Krugman su Covid: “Perché gli Usa hanno fatto peggio dell’Italia?”

L’economista premio Nobel Paul Krugman, editorialista e columnist del quotidiano Usa, ha scritto: “L’Italia è entrata nella pandemia con gravi svantaggi rispetto agli States. Eppure, la nostra gestione del virus è stata nettamente inferiore”.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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“Perché gli Usa hanno fatto peggio dell’Italia?” A porsi la domanda è Paul Krugman, noto economista, premio Nobel nel 2008 e editorialista del quotidiano New York Times. Analizzando lo stato d’emergenza legato alla crisi sanitaria negli Stati Uniti, Krugman avanza un paragone tra il suo Paese e l’Italia, che per prima ha dovuto affrontare l’ondata di contagi in Europa. L’economista elogia la gestione italiana del coronavirus. Mentre critica pesantemente quella americana di Donald Trump. Ha scritto:

Sebbene Donald Trump continui a vantarsi di come gli Stati Uniti abbiano avuto la migliore risposta al coronavirus al mondo, e alcuni sostenitori creduloni potrebbero davvero credergli, la mia ipotesi è che molte persone siano consapevoli che la nostra gestione del virus è stata tragicamente inferiore rispetto a, diciamo, quella della Germania. Non può sorprendere, tuttavia, che la disciplina e la competenza tedesche abbiano dato i loro frutti, anche se pensavamo di essere meglio preparati di chiunque altro ad affrontare una pandemia. Ma come può allora l’America fare molto peggio dell’Italia?

“La leadership italiana ha saputo gestire l’emergenza”

Krugman argomenta ampiamente la sua riflessione. Secondo l’economista del New York Times, l’Italia, nonostante l’elevato numero di decessi e le strutture ospedaliere quasi al collasso, ha dimostrato di saper fronteggiare l’emergenza. E continua a gestire bene anche la seconda fase del virus, come mostrano dati e grafici. Cosa affatto scontata. Scrive Krugman:

La burocrazia italiana non è famosa per la sua efficienza, né i suoi cittadini sono noti per la loro disponibilità a seguire le regole. Il governo della nazione è profondamente indebitato e questo debito è importante perché l’Italia non ha una propria valuta. Ciò significa che non può fare ciò che facciamo noi stampando e molti soldi in caso di crisi.

Demografia sfavorevole e problemi economici sono anche i maggiori svantaggi italiani. Il rapporto tra gli anziani e gli adulti in età lavorativa è il più alto del mondo occidentale. Il record di crescita dell’Italia è profondamente deludente.

Non intendo spacciare facili stereotipi nazionali. Ma nonostante tutti i suoi problemi, l’Italia è un paese serio e sofisticato, non un palcoscenico da fumetto. È entrata in questa pandemia con gravi svantaggi rispetto agli Stati Uniti. Eppure, tutti questi svantaggi sono stati compensati da un enorme vantaggio: l’Italia non era gravata dalla disastrosa leadership americana.

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“Gli americani possono solo invidiare il successo dell’Italia”

Le parole di Krugman suonano severe e ammonitrici contro l’America. Il presidente Donald Trump avrebbe potuto seguire la strada già battuta di chi aveva dovuto, per circostanze e non certo per demerito, rispondere a un’emergenza sconosciuta. E in effetti, scrive l’economista, “la traiettoria Covid-19 nel nord-est, che è stata duramente colpita all’inizio ma ha preso sul serio l’epidemia, in realtà assomiglia molto all’Italia”. Ma l’inspiegabile opposizione nel voler raccomandare atteggiamenti prudenti, come il semplice uso della mascherina, o spingere per una veloce riapertura e non insistere sul distanziamento sociale, ignorando i consigli degli esperti, hanno gettato l’America nel caos. E conclude:

Dopo tre anni e mezzo per rendere l’America di nuovo grande, siamo diventati una figura patetica sul palcoscenico mondiale, una storia di ammonimento sull’orgoglio che precede una caduta. In questi giorni gli americani possono solo invidiare il successo dell’Italia nel resistere al coronavirus, il suo rapido ritorno a una sorta di normalità che è un sogno lontano in una nazione che si congratulava con se stessa per la sua cultura del fare.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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