Germania nazista: la tossicodipendenza segreta di Hitler

Nella Germania nazista la somministrazione di sostanze narcotiche è all’ordine del giorno. Per la prima volta viene raccontato in un libro un aspetto sconosciuto del Reich.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Norman Ohler, studioso e giornalista tedesco, indaga su un aspetto del regime nazista mai osservato prima. Nel 2015 viene pubblicata in Germania un’opera storica con il nome di “Der totale rausch: drogen im dritten reich”, tradotto in italiano con il titolo “Tossici: l’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista”.

Basato sulle ricerche dell’autore negli archivi tedeschi e americani, Tossici analizza il legame tra il regime nazista e l’uso di droghe. Per la prima volta nel romanzo si racconta un punto di vista totalmente inedito. L’autore dimostra quanto la società ariana fosse influenzata dall’assunzione di droghe, contribuendo a scardinare il mito della nazione tedesca fondata su basi strettamente ideologiche e moraliste.

Germania nazista: Una guerra vinta con la metanfetamina

Siamo a Berlino, negli stabilimenti farmaceutici della Temmler dove viene brevettata per la prima volta una molecola che oggi è conosciuta con il nome di Crystal Meth. Il nome commerciale di allora era invece Pervitin. La struttura molecolare assomigliava a quella dell’adrenalina ma a differenza di questa, reagiva in modo più blando e duraturo. Il consumatore si sentiva sveglio, pieno di energia e con una potente fiducia in sé stesso accompagnata da euforia, leggerezza e vigore.

Il farmaco definito “rivitalizzante” si diffuse rapidamente in tutta la società tedesca. Non solo studenti e professionisti ma anche infermieri e centralinisti assumevano la sostanza per essere attivi e restare svegli durante la notte. Ben presto i suoi effetti energici vengono scoperti anche tra i membri del partito e delle SS. A partire dal 1939, il farmaco raggiunge anche il fronte militare e viene testato durante l’invasione della Polonia.

Grazie ad una massiccia campagna pubblicitaria, ispirata al modello della Coca-cola Company, la pillola prometteva l’eliminazione dell’appetito, della stanchezza e del sonno. Addirittura, tutti i medici di Berlino ricevettero una lettera dalla Temmler, in cui l’obiettivo era convincerli personalmente dell’ottima qualità del prodotto. Per di più al messaggio venivano allegate alcune compresse gratuite e una cartolina.

Egregio Dottore, le sue esperienze con il Pervitin, anche le meno gradevoli, saranno utili per definire il campo di applicazione. Dunque le saremmo molto grati se volesse comunicarci le sue osservazioni con questa cartolina

Quindi la pillola si diffuse rapidamente nello stato tedesco che non la considerava una droga ma una semplice medicina dagli effetti miracolosi: assumerla divenne normale come bere una tazza di caffè.

Pervitin: la droga del popolo

Le proprietà “benefiche” del Pervitin vennero ben presto riconosciute anche dai reparti militari tanto che durante la campagna di Francia ne furono ordinate dalla Wermacht e dalla Luftwaffe 35 milioni. Ormai negli stabilimenti della Temmler si lavorava incessantemente notte e giorno, in sole 24 ore vennero prodotte 833.000 compresse. Il risultato di questa assurda somministrazione fu una macchina da guerra inarrestabile.

Nel corso delle ore seguenti 60.000 uomini, 22.000 automezzi, 850 panzer passarono il fiume: fummo presi da una specie di euforia, una condizione eccezionale. Eravamo seduti dentro i veicoli, coperti di polvere, sfiniti e su di giri.

Nella Germania nazista venivano somministrati dei veri e propri cocktail di sostanze psicoattive capaci di rendere i soldati un esercito di zombie, sempre svegli e mai stanchi.

Germania Nazista e tossicodipendenza

Il grande spettro della tossicodipendenza cominciava ad affacciarsi ma nella Germania nazista, nessuno pareva però interessarsi agli effetti devastanti delle droghe. Diverse lettere dei soldati scrivevano dal fronte di richiedere ogni giorno sempre più compresse. Dovevano assumerne due al giorno per essere sempre al top della forma. Il medico svizzero Leonardo Conti fu l’unico a preoccuparsi dei reali effetti di questa droga e riuscì a classificarla tra gli oppiacei, rendendola di fatto illegale.

Un’intera nazione sta diventando dipendente dalle droghe, e gli effetti del Pervitin perdono di successo dopo un uso prolungato. L’emergere di un’intolleranza al Pervitin potrebbe paralizzare intere sezioni della popolazione. Chiunque cerchi di eliminare la stanchezza con il Pervitin può ritenersi sicuro di esaurire le risorse fisiche e psicologiche, ed infine di finirsi completamente

Si cominciano a manifestare gli effetti della dipendenza: depressione, allucinazione, grave disidratazione e nausea costante tra i soldati. Fra i racconti di guerra viene riportato come i soldati marciassero notte e giorno sul terreno ghiacciato, erano resi così insensibili dal Pervitin che i loro piedi si congelavano senza che loro se ne rendessero conto, rischiando l’amputazione. L’intero popolo tedesco era completamente dipendente dalla pillola P.

L’ossessione per le droghe del paziente A

Il protagonista indiscusso della storia della Germania nazista fu Hitler: noto anche con il nome di paziente A.

