A spasso per il rione, i 5 archetipi dell’Amica geniale

I protagonisti dell'amica geniale rappresentano degli archetipi comportamentali. Subiscono tutti quanti il potere identitario di un tessuto sociale, il rione, che entra nelle ossa e influenza ogni personaggio.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
spot_img

Mamma Ferrante ha colpito ancora. Con la nuova stagione della serie televisiva de l’Amica geniale, le differenze tra i personaggi si sono stratificate, stavolta però, vengono osservate da un punto di vista nuovo che intreccia narrazione, caratteri e luoghi.

L’autrice racconta in questa quadrilogia tutti noi. Gli attori e le attrici riproducono degli archetipi, ovvero dei modelli istintivi comportamentali, appartenenti all’inconscio collettivo, responsabili delle differenze che distinguono uomini e donne, influenzati anche dal contesto sociale in cui operano.

Nel romanzo, la scrittrice ci fa sentire a volte come Lila, testarda e cruda, poi come Elena, dolce e intelligente, come Nino, acuto e maestoso, come Pietro, ligio e conservatore e infine come Immacolata, severa e orgogliosa. Una storia che riproduce alla lettera la complessità umana da cui tutti proveniamo.

L’amica geniale è passato, presente e futuro. I suoi personaggi indossano il rione che, con la sua ossatura, travolge stili, abitudini, percorsi, significati e strutture. Il rione è una dimensione in cui tutti possono entrare e uscire, marchia i caratteri di ogni protagonista, influenza persino le abitudini di chi non è cresciuto in quello spazio.

In primo piano c’è sempre lui, il rione, che divora tutto: storie, personaggi e tempo.

Leggi anche: Elena Ferrante, la scrittrice dall’identità ignota nel 2020 fa ancora parlare di sé

Nino Sarratore: il bello impossibile

‘O Sarratore ‘o Sarratore, bellu guaglione, ‘o Sarratore, ‘o Sarratore, tutt”e ffemmene fa ‘innamurà.

Quale migliore canzone, se non quella di Renato Carosone descrive il personaggio di Nino. Che il giovane sia un bel ragazzo è infatti innegabile, fa innamorare tutte le fanciulle che trova sulla sua via: prima Nadia, poi Elena, Lila e infine Silvia.

Amato e odiato, si aggiudica il podio come narcisista patologico. Sarratore è l’impersonificazione dell’uomo che seduce e manipola.

È determinato fin da piccolo ad uscire fuori dalla condizione sociale del rione in cui è costretto a vivere. Ragazzo educato, intelligente e testardo, lotta ardentemente per emanciparsi da un tessuto sociale che proprio non gli appartiene, anzi che detesta.

Definito il Don Giovanni della serie, attira, ammalia e seduce tutte le ragazze che incontra nel suo percorso. Nino si mostra come il belloccio di turno, assorbe e sfrutta il fascino del rione, a suo piacimento, per avanzare e apparire, ne indossa inconsapevolmente la forma sociale, da cui crede di non entrare.

Senza il rione, Nino non sarebbe Nino. In ogni stagione, lo vediamo deciso a fuggire dagli affetti di casa, complice il complesso rapporto con la famiglia, dalla condizione sociale e dalle responsabilità di amante e padre. In tutti questi casi, il giovane non scappa da qualcosa o da qualcuno, ma cerca di evadere dal rione che simbolizza l’insicurezza e l’insoddisfazione generate da un’infanzia difficile.

Raffaella Cerullo: l’irraggiungibile

Raffaella Cerullo è un pugno nello stomaco. Cruda, testarda, acuta, bella e spigolosa. È la ragazza irraggiungibile del rione, tutti la vogliono, ma nessuno ce l’ha. È il personaggio più complesso e profondo della serie, ha una lingua tagliente e un fuoco dentro che nessuno riesce a spegnere, né Michele Solara con le minacce, né Stefano Carracci con la violenza e né il padre, quando, per porre fine alle richieste della figlia di proseguire gli studi, la getta fuori dalla finestra.

Con la nuova stagione, però, il personaggio è diverso, pur rimanendo sempre fedele alla sua identità. Lila, per la prima volta, sembra subire la potenza distruttiva della vita, si tratta del concetto di “smarginantura” introdotto dalla Ferrante, una condizione per cui la realtà invade ogni spazio con la sua durezza. La vediamo spenta, grigia, scheletrica, con il viso stanco e lo sguardo vuoto.

Chiede aiuto, malgrado venga etichettata dall’inizio della serie come la più coraggiosa, la più forte e la più ribelle. Il suo corpo è ormai consumato dalle ore e dalle molestie subite in fabbrica, la sua mente è logorata da traumi che solo lei vede. Decide di lasciare il lavoro sotto consiglio di Elena e di tornare ad abitare nel rione. Nella vita di Lila, il rione non è mai andato via, l’oggettivazione di quel luogo è sempre presente nel personaggio.

Elena Greco: l’invisibile e geniale

Elena Greco è passato, presente e futuro del rione. Questo personaggio ci viene mostrato in apparenza come timido, introverso e impacciato, ma in realtà sfrutta e si porta dietro tutta la sua forza. In questa stagione, la protagonista subisce una grande trasformazione nel corpo, nella mente e nel sesso, la vediamo diversa, più consapevole delle sue qualità e più forte.

Cresciuta come Sarratore in un contesto povero, da cui cerca di emanciparsi, a differenza del coetaneo però, non ne disprezza l’appartenenza. Infatti, pur avendo ottenuto una certa popolarità con la pubblicazione del suo libro, ritorna sempre nel posto in cui è cresciuta, mantenendo intatto il rapporto con il luogo dove tutto è iniziato.

