Il Gay Center di Testaccio: da 16 anni tutela i diritti e la salute delle persone Lgbt+

Nel 2005 l'unione in un progetto comune di alcune realtà associative ha dato vita al progetto del Gay Center.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Nel cuore di Roma, precisamente a Testaccio, esiste da ormai più di 10 anni quella che può essere a tutti gli effetti definita non solo un’associazione, ma una vera e propria casa famiglia per persone Lgbt+ che hanno bisogno di accoglienza: è il Gay Center.

Il primo nel suo genere in Italia, un progetto che riunisce altre realtà associative come ArciGay Roma, Differenza Lesbica, Azione Trans e Nps. Un’associazione no profit che finanzia le proprie attività di tutela tramite bandi.

Il Gay Center di Testaccio: quando la tutela dei diritti umani non aspetta la politica

Il Gay Center di Testaccio: quando la tutela dei diritti umani non aspetta la politica

Nel 2005 è nata la volontà di creare in Italia un centro servizi a sostegno della comunità Lgbt+ e una linea d’ascolto, prendendo spunto dall’esperienza francese di SOS Homophobie, con l’intento di riuscire a realizzare prima di tutto una Gay Help line, che esiste dunque dal 2005 e che negli anni è riuscita a diventare sempre più un punto di riferimento e di sostegno per tutti coloro che subiscono violenze e discriminazioni, a causa della propria identità sessuale.

La linea è un punto di contatto. Operatori formati e preparati forniscono assistenza giornaliera dall’altra parte del telefono. Uno spazio sicuro, per tutte quelle persone Lgbt+ che hanno avuto un’esperienza negativa legata al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere, in cui poter parlare liberamente.

La Gay Helpline

Questa linea telefonica rappresenta una speranza per tante persone che vivono in un contesto familiare e sociale in cui esprimere liberamente la propria identità di genere diventa non solo problematico, ma spesso, espone a delle violenze verbali e fisiche oltre a situazioni di repressione psicologica.

Secondo i dati raccolti dal “Gay Help line-Report 2020” , solo lo scorso hanno la linea telefonica di assistenza ha ricevuto oltre 20.000 chiamate. Il picco si è raggiunto a giugno, quando probabilmente moltissimi adulti e ragazzi Lgbt+ esasperati dalla convivenza forzata a causa del lockdown, in un ambiente familiare probabilmente “ostile”, hanno trovato la libertà materiale per uscire dalla propria abitazione e avere la possibilità di effettuare la chiamata, tra queste il 16,8% sono state fatte da minori di 18 anni.

Le altre percentuali dicono: 15,50% tra i 19 e i 25 anni, 13% tra i 26 e i 35 anni, 11,10% tra i 36 e i 45 anni e il 14,50% (la terza percentuale più alta in base alle fasce d’età) aveva più di 46 anni. Il restante 29,30% non ha fornito indicazioni sulla propria età o non è stato possibile raccoglierle.

La maggior parte delle chiamate effettuate alla Gay Help line sono state fatte per ottenere supporto psicologico (59,53%) da persone di sesso maschile (67,78%). Le chiamate da parte di persone di sesso femminile sono meno (28.52%) mentre il restante è composto da persone di altro genere sessuale (3,71%).

Alessandra Rossi coordinatrice della Gay Help line dice:

è difficile far parte di una realtà in cui non è possibile poter esprimere se stessi, sentendosi costantemente colpevolizzati da quella macchia che ancora ha troppo a che fare con la dimensione della sessualità, come fosse una perversione o qualcosa al di fuori della normalità o di quella che viene considerata come tale.

Gay Center Roma: l’impegno nei confronti dei migranti Lgbt+

Gay Center Roma: l'impegno nei confronti dei migranti Lgbt+

La Gay Help line non solo fornisce assistenza telefonica, ma avvia le persone che chiedono un supporto verso un percorso di tutela personale. Una volta accolti nel Gay Center vengono forniti vari sostegni.

Si viene indirizzati immediatamente verso un percorso di sostegno psicologico, l’associazione fornisce anche un servizio di mediazione familiare, in particolare per i più giovani (fondamentale quando si vengono a creare delle situazioni di violenza in seguito al coming out in famiglia), supporto medico e legale e attività di testing riguardo malattie sessualmente trasmissibili, tutto gratuitamente.

La Gay help line e il Gay Center però sono andati oltre, a testimonianza che il progetto riguarda un fine culturale e sociale molto ampio. In questo caso infatti, si parla anche di accoglienza verso i migranti Lgbt+ in fuga dal loro paese e che chiedono protezione internazionale in Italia, e per i quali ricevere questo tipo di assistenza è ancora più difficoltosa del normale.

A questo proposito Alessandra spiega:

per riuscire a mettersi in contatto direttamente, a volte, capita che arrivi loro la voce tramite qualche passa parola, noi comunque prevediamo help desk fisici, perché le barriere linguistiche e le barriere culturali spesso tagliano fuori i migranti da un certo tipo di canali di comunicazione, avere un presidio fisso sui territori diventa quindi molto importante – aggiunge- il carico di repressione che portano le persone migranti sulla propria pelle è molto grande, poiché molto spesso nel proprio paese d’origine venivano perseguitate per legge o per ragioni legate alla religione.

