Gianni Mion: “Sapevo che il ponte Morandi rischiava il crollo, pentito di non aver fatto nulla”

Gianni Mion riguardo al ponte Morandi sapeva del possibile rischio di crollo ma parla solo ora. Mion è l’ex amministratore delegato di Edizione, di proprietà della famiglia Benetton.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Gianni Mion per anni ha rivestito un ruolo cruciale nella holding dei Benetton Edizione. Ora l’attenzione pubblica nei suoi riguardi nasce in seguito alle sue ultime rivelazioni.

Al processo per la tragedia del Ponte Morandi a Genova, l’ex amministratore delegato della holding dei Benetton Edizione, ha rivelato di essere a conoscenza del rischio del crollo già nel 2010 e di non aver detto nulla, forse per paura di perdere il posto di lavoro.

Gianni Mion e ponte Morandi: il racconto inedito sulle sue responsabilità

Spiega l’ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia:

Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’.

Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Dopo quella riunione avrei dovuto fare casino, ma non l’ho fatto. Forse perché tenevo al mio posto di lavoro. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico.

Gianni Mion fa riferimento a una riunione tenutasi otto anni prima del crollo, a cui parteciparono i massimi dirigenti del gruppo Autostrade: l’a.d. di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e tecnici e dirigenti di Spea. Ed è in quell’occasione che i tecnici rivelarono l’esistenza di un difetto che metteva a repentaglio la stabilità del ponte di Genova.

Gianni Mion: “La gestione della rete autostradale era troppo difficile”

Ha poi dichiarato in aula:

Eravamo impreparati a gestire una rete autostradale. Quella fusione -tra Atlantia e la spagnola Abertis- era una mia idea perché noi eravamo molto impreparati.

La gestione della rete autostradale era troppo difficile, per questo auspicavo un intervento di terzi. Gamberale l’aveva supportata all’inizio poi quando vide la reazione contraria della politica cambiò idea.

Da quel momento il mio ruolo divenne marginale. Gilberto Benetton non mi seguiva più, disse che non si doveva fare. Aveva fiducia totale in Castellucci che pensava non avessimo bisogno di soci esteri.

Ha proseguito Gianni Mion:

Davamo per scontato che il management esistente della vecchia Autostrade fosse in grado e invece le cose non andarono così e per questo pensai ad Abertis, per diluire nostri compiti.

Questo mio orientamento mi allontanò da Gamberale e Castellucci perché temevano di perdere poteri. Poi vi fu un intervento diretto a livello istituzionale, politico, sul signor Benetton, gli dissero che non si doveva fare e anche lui non era più convinto.

Chi è Gianni Mion

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Gianni Mion è nato nel 1943 ed è originario di Vò. Ha rivestito un ruolo cruciale per le attività della famiglia Benetton, entrandovi a far parte nel 1986. Giunge in azienda portato da Gilberto Benetton che l’aveva conosciuto nella società statale Gepi, la Società per le Gestioni e Partecipazioni Industriali.

L’esperienza pubblica, dal 1974 al 1983, ne forma il suo profilo manageriale portandolo a una conoscenza profonda sullo spaccato delle partecipazioni statali. Crea una connessione con Vito Gamberale e nel 2000 si aggiudica, assieme a Unicredit e Fondazione Crt, il controllo del primo concessionario del paese. È Mion stesso che realizza l’Opa Autostrade del 2003, ricorrendo alla leva finanziaria della famiglia Benetton che ottiene il controllo assoluto (fino all’80%) del concessionario. Anche dietro il progetto di fusione con Abertis, nel 2006, bloccato inizialmente dall’allora ministro dei Trasporti, Antonio Di Pietro, c’è sempre Mioli.

Dopo dieci anni, dal 2016 al 2017 Mion esce dal gruppo per rientrarvi subito dopo, per volere della famiglia Benetton provata dalla morte di Gilberto Benetton e travolta dalla tragedia del Ponte Morandi. Anche in questo caso riesce a fare da collante tra le diverse anime, riprendendo in mano le redini dell’azienda per uscire dal difficile periodo che stava attraversando. Poi, una volta portato a termine il suo compito, nel 2020 il manager lascia definitivamente il gruppo.

Leggi anche: Sì al Ponte sullo Stretto: ecco come sarà e i tempi di realizzazione

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