Discorso di Liliana Segre in Senato: “Superare l’odio deve essere una responsabilità comune”

Liliana Segre ha aperto la seduta di oggi al Senato con un discorso particolarmente incoraggiante, rivolto a tutti gli elettori del paese.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Il discorso di Liliana Segre, tenuto questa mattina nell’aula del Senato, è stato toccante, emozionante e particolarmente incoraggiante.

La senatrice a vita, deportata da bambina nei campi di concentramento nazisti è stata capace di tirar fuori, attraverso i suoi racconti personali e i suoi riferimenti antifascisti, quel barlume di speranza che tutti stavamo cercando.

In questo momento difficile, in cui l’atmosfera della guerra pesa su tutte le nostre teste, è stata in grado di attirare l’attenzione accendendo quel faro di speranza a cui noi italiani aspiriamo.

Discorso di Liliana Segre: i 22 minuti più toccanti di sempre

Solitamente le orazioni che si tengono in contesti del genere sono istituzionali e molto spesso sterili, lontane dal cuore della gente.

La senatrice, invece, ha saputo interpretare il malcontento degli elettori e, mediante la sua personale vicenda, ha raccontato fatti che lei stessa ha vissuto sulla pelle.

Il discorso di Liliana Segre è iniziato ricordando proprio che nel mese di ottobre cadrà il centenario della Marcia su Roma e si è concluso con l’emergenza energetica che sta provocando parecchi problemi in tutta Europa.

L’anniversario della Marcia su Roma

L’orazione si è aperta così, ricordando a tutti il centenario di una Marcia che aprì i battenti al fascismo.

Particolarmente emozionata di trovarsi a parlare proprio al Senato ha ricordato:

Ai miei tempi la scuola iniziava a ottobre. Ed è impossibile per me non provare una specie di vertigine ricordando che quella stessa bambina, in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita fu costretta dalle leggi razziste a lasciar vuoto il suo banco della scuola elementare.

Quella stessa bambina ora si trova, per uno strano destino, sul banco più prestigioso del Senato.

Tutti i senatori presenti in aula si sono alzati in piedi per omaggiare le parole della Segre. Anche Ignazio La Russa ha apprezzato l’intero discorso, pur facendo parte dello storico Movimento Sociale italiano che assorbì l’eredità fascista dopo il Secondo conflitto mondiale.

“La Costituzione è la nostra stella polare”

Per quanto riguarda una possibile ratifica della Costituzione, la senatrice ha dichiarato: “In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione Repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti”.

La Segre ha poi portato l’attenzione sull’Articolo 3, secondo cui uno dei compiti della Repubblica è quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”.

Nel corso del discorso è stata citata anche l’uguaglianza nei confronti di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni sociali.

La questione dell’emergenza energetica

La senatrice a vita ha toccato un argomento molto discusso in questi ultimi tempi, quello dell’emergenza energetica.

Durante l’orazione ha detto:

Auspico, infine, che tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo in collaborazione col Governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero, che temono che diseguaglianze e ingiustizie si dilatino ulteriormente anzichè ridursi.

Il discorso di Liliana Segre è terminato, augurando a tutti un buon lavoro:

Senatrici e Senatori, cari Colleghi, buon lavoro!.

Leggi anche: Liliana Segre, la memoria: “Un giorno del settembre 1938 diventai l’altra”

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