Morte Giuseppe De Donno: scoprì la terapia del plasma iperimmune per trattare i malati Covid

L'ex primario di pneumologia dell'ospedale Carlo Poma di Mantova aveva iniziato l'anno scorso la cura del Covid con le trasfusioni di plasma iperimmune

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Attualmente sono in corso le indagini per chiarire le circostanze che hanno portato alla morte del dottor Giuseppe De Donno, ex-primario del reparto di Pneumologia all’ospedale Carlo Poma di Mantova.

Da circa due mesi, il professore aveva lasciato l’ospedale per diventare medico di base nel mantovano. De Donno si sarebbe suicidato impiccandosi ed è stato trovato martedì scorso dai familiari nella sua casa di Eremo di Curtatone.

Giuseppe De Donno: la lotta al Covid e la cura col plasma iperimmune

Giuseppe De Donno: la lotta al Covid e la cura col plasma iperimmune

Un uomo che aveva come ideale professionale e umano quello di voler fare il medico e di aiutare le persone.

Giuseppe De Donno conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia all’università di Modena con 110 e lode e subito dopo gli studi universitari ha completato la sua formazione attraverso diversi corsi di perfezionamento in fisiopatologia e allergologia respiratoria ottenendo la specializzazione nel 1996.

Dal 2010 al 2013 fu responsabile della struttura semplice “Programma di assistenza domiciliare respiratoria ad alta intensità per pazienti dipendenti della ventilazione meccanica domiciliare” e nel 2013 diventò dirigente medico della struttura complessa di Pneumologia e Utir (unità intensiva respiratoria) del Carlo Poma.

Giuseppe De Donno è diventato primario della Pneumologia dell’ospedale Carlo Poma nel settembre del 2018 e durante il dicembre successivo vinse il concorso da primario effettivo.

Assieme a Massimo Franchini, primario della Immunoematologia e Trasfusionale del Carlo Poma, durante la prima ondata del virus aveva iniziato a trattare i pazienti affetti da Covid in reparto con la terapia del plasma iperimmune.

In brave questa pratica era diventata nella primavera dello scorso anno l’unica arma contro il coronavirus, almeno nelle fase iniziali della malattia. In poco tempo diventò il primario più conosciuto d’Italia, conteso com’era dai giornali e dai salotti televisivi.

Con essa furono curati e salvati 58 pazienti ricoverati nei reparti dell’ospedale, molti dei quali versavano in condizioni gravi.

Perché il plasma iperimmune non ha funzionato?

La cura del plasma iperimmune Giuseppe De Donno l’aveva sperimentata all’ospedale di Mantova in collaborazione con il San Matteo di Pavia.

Secondo uno studio realizzato da De Donno stesso tra aprile e maggio 2020, su 46 pazienti gravi trattati con il plasma iperimmune ne erano morti solo 3, invece dei 6-7 previsti sulla base delle statistiche disponibili.

Questi risultati iniziali avevano contribuito ad alimentare le attese oltre a raccogliere notevole attenzione intorno alla figura di De Donno affinché l’Agenzia del Farmaco (Aifa) approvasse ufficialmente la cura a base di plasma.

Lo studio che ha affossato la cura del plasma iperimmune è stato quello denominato “Tsunami” nonché patrocinato dall’ Istituto Superiore di Sanità, Aifa, dall’ospedale San Matteo e dall’ospedale di Pisa.

Lo studio di fatto pare avesse smentito i risultati preliminari di De Donno: su quasi 500 pazienti, il plasma iperimmune non aveva mostrato benefici in termini di mortalità.

Qualche risultato promettente era stato osservato sui casi di Covid meno gravi, negli Usa e in India, gli studi sono invece proseguiti. Ma l’esito negativo di “Tsunami” ha fatto accantonare in Italia la terapia a base di plasma iperimmune.

Giuseppe De Donno: le indagini sulla morte e l’invito della famiglia a non strumentalizzare il suo nome

Giuseppe De Donno: le indagini sulla morte e l'invito della famiglia a non strumentalizzare il suo nome

Giuseppe De Donno aveva 54 anni e si era dimesso dall’ospedale di Mantova ai primi giorni di giugno per cominciare, lo scorso 5 luglio, la nuova professione di medico di base a Porto Mantovano, c’è chi dice perché spinto dalla delusione riguardo la bocciatura al plasma iperimmune, ma queste sono illazioni che lasciano il tempo che trovano.

A ogni modo sul suicidio del luminare la procura di Mantova ha aperto un fascicolo e avviato delle indagini. L’obiettivo degli inquirenti è comprendere se qualcuno possa aver indotto l’ex primario.

Adesso la famiglia di Giuseppe De Donno ha espresso pubblicamente il desiderio di non vedere accostato il nome del loro caro a nessuna strumentalizzazione che coinvolga complotti politici, no vax, no green pass e tutto quello che possa in qualche modo minare la figura di De Donno:

Chi lo conosce realmente sa che nulla di ciò che in questi tristi giorni stiamo leggendo su web, social, quotidiani e striscioni appesi per la città lo rappresentano.

n questo drammatico momento il silenzio sarebbe la forma più grande di rispetto e di amore per lui e tutti i suoi cari.

Vi ringraziamo per tutto l’amore che viene dimostrato, ma ci sono situazioni private che non possono e non devono essere strumentalizzate.

Leggi anche: Il plasma iperimmune abbatte il Covid, infermiere guarito dona 6 volte il suo

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