Il legame con il rione è sempre presente, l’identità del luogo e del personaggio si sovrappongono in un unico soggetto, definendolo e lasciando traccia dell’imposizione che l’ambiente ha esercitato sull’esistenza della ragazza.

Questo rapporto di connessione è spiegato nella scena durante la quale, Pietro ed Elena si ritrovano a litigare a causa della stanchezza provocata dal periodo post gravidanza. Malgrado lo status borghese e la preparazione accademica, la giovane scrittrice inveisce contro il marito in dialetto napoletano, facendo così uscire tutto il rione che è in lei. Non rinuncia alla potenza linguistica di quel luogo che sradica completamente il ceto medio nel quale si è inserita.

L’illusoria libertà di Lenuccia è il segno inconfondibile di una addomesticazione intellettuale nei confronti di un ruolo, quello di madre e moglie, da cui non può scappare. L’insoddisfazione e la depressione causate da questo ricondizionamento, la porteranno poi, nel corso della storia, a prendere sempre di più le distanze dal marito.

Pietro Airota: il finto femminista

Pietro Airota è il personaggio più discusso della serie. Figlio di ricchi intellettuali di sinistra, è destinato a ricoprire il ruolo di professore universitario di letteratura latina in una prestigiosa università. Collega e amico universitario, decide di sposare Elena. Si fa largo nella narrazione a suon di conquiste e promesse. È considerato, proprio come Sarratore, una categoria pericolosa.

Agisce indisturbato, nascondendosi dietro ai suoi ideali di amore innocente, di tradizioni familiari e di sentimenti onesti. Incarna, tra l’altro, il ruolo di mammone patologico che ricerca costantemente la figura della madre, Adele, a cui rivolge gran parte dei dubbi esistenziali di Elena.

Infatti, ogni qual volta che la moglie gli chiede consigli sul da farsi, lui rimanda sempre alla madre, la delega di risolvere le questioni. La frase che si sente pronunciare più spesso da Pietro è “senti mia mamma, chiedi a lei“. Adele è una figura centrale nel rapporto di Pietro ed Elena, tanto che la primogenita verrà chiamata con il nome della nonna paterna.

Nonostante questo personaggio, all’inizio si presenti diverso rispetto agli uomini del rione, per educazione, cultura e istruzione, comincia a manifestare, poco prima del matrimonio, la volontà indiscussa di capo famiglia. Vuole diventare padre a tutti i costi, ignorando completamente il desiderio della moglie di scrivere un altro libro.

Infatti, subito dopo il parto, Pietro regala ad Elena un quaderno, dicendole che grazie a quello finalmente potrà scrivere. Più che un gesto d’amore, sembra l’ennesima promessa fatta e non mantenuta dall’Airota di turno.

Seppure la soggettivazione di questo personaggio non nasca, come negli altri, nel rione, lui si sottomette senza battere ciglio al suo volere. Malgrado, la moglie gli faccia notare che “quello non è un posto per lui”, decide lo stesso di presentarsi a casa della famiglia Greco per chiedere il permesso al padre di sposare la figlia.

Da sempre concentrato e determinato sul lavoro, con il matrimonio finisce per impossessarsi della vita di Elena e guadagnarsi il titolo di finto femminista.

È il peggior concentrato di mascolinità tossica, prima fa credere alla moglie che avere un figlio non limiterà in alcun modo la sua carriera da scrittrice, poi inizierà a trattarla come una casalinga, privandola del suo lavoro.

Immacolata Greco: la pietra tenera

Imma è il prodotto del rione, è un personaggio dal carattere tosto, freddo e distaccato. La vediamo sempre nelle vesti del genitore che disapprova costantemente le scelte della figlia. Non perde occasione per sminuire e screditare il percorso di Elena. Appare cinica e severa, è l’immagine della madre che non sopporta e non accetta il volere altrui.

All’interno della terza stagione, questo personaggio comincia però a venir fuori. Nota per la sua andatura zoppa e per la lingua pungente, rappresenta il nucleo centrale della famiglia Greco. L’intolleranza verso Elena è coerente dall’inizio alla fine, anche quando sul divano dice espressamente, rivolgendosi a Lenuccia, che lei non la sopporta.

Tuttavia, verso la quarta puntata, il personaggio di Immacolata si evolve, manifestando pubblicamente, per la prima volta, il grande orgoglio e la stima nei confronti della figlia. Durante il matrimonio con Pietro Airota, assistiamo quindi alla trasformazione della figura più insensibile della serie.

Provenendo da un quartiere povero, Imma, sviluppa e modella la sua personalità in un contesto sociale confuso e magmatico di cui non conosce neanche l’esistenza. Si trova nella gabbia del rione, un luogo costituito da miseria, rabbia e disperazione. Subendo l’influsso di quel luogo, viene condizionata e assorbita dalla crudeltà di quell’ambiente, non tenta neanche di liberarsi da quello status che ormai ha attraversato il suo corpo, definendolo.

Leggi anche: Nino Sarratore, alla larga dal narcisista patologico de l’Amica Geniale

spot_img

Correlati

Logopedia e disturbi del linguaggio: quando è necessario intervenire

Sempre più spesso si sente parlare di logopedia, ma risulta ancora difficile comprendere di...

Bonus psicologo, come funzionano le graduatorie e quando saranno disponibili?

Bonus psicologo, da oggi 18 marzo fino al 31 maggio 2024 sarà possibile richiederlo...

Ansia e angoscia, facciamo chiarezza sui 2 volti della sofferenza psicologica

La differenza tra ansia e angoscia non è così facile da intuire di primo...
Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
spot_img