PD in caduta libera nei sondaggi, Letta: “Non ho lasciato tutto per guidare il partito alla sconfitta”

Il ritorno del "figliol prodigo" per guidare e rilanciare il PD fuori dalla crisi.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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A seguito delle dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario nazionale del PD, emerge da subito, come possibile sostituto, il nome di Enrico Letta, poi eletto all’assemblea nazionale del partito democratico con 860 voti favorevoli, 2 contrari e 4 astenuti.

Nel suo programma di partito priorità a: parità di genere, politiche giovanili, voto delle elezioni politiche a partire dai 16 anni, Ius soli e la cittadinanza italiana a Patrick Zaki.

I sondaggi politici di oggi 15 Marzo, PD al terzo posto dietro Fratelli d’Italia

enrico letta nuovo segretario nazionale pd

Se c’è una cosa sicura più della durata di un governo in questo Paese, è che la politica non ha mai risparmiato nessuno, dentro e fuori le camere di palazzo. Come, dove e quando è una riflessione soggettiva diversa per tutti.

Enrico Letta è chiamato a guidare la segretaria del PD forse nel momento più difficile della storia del partito, un momento in cui il consenso è ai minimi storici. Che lo si voglia ammettere o meno, il partito democratico è in caduta libera.

Ad oggi 15 Marzo il quadro fornito dai sondaggi è allarmante. Per la prima volta Fratelli d’Italia ha scavalcato il PD nei sondaggi, arrivando a occupare il secondo posto con il 18% dietro la Lega, che continua a essere prima con il 23,2%.

Il partito democratica scendo al terzo posto con il 17,5% ( -2,5 rispetto al mese scorso) seguito dal Movimento Cinque Stelle a 16,4%.

La nuova elezione non ha dato la scossa sperata, dunque, almeno nei sondaggi. Anche se presto per dirlo, essendo trascorse nemmeno 24 ore. Ma da domani il nuovo segretario è chiamato a non fallire nulla.

Enrico Letta l’ultima speranza del partito democratico

Con l’elezione di Enrico Letta una scossa nel PD però sembra esserci stata, almeno nell’approccio. A questo, si spera, seguano presto anche i fatti.

A margine dell’assemblea che ha sancito la guida del partito e quindi, di fatto, di tutta la coalizione di centro-sinistra, il nuovo segretario dem non l’ha di certo toccata piano. Ha detto:

Non avete bisogno di un nuovo segretario, avete bisogno di un nuovo partito.

L’obiettivo è vincere alle prossime elezioni.

Non ho lasciato tutto per guidarvi a una sconfitta.

Vedere i sondaggi di oggi magari gli avrà anche fatto scendere una goccia fredda di sudore dietro la schiena, ma sicuramente sono dati che motiveranno il concretizzarsi degli obiettivi politici del PD.

Il tono che avvolge tutto resta comunque quello di speranza più che di certezza, ma bisognerà pur ricominciare da qualche parte.

Nel programma di Enrico Letta lo “Ius soli” e la scarcerazione di Patrick Zaki

Enrico Letta ha poi continuato il suo discorso facendo riferimento a lo “Ius soli”, definito come la vera sfida contro la destra:

Voglio rilanciare questo tema.

Sarebbe una buona cosa se il governo Draghi normasse lo ius soli.

Su questo tema noi siamo alternativi a Salvini e Meloni.

Il nuovo capo dei dem sgancia infine una bomba nei confronti dell’Egitto:

Noi vogliamo che Patrick Zaki diventi cittadino italiano ed europeo. È una battaglia che il Pd farà.

Riteniamo che questo sia un segnale importante a un Paese, l’egitto, che ha violato insopportabilmente i diritti e ha portato alla morte una persona alla quale vogliamo bene, giulio regeni.

Letta senza dubbio dovrà fare prima pulizia all’interno del partito stesso, per poi dopo lanciare una campagna che abbia a cuore le sorti del partito e quindi del Paese.

