Giorgia Righi: “La disabilità non fermerà i miei sogni”

Esempio di grinta e forza di volontà. Giorgia Righi, una vita in carrozzina ma guardando avanti senza mai perdere il sorriso. Disabile non vuol dire diverso.

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
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Ci sono storie che sembrano scritte nei libri, figlie dell’immaginazione di un bravo autore. Storie di riscatto, esempi positivi per affrontare la vita, che a volte è amara. Lo è molto più spesso di quanto pensiamo. Ma quella di Giorgia Righi è una storia vera, di quelle che non c’è bisogno di abbellire con l’immaginazione perché è bella, così com’è. Una persona ispirazionale, nonostante la disabilità, il dolore, nonostante una malattia neurodegenerativa che tenta di frenare questa giovane ragazza, ma invano.

Chi è Giorgia Righi

Giorgia è una ragazza di 22 anni, vive nelle Marche, a Gallo di Petriano in Provincia di Pesaro-Urbino, con la sua famiglia. A nove anni le è stata diagnosticata l’Atassia di Friedreich, una malattia genetica neurodegenerativa che agisce atrofizzando il corpo. Colpisce tutto l’organismo, lasciando intatte le funzioni cognitive. Studia Scienze Motorie, è giudice e istruttore di nuoto, nonché preparatore atletico. Gira il mondo grazie allo sport.

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Il sorriso di Giorgia per affrontare la malattia

In quello che scrive nel suo blog Overlimit.me, nelle foto che pubblica, Giorgia ha sempre il sorriso sulle labbra. Nonostante le difficoltà, sorride alla vita. Le abbiamo chiesto come fa e dove trova la forza. Ecco cosa ci ha rivelato:

Non ho un segreto preciso da seguire. Vivo all’insegna dei sogni, e questo mi dà una carica pazzesca. Ho potuto prendere ispirazione da persone intorno a me, idoli della TV che nonostante la disabilità o qualsiasi altra difficoltà non si lasciano influenzare e vanno dritti per la propria strada. In parte, dipende dall’ambiente in cui sono cresciuta, dalla mia famiglia e dai miei amici.

Giorgia, come hai trascorso il lockdown? Cosa ti è mancato di più?

Il lockdown non è stato per niente semplice sotto nessun punto di vista. Fisicamente non godevo più dei benefici motori del nuoto, privata della palestra e della fisioterapia. Stare tutto il giorno seduti in carrozzina è stato complicato. Mentalmente lo è stato ancor di più visto che sono molto attiva, mi piace uscire, stare in mezzo alla gente e fare tante cose. L’acqua è sicuramente la cosa che mi è mancata di più. La prima cosa che ho fatto a fine quarantena è stata fisioterapia. Ho immortalato il momento con una foto.

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Giorgia e la sua malattia

Parliamo della tua malattia. L’Atassia di Friedreich è di tipo genetico e neurodegenerativo, che atrofizza il corpo. Come hai imparato a conviverci?

So che sembra strano, ma io ci penso il meno possibile. Vivo inseguendo i sogni e mi organizzo in base a ciò che voglio fare. Poi la patologia è una condizione con cui bisogna convivere, non ne posso fare a meno, ma per me resta sempre in ultimo piano. Alcuni dicono che sono irresponsabile in quanto con una malattia progressiva dovrei passare tutta la giornata sul lettino della fisioterapia o a riposo.

La carrozzina non è un ostacolo

atassia di friedreich
Giorgia Righi e il suo libro “Vivere volando”

Continua Giorgia Righi nell’intervista:

Il fatto è che l’Atassia c’è, indipendentemente se ci penso oppure no. Perché dovrei sprecare tempo a deprimermi per tutto ciò che mi toglie, quando non ne avrei più per guardare tutte le ricchezze che invece possiedo? La vita è una sola, non voglio sprecarla. La carrozzina non è una cosa che mi blocca di fronte agli ostacoli, ma uno stimolo per trovare una nuova prospettiva.

Giorgia, cosa farai da grande?

Dal punto di vista professionale, vorrei diventare una grande allenatrice di nuoto, trasmettere la mia passione e aiutare gli atleti a raggiungere i propri obiettivi. Mi piacerebbe allenare nella stessa squadra persone normodotate e disabili, perché entrambi hanno da imparare dagli altri. A livello personale vorrei raggiungere la mia indipendenza, avere un appartamento e un lavoro stabile. Cosa più importante, spero di dare un aiuto concreto a cancellare la parola diversità che tutt’ora viene associata a disabilità.

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