I nostri telefonini ascoltano ciò che diciamo? Il Garante della privacy avvia un’indagine

Il Garante della privacy ha avviato un'indagine per capire se il microfono dei nostri smartphone è in costante ascolto di ciò che diciamo così da proporci contenuti e annunci pubblicitari ad hoc. Negli ultimi giorni il Garante ha inoltre multato l'Università Bocconi di Milano per trattamento illecito dei dati degli studenti.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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L’indagine voluta dal Garante della privacy, sarebbe nata dopo avere visionato un servizio televisivo che trattava il tema, ormai dibattuto in ogni sua forma, su smartphone e privacy.

Quello che preoccupa il Garante è l’invio di segnalazioni da parte di diversi consumatori secondo i quali “basterebbe pronunciare alcune parole sui loro gusti, progetti, viaggi o semplici desideri per vedersi arrivare sul cellulare la pubblicità di un’auto, di un’agenzia turistica, di un prodotto cosmetico”.

Garante della privacy: indagine per far luce sulle violazioni della privacy da parte dei nostri smartphone

Il servizio televisivo sulla questione in essere, preso in riferimento dal Garante della privacy, è stato mandato in onda dal programma Striscia la notizia lo scorso 27 settembre.

Durante la messa in onda del servizio  l’autore Marco Camisani Calzolari invitava i telespettatori ad avvicinare il proprio smartphone alla tv mentre quest’ultimo pronunciava frasi in riferimento all’intenzione di acquistare un auto.

Secondo Calzolari la tesi sarebbe che alcune app sarebbero capaci, a nostra insaputa, di attivare il microfono dello smartphone , in questo modo poi ascoltare quello che viene detto e trasferire i dati audio a dei server che poi li riconvertono in testo da vendere ad agenzie specializzate per l’invio mirato di pubblicità agli utenti.

Le parole chiave utilizzate da Calzolari durante la messa in onda del servizio sono state: “voglio un’automobile”, “mi serve un’auto nuova”, “una macchina per la famiglia”, “un’auto che consumi poco”, “un’auto ecologica”, infine “una macchina che abbia anche delle buone prestazioni”.

Quindi in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, il Garante della privacy ha avviato un’istruttoria con la quale verranno messe in analisi alcune app tra le più scaricate dagli utenti e verificare così che l’informativa resa a chi esegue il download sia non solo chiara e trasparente e ma che sia altrettanto consapevole il famoso “acconsento”

Per chi nel frattempo non volesse attendere le indagini, può controllare a quali app è autorizzato l’accesso al microfono del proprio smartphone ed eventualmente disattivare tale procedura:

  • Sistema operativo iOS: impostazioni >> privacy >> microfono: una volta fatto questo selezionare e quindi disattivare l’opzione che permette all’applicazione di utilizzare l’input audio.
  • Sistema operativo Android: impostazioni >> privacy >> gestisci autorizzazioni >> microfono.

Intanto il Garante della privacy ha multato la Bocconi per aver trattato in maniera illegittima i dati privati dei suoi studenti

Come documentato da MilanoToday la questione è arrivata sulla scrivania del Garante della privacy attraverso la segnalazione di uno studente, Joseph Donat Bolton, inglese di 21 anni laureatosi presso il prestigioso istituto milanese lo scorso luglio. Lo studente si era già rivolto all’Authority nel 2020 quando l’ateneo aveva introdotto il software per il monitoraggio e il controllo della distanza di sicurezza tra gli studenti.

A distanza di un anno sono finiti nel mirino del Garante della privacy due software, utilizzati dalla Bocconi, della società americana Respondus Inc.: Respondus monitor e LockDown Browsers: i due sistemi di proctoring (letteralmente di supervisione) di cui l’università si è avvalsa durante la pandemia per garantire la regolarità delle lezioni e degli esami a distanza.

Nella sanzione da 200 mila euro stabilita dall’Autorità nei confronti dell’Università Bocconi per illiceità del trattamento effettuato, il Garante della privacy ha così motivato:

Dall’esame della documentazione in atti risulta che l’informativa sul trattamento dei dati personali fornita agli studenti, non riporta tutte le informazioni richieste dal Regolamento per assicurare un trattamento corretto e trasparente.

Inoltre sotto il profilo della correttezza e trasparenza del trattamento, l’informativa non menziona che i dati personali sono oggetto di trasferimento negli Stati Uniti d’America.

il trattamento posto in essere dall’Ateneo non può ritenersi conforme al principio di liceità, trasparenza e correttezza non essendo stati forniti tutti gli elementi informativi previsti dal Regolamento [Gdpr].

Leggi anche: Apple e le nuove misure sulla Privacy: il mondo della pubblicità online trema

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Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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