Funivia Stresa-Mottarone, parla il direttore: “È tutta colpa mia, ho un peso enorme sulla coscienza”

Funivia Stresa-Mottarone: Gabriele T., direttore del servizio, ha confessato di aver inserito i forchettoni sui freni d'emergenza, mentre Luigi N. ed Enrico P. negano le accuse. Domani il colloquio dei tre col Gip.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Si scoprono sempre più dettagli sulla terribile vicenda avvenuta domenica scorsa, quando una cabina della funivia Stresa-Mottarone è caduta nel vuoto uccidendo 14 dei 15 passeggeri a bordo. L’incidente ha portato al fermo di tre persone con l’accusa di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose gravissime nei confronti del bimbo israeliano di 5 anni (unico sopravvissuto) e di rimozione od omissione dolosa di cautele aggravata dal disastro: si tratta di Luigi N., titolare della società “Ferrovie del Mottarone” che gestisce la funivia, Gabriele T., direttore del servizio e Enrico P., capo operativo del servizio della funivia.

I tre rischiano ora pene severissime, specie se si considera che il procuratore di Verbania Olimpia Bossi nel decreto di fermo ha sottolineato che Gabriele T. “ha ammesso di aver deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (i due forchettoni) disattivando il sistema frenante d’emergenza” e che Enrico P. e Luigi N. “erano stati ripetutamente informati della scelta disgraziata di Gabriele T. Ai tre arrestati sono contestati fatti di “straordinaria gravità” per la loro “deliberata volontà” di bloccare i freni di emergenza con forchettoni “per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza”.

Intanto, il capitano Luca Geminale ha fatto sapere che i Carabinieri hanno sequestrato tutto, anche la scatola nera. Sabato mattina, invece, i tre imputati verranno sottoposti agli interrogatori di convalida del fermo e compariranno davanti al gip Donatella Banci Buonamici. Ma mentre Luigi N. e Enrico P. continuano a negare le accuse, affermando di non essere stati mai a conoscenza della presenza dei forchettoni, Gabriele T. ha confessato tutto.

Funivia Stresa-Mottarone: “È colpa mia, un incidente così capita una volta su un milione”

Mi sento un peso enorme sulla coscienza. Prego e faccio i conti con me stesso e con Dio” queste le parole pronunciate da Gabriele T., direttore del servizio della funivia, di fronte ai magistrati che indagano sul disastro avvenuto domenica 23 maggio. L’uomo, 64 anni, ha ammesso di essere il manovratore, colui che ha manomesso il freno di emergenza per installare il “forchettone”, e si trova ora in isolamento in una cella di massima sicurezza del carcere di Verbania. La procura di Verbania, chiedendo il carcere, ha contestato tutte e tre le esigenze cautelari: pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e reiterazione del reato.

Gabriele T. era diventato capo del servizio dopo 40 anni di lavoro nella società che gestiva la ferrovia. L’uomo ha ammesso:

L’impianto idraulico dei freni d’emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente. Dopo le riaperture del 26 aprile, avevamo già fatto due interventi, ma non erano stati risolutivi.

La funivia continuava a funzionare a singhiozzo. Il problema si ripresentava, serviva altra manutenzione.

Le dichiarazioni riconfermano quanto già emerso dalle indagini: quella di manomettere i freni di emergenza non è stata una svista, una negligenza, ma una decisione presa deliberatamente e volontariamente per non sospendere le corse della funivia per troppo tempo, evitando così una lunga chiusura dell’impianto, in condizioni già economicamente precarie a causa del lockdown.

E, stando alle ultime scoperte degli investigatori, quella di manomettere i freni potrebbe non essere un’abitudine solo dell’ultimo mese, ma una procedura abituale utilizzata anche negli ultimi anni, quando si verificavano anomalie e non si voleva bloccare troppo a lungo l’impianto.

