte crescita con 15mila laureati.

Questa nuova modalità di studi è una soluzione in un mondo di rapidissimi cambiamenti, fuga dei cervelli e denatalità, poiché accelera l’acquisizione delle competenze, conciliandola con una più ottimale gestione del tempo.

Al fianco del Rettore, è intervenuto Gaetano Fausto Esposito, direttore responsabile del Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne, che ha ricordato la genialità di Olivetti nel rivoluzionare la macchina da scrivere, trasformandola in “qualcosa di bello e leggero”, come intramontabile metafora di innovazione intelligente, per poi introdurre i successivi interventi all’insegna di un’analisi dettagliata sulla formazione e lo sviluppo delle competenze. Vediamo i passaggi cruciali.

Imprese familiari: la formazione al centro. Cosa dicono i numeri?

7 imprese familiari su 10 stanno investendo in formazione tra il 2022 e il 2024, come già è accaduto nel triennio pre-pandemia. L’obiettivo è lo sviluppo delle competenze, tema cruciale nella concorrenzialità di un mondo in costante cambiamento. Facendo parlare i numeri, dobbiamo considerare:

  • Tra i giovani imprenditori la propensione a investire in capitale umano è più elevata (73%)
  • A fare più fatica sono soprattutto le donne capitane di impresa (66%) e le piccole realtà imprenditoriali (65%) che più di altre avrebberobisogno di sviluppare competenze per ottimizzare i processi di sviluppo
  • Complessivamente la quota delle imprese investitrici che hanno investito nel 2017-2019 e continuerà a farlo nel 2022-2024, resta più bassa rispetto a quella delle non familiari (il 69% contro il 77%)

“Valorizzare il capitale umano, fondamentale per le imprese familiari”

Imprese familiari: "I giovani investono in competenze"

È quanto emerge dal rapporto Strategie e politiche di formazione nelle imprese familiari realizzato da ASFOR, Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e CUOA Business School – edito da Franco Angeli – su un campione di 4.000 imprese (3.000 manifatturiere + 1.000 servizi) tra i 5 e i 499 addetti, integrato da un’analisi di 10 case history di imprese leader, e presentato oggi a Roma insieme ad Unioncamere nel corso dell’evento “Il capitale umano e strategie nelle imprese familiari”.

Il presidente del Centro Studi Tagliacarne, Giuseppe Molinari ha spiegato l’urgenza di evitare l’analfabetismo dell’innovazione nell’era di mutamenti economici rapidissimi della transizione ecologica e digitale, e ciò si può contrastare solo con formazione e competenze a tutti i livelli:

L’imprenditore è per sua natura innovatore, è colui che esprime la propria leadership con la gioia del creare, secondo la brillante definizione dell’economista Joseph Alois Schumpeter, ed è in questa gioia del creare e del sentirsi artefice della propria azienda che l’imprenditore si sente artefice del mutamento – l’ho vissuto con mio padre e mio zio, imprenditori di una generazione precedente“. Molinari, facendo cenno alla tradizione familiare della storica azienda leader nel settore food, quindi alla sua personale esperienza di impresa familiare, insiste sulla valorizzazione del capitale umano:

Le imprese familiari, che rappresentano l’89% del nostro tessuto produttivo, hanno già dimostrato di essere un motore di sviluppo essenziale per il Paese.

Per favorirne la crescita diventa centrale investire nel capitale umano anche attraverso percorsi di formazione in grado di fare elevare le competenze necessarie a gestire, se non anticipare, i cambiamenti.

Occorre supportare questo processo, soprattutto in questo momento in cui osserviamo una flessione della quota delle imprese di famiglia disposte a fare investimenti nella crescita e nello sviluppo professionale del personale.

La valorizzazione del capitale umano è oggi la vera sfida competitiva per le imprese familiari

Imprese familiari: "I giovani investono in competenze"

Marco Vergeat, Presidente di ASFOR, interviene evidenziando come le persone siano al centro, siano la chiave delle imprese, ricordando l’importanza di non perdere, ma valorizzare la tradizione italiana. Quale invece il ruolo della formazione?

