Ecosia, il motore di ricerca che usa i suoi profitti per piantare alberi

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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L’avventura di Ecosia inizia nel 2009 a Berlino in collaborazione con il WWF. Da allora sono circa una ventina i progetti di riforestazione che coinvolgono diverse aree del mondo tra cui America Centrale, Sud America, Spagna, Africa e Sudest Asiatico. In circa dieci anni sono stati piantati più di 68 milioni di alberi e il numero continua a salire grazie all’utilizzo sempre più diffuso della piattaforma. L’idea è quella di aiutare dove c’è più bisogno. Vengono piantati alberi a sostegno dell’ambiente, delle economie locali e delle persone che in loco sono attive nei progetti. Fátima T. Gonzáles, manager di Ecosia, in un’intervista in occasione della Settimana Europea dell’Energia Sostenibile ha dichiarato:

Vogliamo anche avere un impatto sulle comunità locali. Attraverso il rimboschimento siamo anche in grado di creare un modello economico alternativo. Dobbiamo quindi bilanciare questi due aspetti: piantare alberi per l’ambiente ma anche per le persone.

Un circolo virtuoso che nel 2014 ha fatto guadagnare ad Ecosia la certificazione di B-Corporation, assegnata alle imprese con elevati standard di sostenibilità ambientale e sociale dall’ente no profit statunitense B Lab. Ecosia serve circa 8 milioni di utenti, principalmente europei. È molto utilizzato in Germania, Regno Unito e Francia. Sta prendendo piede anche negli Stati Uniti. E la Comunità continua a crescere. A seguito della grande attenzione per la catastrofe ambientale che sta distruggendo l’Amazzonia, si legge sul sito:

Le persone in tutto il mondo sono alla ricerca di modi per aiutare. Con Ecosia, possono. Grazie a questi nuovi utenti e alle loro ricerche, stiamo triplicando i nostri sforzi in Brasile. In una sola settimana le installazioni della app Ecosia sono poi aumentale di oltre il 1000%.

Questo ha permesso la piantumazione di oltre un milione di alberi in Brasile in un solo mese. E altri due milioni saranno piantati nel prossimo anno. Da più parti del mondo gli utenti hanno preso coscienza del potenziale benefico del motore di ricerca e in molti hanno iniziato ad utilizzarlo attivamente.

Come funziona Ecosia

Per iniziare ad usare il nuovo motore di ricerca, basta andare sul sito Ecosia.org e scaricare l’estensione gratuita compatibile al tuo browser di ricerca. Esiste anche per Chrome. Per presentare agli utenti i risultati delle ricerche, Ecosia combina un algoritmo proprietario e la tecnologia di Bing, il motore di ricerca di Microsoft con cui la compagnia ha stretto un accordo. Ogni volta che un utente clicca su uno degli avvisi pubblicitari legati alla ricerca effettuata, Ecosia incassa qualche centesimo. I ricavi dell’azienda, esattamente come per gli altri competitor, derivano dalla pubblicità. Al suo debutto, nel 2009, Christian Kroll, fondatore del motore di ricerca alternativo, aveva spiegato:

Christian Kroll, fondatore di Ecosia.

Grazie ai link sponsorizzati, i motori di ricerca guadagnano miliardi ogni anno. Ecosia crede che esista un modo più ecologico per usare questi enormi profitti e ritiene che questi soldi potrebbero servire a combattere il riscaldamento globale.

Inoltre, ha sostenuto Kroll, se solo l’1% degli utenti di Internet usassero Ecosia, ogni anno si potrebbe salvare una foresta pluviale grande quanto la Svizzera. Questo perché Ecosia investe l’80% dei suoi profitti per la piantumazione di alberi. Ciò significa che circa la metà delle entrate dell’azienda vengono usate per cercare di ridurre l’impatto della CO2 nell’ambiente. E significa anche che chiunque utilizzi Internet può contribuire alla causa. Leggi anche: Treedom, la start up che pianta alberi per il Pianeta con il tuo aiuto

Cosa significa un Internet migliore

Ecosia affianca all’impegno nella piantumazione di alberi, l’idea di un ripensamento di Internet. In un intervista per Repubblica, Kroll, parlando di Lilo, un altro motore di ricerca che finanzia progetti ambientali e sociali, ha detto:

Più siamo e meglio è. I motori di ricerca sono importantissimi e lo diventeranno sempre di più in futuro. Ora Google detiene il monopolio. Credo che tutto questo potere nelle mani di una sola compagnia sia pericoloso. E nemmeno Ecosia dovrebbe averlo.

I pilastri etici della Comunità ecologica sono:

Trasparenza

Ecosia pubblica regolarmente i rapporti finanziari mensili che illustrano come vengono investiti i guadagni. Per coloro che mettono in dubbio la mission no profit dell’azienda tedesca, la Comunità Ecosia ha reso pubblico, inoltre, il contratto legale che la obbliga a rimanere per sempre fedele alla causa no profit. Vengono pubblicati anche gli aggiornamenti relativi allo stato dei progetti. Pieter, chief tree-planting officer dell’azienda, visita regolarmente i siti e utilizza immagini satellitari per monitorare le aree coinvolte. Sul blog di Ecosia, poi, tiene una personale rubrica in cui racconta delle sue visite e informa gli utenti su ogni svolta dei progetti.

Energia sostenibile

All’inizio dell’avventura di Ecosia alcuni avevano sollevato dubbi sull’onestà dell’azienda. I server di Ecosia usano fonti rinnovabili, ma si appoggia a Microsoft per le ricerche. Quest’ultima utilizza energia pulita solo per il 40%, in evidente ritardo rispetto a Google che dal 2017 è al 100% sostenibile. Dunque una contraddizione. L’azienda che pianta alberi per salvare il pianeta utilizza una tecnologia inquinante per realizzare il suo progetto. Crescendo però l’azienda ha migliorato i suoi standard, fino a guadagnare la B-Certification. E di recente Ecosia ha annunciato di aver completato la costruzione di un secondo impianto solare di proprietà, grazie al quale è in grado di produrre energia rinnovabile in quantità maggiore di quella utilizzata dai data center di Microsoft per far funzionare il motore di ricerca, per ora green solo in parte. In questo modo Ecosia ha risposto ai più scettici e rassicurato i suoi utenti.

Rispetto della privacy

Anche dal punto di vista della privacy, la compagnia ha deciso di adottare degli standard più rigorosi. Ecosia non utilizza strumenti di tracciamento di terze parti, rende anonime tutte le ricerche entro una settimana, non crea profili degli utenti in base ai loro click e non vende dati a società pubblicitarie. La privacy policy è stata rafforzata nel 2018. L’azienda è interessata a piantare alberi, non ai dati dell’utente. Il successo di Ecosia non dipende dagli introiti dell’azienda, ma si misura in quantità di alberi piantati. La filosofia di Christian Kroll potrebbe essere sintetizzata così:

Oggi percepiamo l’individuo come più importante dell’umanità e della natura. È la logica di America first, no? Un paradigma che mi piacerebbe cambiare, dovremmo agire in un modo che sia buono per la natura e gli altri esseri umani.

Il grande obiettivo ora è arrivare al miliardo. Leggi anche: Piplantri, il villaggio indiano dove si piantano alberi ogni volta che nasce una bambina   di Elza Coculo

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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