Si è trattato di una questione di soldi e di un’errata convinzione: quella che il cavo traente non si sarebbe mai spezzato. Gabriele T. ha detto: “Tenere i freni scollegati permetteva alla funivia di girare. Mai avremmo potuto immaginare che la cima traente si spezzasse. Era in buone condizioni, non presentava segni di usura. Quello che è successo è un incidente che non capita neppure una volta su un milione”.

Leggi anche: Funivia Stresa-Mottarone, tre fermi: “Freni manomessi per evitare disservizi, guasto ignorato per soldi”

Funivia Stresa-Mottarone: Luigi N. ed Enrico P. negano le accuse, domani il colloquio col Gip

Gli altri due fermati, Luigi N. ed Enrico P., rispettivamente titolare della Società Ferrovie del Mottarone il primo e direttore del servizio il secondo, continuano a negare le accuse. Nello specifico, Nerini ha fatto sapere di non aver mai avallato il blocco dei freni: parlando con l’amico Andrea Lazzarini, editore che gestisce per suo conto il servizio della funivia, Luigi N. ha affermato di fare “avanti e indietro su quella cabina tutto il giorno” e che se avesse saputo che c’era qualcosa che non andava non avrebbe mai fatto salire la mattina stessa del disastro i figli Federico e Stefano su quella cabina. “Avrebbero potuto esserci loro” ha concluso.

Anche Enrico P., direttore del servizio della funivia, si è dichiarato estraneo ai fatti. Il suo avvocato Andrea Da Prato ha affermato che il suo assistito “si è messo a disposizione della magistratura immediatamente, invece è stato sbattuto in carcere. Dice che solo un pazzo poteva bloccare i freni e che la presenza dei forchettoni non gli era mai stata segnalata”.

Del tutto contraria alle dichiarazioni il procuratore di Verbania Olimpia Bossi, secondo cui i tre imputati avrebbero collaborato tra loro e agito con “deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle basilari regole di sicurezza, finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita dei soggetti trasportati”. Per questo, qualora le accuse verranno provate in giudizio, i tre rischiano una “pena detentiva elevatissima”. Il procuratore, intanto, si riserva “di valutare eventuali posizioni di altre persone”

Funivia Stresa-Mottarone: il cavo traente era “nella norma”, la Leitner si costituisce parte civile

Nel frattempo, in attesa del colloquio di domani dei tre fermati col Gip, gli inquirenti proseguono le verifiche sulle condizioni del cavo traente, quello che si è spezzato causando la tragedia. Stando a quanto emerso, l’ultimo controllo sarebbe stato effettuato dalla Sateco, ditta torinese specializzata, il 5 novembre 2020. I tecnici, in quell’occasione, non avrebbero rilevato anomalie: il cavo sarebbe stato nella norma e ne veniva perciò predisposta la sostituzione a novembre 2021, allo scadere dei 5 anni previsti dalla legge.

La Leitner spa, ovvero la società che si occupava della manutenzione periodica dell’impianto, ha invece annunciato che si costituirà parte civile al processo per tutelare la sua immagine. Il presidente Anton Seeber ha affermato che “la manomissione degli impianti di sicurezza è un atto gravissimo, l’utilizzo dei cosiddetti forchettoni è espressamente vietato con persone a bordo” e che “eventuali risarcimenti verranno devoluti alle famiglie delle vittime”.

Il piccolo Eitan, bimbo israeliano di 5 anni unico sopravvissuto all’incidente, è cosciente: i sanitari dell’Ospedale Regina Margherita hanno dichiarato che “si guarda intorno e parla con la zia Aya”. Oggi si terranno in Israele i funerali dei genitori e del fratellino di due anni, mentre a Varese avranno luogo quelli di altre 2 delle 14 vittime. Si attende domani mattina per il colloquio dei tre imputati col Gip.

Leggi anche: Stresa-Mottarone, funivia cade nel vuoto: ipotesi sull’incidente e storia delle 14 vittime

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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