Leggi anche: Draghi premier, Travaglio: “Nessun partito lo ha chiesto”

Quella del PD è una crisi peggiorata negli anni

E dire che Enrico Letta è uno che la segreteria del partito l’aveva già sfiorata, prima nel 2007 arrivando terzo nelle primarie dietro a Rosy Bindi e Walter Veltroni eletto con il 75,82% dei voti. Poi nel 2009.

Quell’anno non corre per le primarie, ma sostiene la candidatura di Bersani che verrà poi eletto. Enrico Letta diventa invece vice segretario nazionale del PD.

Ma Letta è uno la crisi del PD l’ha vista anche nascere, e forse questi anni a Parigi gli saranno serviti per capire quando sarebbe stato il momento giusto per rientrare.

Una crisi che vede il suo “big bang” con le dimissioni dalla segreteria del partito di Bersani, nel 2013. A causa dell’esito fallimentare delle candidature a Presidente della Repubblica di Romano Prodi e Franco Marini. Episodio che porterà alle dimissioni di tutta la segreteria del partito.

Il 24 aprile dello stesso anno il presidente Napolitano conferisce a Enrico Letta il mandato di Presidente del Consiglio dei Ministri. Un governo formato dalla coalizione di PD, PDL, Unione di centro e Scelta Civica.

Quel primo esecutivo di grande coalizione nella storia d’Italia, Letta dovrebbe tenerlo a mente molto bene oggi, come punto da cui ripartire e da non ripetere.

Il 28 dicembre successivo su ordine di Berlusconi si dimettono cinque ministri del PDL, prendendo a pretesto la decisione di posticipare il decreto che impediva l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Aprendo di fatto in una crisi di governo. Vi ricorda qualcuno?

Letta di fatto se dovesse ancora essere segretario alle prossime elezioni difficilmente vorrà un’altra grande coalizione, specie dopo quelle a cui abbiamo assistito attoniti negli ultimi anni, e che hanno di fatto smembrato il PD. Ultima in ordine temporale quella che ha dato vita al governo Draghi.

Enrico Letta apre ai 5 Stelle, ma anche ai renziani

Il nuovo segretario ieri nel suo discorso ha ovviamente aperto ai cinque stelle, di cui non si può più fare a meno, ma anche ai renziani, una razza che fatica a estinguersi politicamente, un 2% che pesa come un 20.

Eppure il piccolo Renzi è stato quello che ha fatto mangiare la mela avvelenata al PD. Sempre nel 2013, l’8 dicembre, Matteo Renzi vince le primarie del Partito democratico, alimentando subito le voci che volevano vedere un Renzi scalzare Enrico Letta da Palazzo Chigi. Voci che Renzi smentisce categoricamente, lanciando addirittura l’hashtag #enricostaisereno. Il solito circo. Salvo poi, il 14 febbraio 2014, fare leva sulla segreteria del partito, convincere la direzione nazionale del PD a votare a favore delle dimissioni di Letta e fare spazio a un nuovo esecutivo guidato proprio dallo stesso Renzi. Le gesta di Renzi fino a oggi poi sono note a tutti.

L’eredità dell’ultimo segretario Zingaretti, è stata un governo rattoppato con i Cinque stelle prima, e una coalizione forzata con Lega, Movimento e Forza Italia poi. Per dare vita all’ennesimo governo tecnico, stavolta per tirare fuori il Paese dalla crisi, dicono. Eventi che la dicono lunga sulla direzione sta imboccando il PD.

Le dimissioni di Zingaretti? Un atto politico

Le dimissioni di Zingaretti sono state però un atto politico molto forte, è innegabile. All’interno di uno spazio in cui oggi proprio la politica è distante anni luce dalle persone, spesso sempre più confuse, nei confronti di un classe politica che fa sempre più fatica a comunicare con la gente riguardo le sorti del Paese.

Mettici pure la paura e l’incertezza legate dal Covid ed ecco che si crea confusione nazionale. Questo porta l’elettorato molto spesso a non saper chi votare e cosa peggiore farsi spingere dalla pancia nelle decisioni fondamentali.

Enrico Letta tenga a mente questo.

Leggi anche: L’ira del generale Figliuolo da Fazio: “Basta buttare dosi, chiunque passa va vaccinato”


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