Funivia Stresa-Mottarone, tre fermi: “Freni manomessi per evitare disservizi, guasto ignorato per soldi”

Funivia Stresa-Mottarone, 3 fermi: malfunzionamento dei freni di emergenza dovuto ad un forchettone che ne bloccava l'attivazione, per "evitare ulteriori chiusure". Guasto ignorato volontariamente.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Si continua ad indagare senza sosta sulla terribile vicenda avvenuta il 23 maggio scorso sulla funivia Stresa-Mottarone, quando una cabina è caduta nel vuoto uccidendo 14 dei 15 passeggeri a bordo. La procuratrice di Verbania Olimpia Bossi aveva immediatamente aperto un fascicolo, mentre Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture, aveva provveduto a convocare subito una commissione d’inchiesta.

Il tratto di funivia incriminato è di proprietà della Regione Piemonte, ma è gestito interamente da una società che fa capo a Luigi N.. Quanto emerso dalle indagini degli investigatori in 48 ore è agghiacciante. La funivia sarebbe stata per un mese a questa parte (ovvero da quando era stata riaperta dopo le restrizioni dovute al Covid il 26 aprile) una vera e propria roulette russa: la cabina avrebbe viaggiato per tutto questo tempo senza freni. Chiunque sia salito in quel tratto di funivia negli ultimi 30 giorni ha potenzialmente rischiato la vita. E si tratterebbe di una questione di soldi.

Tutto ciò ha portato al fermo di Luigi N., amministratore della società “Ferrovie del Mottarone” che gestisce la funivia, di Gabriele T., direttore del servizio e di Enrico P., capo operativo del servizio.

Nel frattempo, arrivano buone notizie dall’ospedale Regina Margherita. Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute, ha fatto sapere che il piccolo Eitan, 5 anni, unico sopravvissuto al terribile incidente sulla funivia, è stato estubato e sta riprendendo conoscenza. Il bambino nell’incidente ha perso i genitori, il fratellino e i bisnonni: accanto a lui ci sono ora la zia Aya e una psicologa.

Funivia Stresa-Mottarone, la procuratrice Bossi: “Freni manomessi da un forchettone”

Funivia Stresa-Mottarone, la procuratrice Bossi: "Freni manomessi da un forchettone"

La procuratrice Olimpia Bossi, dopo ore ininterrotte di indagini ed interrogatori, esce dalla caserma scortata dai Carabinieri di Verbania, comandati dal capitano Luca Geminale, che hanno già concluso una buona parte dell’indagine. Bossi spiega che i fermati “sono stati coinvolti in un fatto concreto che è determinante rispetto all’incidente. Abbiamo accertato che il sistema di emergenza dei freni era manomesso, nel senso che era stato apposto un forchettone, un blocco dei freni, un meccanismo che tiene aperte le ganasce che dovrebbero bloccare la cabina sul cavo portante in caso di rottura del cavo trainante“.

La dinamica dell’incidente, perciò, sarebbe la seguente: a provocare la caduta della cabina è stata la fune traente, cioè la fune d’acciaio che produce il movimento delle cabine, nonché quella a cui esse sono attaccate. La fune in questione si è strappata attorno alle 12 all’altezza dell’ultimo pilone, quello in cui l’impianto è sottposto allo sforzo maggiore. Lo strappo avrebbe poi portato alla velocissima retrocessione (a circa 100 all’ora) della cabina lungo l’altro cavo, quello portante: il sistema frenante di emergenza, che avrebbe potuto e dovuto impedire l’incidente, non si è attivato a causa di tale “forchettone” e la cabina, arrivata al penultimo pilone, avrebbe fatto il salto e si sarebbe sganciata, cadendo nel vuoto per circa 50 metri.

Leggi anche: Stresa-Mottarone, funivia cade nel vuoto: ipotesi sull’incidente e storia delle 14 vittime

Funivia Stresa-Mottarone: “Forchettone usato per evitare disservizi e ulteriori chiusure”

Funivia Stresa-Mottarone: "Forchettone usato per evitare disservizi e ulteriori chiusure"

Non si è trattato di un incidente, di un errore, di una dimenticanza. Ciò che è avvenuto sulla funivia Stresa-Mottarone è molto più grave di quanto si potesse pensare. L’accusa, spiega la procuratrice Bossi, è che il forchettone fosse stato applicato “per evitare continui disservizi e blocchi della funivia. Il sistema presentava delle anomalie e avrebbe avuto bisogno di un intervento radicale con un blocco anche consistente nel tempo dell’impianto”. E quando viene chiesto al tenente colonnello Alberto Cicognani se il freno non sia stato attivato volontariamente, proprio per evitare tali blocchi, egli risponde “Sì sì, lo hanno ammesso.

Spiegano i Carabinieri: “è stato lasciato attivo il dispositivo che impedisce al freno di funzionare, perché c’erano malfunzionamenti nell’impianto, che portavano all’entrata in funzione continua del freno di emergenza e impedivano il funzionamento regolare della cabina. La manutenzione è stata chiamata regolarmente ma non ha risolto il problema, o l’ha risolto in modo parziale, quindi per evitare ulteriori interruzioni del servizio hanno scelto di lasciare questo dispositivo, il forchettone”. Stando agli ultimi aggiornamenti, i forchettoni sarebbero due: il secondo è stato ritrovato nel pomeriggio del 26 maggio nella macchia boschiva dove è precipitata la cabina.

Il tenente colonnello ha perciò chiarito che quegli interventi tecnici erano stati “richiesti ed effettuati”, uno il 3 maggio scorso, ma che comunque “non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare, nella convinzione che mai si sarebbe potuta verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito finale”. Una scelta “molto sconcertante” ha ammesso la procuratrice Bossi. Una decisione omicida e disgraziata, specie se si pensa che sia stata presa per evitare una riparazione adeguata del sistema frenante, che avrebbe portato ad una lunga chiusura dell’impianto, in condizioni già economicamente precarie a causa del lockdown. In breve, si è trattato di una questione di soldi.

Funivia Stresa Mottarone: 3 fermi, tra cui Luigi N.

Rimane da chiarire cosa abbia portato il cavo traente a spezzarsi proprio alle 12 di domenica, quando la cabina aveva già fatto alcune corse tra Stresa e Mottarone. La procuratrice di Verbania Bossi e la pm Carrera hanno disposto, per approfondire la questione, delle consulenze, che preciseranno se tale incidente si sia verificato a causa di un fattore esterno o a per un danneggiamento del cavo. Gli inquirenti sono comunque convinti che “la chiave è nella manutenzione”, sia per la questione dei freni, sia per quella del cavo. Manutenzione periodica che è in mano alla Leitner, società leader negli impianti a fune, alla Sateco di Torino che la fa per conto della precedente e agli addetti delle Ferrovie del Mottarone.

Altri indagati potrebbero esserci, oltre che nelle Ferrovie, anche tra i membri delle società di manutenzione. Già domani i consulenti della Procura ispezioneranno i rottami della cabina, mentre la procuratrice Bossi chiarirà le diverse competenze di ciascuno.

Nel frattempo, Luigi N., amministratore della società “Ferrovie del Mottarone” che gestisce la funvia, Gabriele T., direttore del servizio e Enrico P., capo operativo del servizio, sono stati fermati con l’accusa di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose gravissime nei confronti del bimbo israeliano di 5 anni (unico sopravvissuto) e di rimozione od omissione dolosa di cautele aggravata dal disastro. I tre hanno ammesso quanto accaduto.

Leggi anche: Città del Messico, crolla ponte al passaggio della metropolitana: almeno 23 morti e 70 feriti

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