Da sempre molti studiosi hanno cercato di stilarne un profilo psicologico, cercando di capire cosa ci fosse alla base delle sue scelte. Siamo abituati ad una sua descrizione prettamente psicologica e salutista: manipolatore, maniaco del controllo, vegetariano e astemio. L’ideologia nazista era tutta focalizzata sulla purezza del sangue.

Le decisioni prese nel corso della storia, infatti, sembrarono sempre poco logiche. Ohler sostiene che la sostanze che vennero assunte dallo stesso Hitler, rappresenterebbero, almeno parzialmente, la causa della rovina del Terzo Reich.

A questo punto, è d’obbligo menzionare il famoso medico personale Morell Theodor che si occupava del benessere psicofisico del Fuhrer. Nei suoi diari venivano annotate tutte le sostanze tossiche che gli somministrava. Grazie all’effetto di queste, Hitler si mostrava sempre euforico durante le orazioni, coinvolgendo e sbalordendo con il suo carisma le masse.

Eukodal, cocaina, morfina, pervitin gli venivano forniti con una tale destrezza da cominciare a spaventare perfino i generali delle SS, i cui effetti cominciavano a palesarsi. In 1349 giorni assunse circa 1100 pillole. Chiunque, lo osservasse, notava un atteggiamento spento: colorito giallastro sul volto, perdita dei denti, tremore alle mani, irritazione e depressione. Sintomi riconducibili all’inizio dello sgretolamento psicofisico.

Da un certo punto di vista, Ohler ci vuol portare a credere che il crollo dei Reich abbia avuto inizio nel claustrofobico bunker di Berlino dove un uomo esaltato già di per sé dalle sue manie di grandezza, assumeva ad oltranza sostanze psicoattive facendo collassare al contempo non solo il corpo ma anche la sua nazione.

Supererò di molto tutti i grandi uomini della storia. Sarò il più grande, anche a costo di veder crepare l’intero popolo tedesco

Influenze sul paziente D

Vale la pena menzionare come un episodio della tossicodipendenza di Hitler abbia segnato il destino dell’Italia. Nel 1945 il Fuhrer è ormai un rottame: mangia lo zucchero per superare la crisi d’astinenza. Durante l’estate del 1943, quando il Duce, Mussolini, sembra finalmente voler mollare l’alleato tedesco, Hitler arriva in Italia. Distrutto dai dolori di stomaco dovuti al collasso dell’apparato digerente, Morell gli fa prendere un fortissimo oppioide, l’Eukodal. Preso dall’euforia post dose, si riprende all’istante, convincendo il duce a non mollare. Anche Mussolini era finito sotto la custodia del Dottore, lui era classificato come paziente D, gli venivano somministrate le stesse sostanze del Fuhrer.

Guerre al gusto di droghe, una morale al contrario: stato nazista e stato islamico

Le sostanze psicotrope sono da sempre utilizzate per combattere le guerre. A causa degli effetti sul cervello possono eliminare la paura, togliere la sensazione della stanchezza, inibire la percezione della pericolo. L’uso di sostanze in grado di agire sulla psiche umana nella storia delle guerre è molto diffusa anche in quei paesi in cui l’utilizzo della droga è severamente proibito. Cosa c’è alla base di queste inversioni di morale?

Nella Germania nazista venivano propinati dei valori basati sulla purezza del sangue. Il corpo veniva percepito come un tempio libero da tossine, neanche il caffè poteva contaminarlo. I drogati erano ritenuti criminalmente insani e per questo eliminati. Le aziende che producevano energizzanti venivano sanzionate. Secondo Hitler, la droga era considerata una cosa da ebrei. Malgrado ciò, il Fuhrer e l’intera popolazione tedesca finirono per essere dipendenti da quelle sostanze.

Nello Stato islamico, invece, l’utilizzo delle sostanze stupefacenti è all’ordine del giorno, nonostante sia severamente proibito dal Corano.

L’uso bellico delle sostanze stupefacenti può essere ricondotto a due fattori: la prima, accrescere nei soldati la resistenza fisica dovuta alla stanchezza, alla fame, alla paura o alla mancanza di sonno; la seconda, facilitarli in quegli atti ritenuti moralmente inaccettabili poiché consistenti in azioni violente, inibendo la capacità di opporsi agli ordini stabiliti.

Pertanto, è stato riscontrato che i terroristi che avevano compiuto l’attentato di Parigi erano sotto l’effetto di fenetillina, una sostanza stupefacente a base di anfetamina, nota anche come droga della Jihad. Anche in questo caso, l’obiettivo era quello di accrescere la resistenza fisica e psicologica, conferendo al soggetto un senso di onnipotenza. Quindi, se da un lato gli stati (nazista e islamico) bandiscono l’utilizzo di certe sostanze, dall’altro ne autorizzano il consumo poiché rappresentano la fonte principale di riuscita della guerra.

L’uso delle droghe risponde ad una precisa esigenza di rafforzare psicologicamente il soggetto, consentendo allo stesso di annullare ogni capacità di giudizio o di paura. Il fine di rendere i soldati dipendenti dalle droghe è quello di esercitare una sorta di controllo mentale sui soggetti, per impedirgli di tirarsi indietro all’ultimo minuto e di sacrificare la propria vita per l’ideologia politica. La droga porta ad una completa dipendenza e alla perdita di autonomia dalle scelte personali.

Leggi anche: “Nella testa di una Jihadista”: l’inchiesta per conoscere i segreti dell’Isis

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