Per loro, quindi, diventa difficile anche solo spiegare la loro identità di genere.

La rete di supporto a oggi è molto vasta, succede quindi che gli stessi centri di accoglienza per migranti forniscano le informazione necessarie per avere il supporto della Gay Help line e del Gay Center, garantendo così la tutela del diritto, non solo all’accoglienza, ma anche alla propria identità sessuale.

La tutela e sensibilizzazione dei più giovani

Nel 2016 la Gay Help line ha lanciato il progetto di una chat di supporto, specialmente per andare incontro ai più giovani, tra cui moltissimi minorenni, poiché spesso questi non trovano il momento giusto per usare il telefono all’interno di spazi che non sentono sicuri e che oggettivamente non lo sono per parlare a voce alta di se stessi durante una chiamata.

La chat quindi diventa uno strumento di supporto fondamentale oltre a garantire il totale anonimato. Moltissimi dei minorenni che si sono rivolti alla Gay Help line nell’ultimo anno e mezzo avevano tra i 13 e i 15 anni. «A volte è capitato che alcuni genitori ci chiamassero per chiederci “aiutatemi a essere all’altezza di mio figlio” e questa è una cosa bellissima» afferma Alessandra riguardo il rapporto genitori-figli.

Il rifiuto principale ad accettare l’identità sessuale “non ordinaria” avviene principalmente nei contesti familiari, anche se dal Gay Center fanno sapere che, in alcuni casi, ci sono familiari o genitori con cui è possibile instaurare un dialogo, a cui la stessa associazione fornisce un supporto psicologico per capire come reagire al coming out dei propri figli.

Per 1 ragazzo su 2 oggi in Italia il coming out comporta gravi conseguenze all’interno della propria cerchia familiare, ovviamente questo è un problema che può essere esteso anche ad altri livelli sociali, come ad esempio la scuola dove esprimere la propria identità sessuale o di genere può esporre a gravi atti di violenza e bullismo da parte dei propri pari.

Laboratorio Rainbow per le scuole della regione Lazio

“Laboratorio Rainbow” è il progetto realizzato dal Gay Center contro l’omofobia e transfobia nelle scuole, realizzato con il sostegno della Regione Lazio.

Lo scorso anno un’analisi ha coinvolto a campione oltre 1500 studenti della Regione Lazio, i quali hanno risposto a un questionario. Dai dati è emerso che circa uno studente su tre ha ancora una concezione errata dell’omosessualità e il 10% la considera ancora come una malattia o qualcosa di grave.

Uno studente (maschio) su quattro preferirebbe sedersi affianco a qualcun altro, piuttosto che vicino ad un ragazzo gay, mentre uno su tre non è disponibile a condividere la stanza in gita con un ragazzo gay.

Leggi anche: Essere omosessuali è reato? In ben 72 Paesi sì: alcuni applicano la pena di morte

L’accoglienza del Gay Center e la collaborazione con l’Oscad

L'accoglienza del Gay Center e la collaborazione con l'Oscad

“Refugee Lgbt” è il progetto del Gay Center che si occupa dell’accoglienza fisica di persone gay, lesbiche, bisessuali e trans, tra i 18 e i 26 anni, vittime di omofobia e transfobia, a causa delle quali sono spesso soggetti a marginalizzazioni o a episodi di violenza. Tra di loro accade in alcuni casi che qualcuno abbia passato un periodo per strada, poiché sono stati cacciati di casa dai loro genitori.

Nel 2020 sempre secondo i dati raccolti da Gay Help line sono stati 17 gli episodi che hanno innescato meccanismi di abbandono.

Per molti di questi ragazzi nell’Italia attuale non avere il supporto della famiglia può essere qualcosa che cambia drasticamente le aspettative di vita. Alcuni studenti molto giovani a causa di questo isolamento familiare sono costretti ad abbandonare lo studio per via del trauma psicologico e del mancato sostentamento economico.

La tutela delle persone Lgbt+ è già in atto da tempo in questo paese, almeno a livello sociale, seppur a rilento. Il Gay Center ha avviato una collaborazione anche con le forze dell’ordine in particolare tramite l’OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del Ministero dell’Interno), e in questo senso l’approvazione del Ddl Zan darebbe forza a qualcosa di importante già in atto, oltre che degli strumenti giuridici per intervenire, in ottica di tutela, anche dei minori.

Alessandra Rossi ci tiene a concludere:

Le stesse forze dell’ordine non sono formate a riguardo e spesso si approcciano all’argomento con i propri limiti, che sono del tutto legittimi, e quindi non riconoscono il genitore che sta esercitando una violenza discriminatoria e la interpretano come una lite familiare, la questione dei minori è tra quelle più sensibili.

L’attenzione alla tutela è questo, non è imporre qualcosa ma è dare degli strumenti per avere un trattamento uguale a tutte le persone indistintamente. Non ci sono vittime che hanno bisogno di servizi, ci sono vittime che hanno bisogno di tutela.

Leggi anche: Legge anti Lgbt in Ungheria: “Niente temi omosessuali nelle scuole”

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