La formazione deve perciò aiutare le persone e le aziende ad adattarsi di più e meglio a una realtà sempre più complessa, senza perdere di vista il proprio ruolo trasformativo per fare crescere l’eccellenza e l’innovazione.

Ciò comporta il superamento della tradizionale idea di efficienza della prestazione lavorativa per ricomprendere anche gli importanti aspetti ‘intangibili’.

Serve una formazione che consolidi il valore del fare impresa con la partecipazione attiva delle persone, generando nuova appartenenza e un positivo approccio al lavoro.

Molto interessante anche l’intervento di Federico Visentin, Presidente di CUOA Business School:

Abbiamo delle vere eccellenze imprenditoriali, molte delle quali sono a conduzione familiare che vanno preservate e tutelate.

Per farlo è necessario lavorare da un lato su solidi percorsi di formazione e sviluppo delle competenze interne alle imprese e dall’altro su progetti volti ad aumentare le dimensioni delle imprese stesse.

In una competizione globale, infatti, per le imprese crescere è l’unico modo per fare un salto di qualità, che veda l’Italia come sistema economico ancora più competitivo sui mercati internazionali.

Up-skilling l’attività formativa più gettonata

Il 66% delle imprese familiari ha investito tra il 2017-19 e investirà tra il 2022 e il 2024 in up-skilling, ovvero nella formazione del personale dipendente per far crescere le attuali competenze tecnico-professionali (contro il 75% delle imprese non familiari). Mentre il 52% punterà sul re-skilling, cioè sullo sviluppo di nuove competenze tecnico-professionali (contro il 66%).

Solo il 35% però sta programmando corsi per aumentare la responsabilizzazione, la capacità di iniziativa e di innovazione delle proprie risorse umane, ovvero l’intrapreneurship (contro il 53%) e il 25% per migliorare la capacità manageriale di gestire nuovi modelli di business idonei a cavalcare per esempio la duplice transizione (contro il 43%).

Anche il titolo di studio dell’imprenditore sembra fare la differenza: la quota di quelle che investono (2017-19 e 2022-24) in formazione è pari al 55% se l’imprenditore ha al massimo la licenzia media e sale al 68% se ha il diploma fino ad arrivare a toccare il 78% se è laureato.

L’autofinanziamento è il principale canale al quale ricorrerà l’80% di queste imprese per finanziare i percorsi formativi programmati, mentre solo il 29% usufruirà dei fondi regionali e il 23% dei fondi interprofessionali.

Al Sud i corsi per cambiare modo di fare impresa

Le imprese familiari del Mezzogiorno e gli imprenditori under 35 sembrano avere maggiore consapevolezza che per cambiare passo non è sufficiente puntare sulla manutenzione del bagaglio delle competenze già acquisite. Anche per questo investono di più nell’intrapreneurship, rispetto a quelle del Centro-Nord (il 39% delle imprese del Mezzogiorno investirà nel 2022-24 e vi ha investito nel periodo 2017-19, contro il 34% di quelle del Centro-Nord) e nella formazione manageriale per nuovi modelli di business (30% contro il 24%).

Formazione fa più breccia tra le imprese giovanili meno tra le femminili

Il 73% delle imprese familiari giovanili ha investito in attività formative nel periodo 2017-19 e continuerà a farlo anche nel triennio 2022-24 in almeno una delle tipologie di formazione (contro il 68% delle imprese familiari non giovanili). Ma nelle imprese familiari guidate da donne solo 66% ha investito nel periodo 2017-19 e proseguirà anche nel triennio 2022-24 (vs il 70% delle imprese familiari non femminili).

Tuttavia, sia le aziende familiari under 35 sia quelle femminili mostrano una maggiore propensione ad investire nella formazione orientata a produrre cambiamento rispetto alle altre. Il 30% delle imprese giovanili che ha investito nel 2017-19 continuerà ad investire nel 2022-24 in corsi manageriali per nuovi modelli di business (contro 24% nel caso delle imprese non giovanili), una quota che scende al 28% nelle imprese familiari femminili ma che resta più levata di 3 punti percentuali rispetto a quelle dei loro colleghi maschi (25%).

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Silvia Buffo
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Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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