Perché la destra cerca di ostacolare il diritto all’aborto?

Dopo che Maurizio Gasparri ha depositato un disegno di Legge per modificare la capacità giuridica del nascituro, ci si domanda perché la destra sia così contraria all'aborto.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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La destra è contraria al diritto all’aborto? Per rispondere ad una domanda come questa, tanto pretenziosa quanto modesta, dobbiamo ripercorrere e analizzare l’atteggiamento del partito.

Dopo che il Senatore di FI, Maurizio Gasparri, ha depositato un disegno di Legge per modificare l’Art.1 del Codice Civile per riconoscere la capacità giuridica del feto, è sempre più martellante nelle nostre teste la domanda: perché la destra cerca di ostacolare o quantomeno rendere difficile una decisione così personale come quella di abortire?

Contro il diritto all’aborto: la destra passa all’attacco

Lo scorso 13 ottobre, Maurizio Gasparri, ha presentato un DDL, in cui propone di riconoscere la capacità giuridica del feto. Secondo l’ordinamento italiano, la legge sancisce i diritti al nascituro solo nel momento della nascita.

Ad oggi, il testo integrale di tale disegno non è ancora disponibile, tuttavia sappiamo che il titolo recita: “Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito”.

Con l’introduzione di questa proposta, il senatore di FI vorrebbe a tutti gli effetti minare e ostacolare la legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza e permettere così al diabolico piano, messo in atto dalla Meloni, di bloccare e rendere difficile la decisione di abortire.

Giorgia ce l’ha fatta proprio sotto al naso, prima con le rassicurazioni contro la modifica o l’abrogazione dell’aborto, poi con il tiro a segno del riconoscimento del diritto alla vita per il nascituro. La leader aveva promesso, nel corso della sua campagna elettorale, di non voler toccare la Legge 104, eppure le cose non stanno andando proprio in quella direzione.

Diritto all’aborto: Gasparri corre ai ripari

Quello che appare sempre più certo è che la formula politica di questa destra è sempre la stessa: il capo di turno propone un nuovo disegno di Legge che non lascia spazio a fraintendimenti, si scatena una pioggia di critiche e dopo si corre subito ai ripari.

Anche Gasparri, come la Meloni, sentendosi attaccato, ha dichiarato:

Non mi illudo che si approvi il ddl, ma almeno che si apra una discussione.

Il mio punto di caduta realistico è arrivare a una totale applicazione della legge 194. Insomma, auspico un punto di caduta intermedio.

Ho tirato un sasso nello stagno, parliamone e discutiamo. Ho presentato questo ddl ad ogni avvio di legislatura negli ultimi anni, è un lascito morale di Carlo Casini, fondatore del movimento per la vita.

Perché la destra è così spaventata dal diritto all’aborto?

É sempre più chiaro il piano della destra in materia di diritto all’aborto, quello che invece risulta strano o quantomeno insolito è l’avversione, puntuale e rigorosa dei leader che si battono contro l’interruzione volontaria di gravidanza.

La Legge 194 regge, dal 1978, una decisione che permette alle donne di ricorrere all’aborto nelle strutture pubbliche prima dei 90 giorni di gestazione.

Se l’ordinamento italiano ha da sempre tutelato questa disposizione, perché la destra vuole a tutti i costi appropriarsene, mettendo in scena la sua versione horror?

Nel corso della storia, questo partito politico ha costantemente puntato sul tradizionalismo becero e prepotente di chi predica bene e razzola male, quindi sulla famiglia uomo e donna, sulla maternità obbligata e sulla natalità vigorosa e promettente.

L’ideologia di destra si fa portavoce di una storia che ambisce a riportare le donne nelle cucine, a badare alla casa e ai figli. Il ruolo riproduttivo su cui puntano tanto questi leader, nasconde un sistema che penalizza esclusivamente l’universo femminile, sbarrando la strada all’autonomia decisionale.

L’emancipazione dell’aborto e più precisamente delle donne rischia di estinguersi poiché l’autodeterminazione femminile fa davvero tanta paura.

Diritto all’aborto: anche la chiesa reclama la sua parte

Il concetto di donna, in quanto madre, è retto fondamentalmente dall’integralismo cattolico, lodato dal partito di destra.

L’ideologia, di chi crede, vuole prepotentemente monopolizzare il pensiero di chi invece non crede, subordinando il valore di ogni femmina alla semplice riproduzione obbligata.

Ecco che il diritto all’aborto viene ostacolato perché impedisce la costruzione della famiglia tradizionale, il luogo primario della sicurezza e dell’identità, per una destra che non avanza, le cui idee sono rimaste ancorate a 50 anni fa.

La destra ha sempre sostenuto i precetti del cattolicesimo, eppure i suoi leader non sono di certo degli esempi di cui andar fieri: la Meloni non è sposata, Salvini è divorziato e Berlusconi meriterebbe un capitolo a parte con i suoi tradimenti multipli e i festivi da Bunga Bunga.

Il costrutto generale che regge tutta la scenografia è che la destra, forte e impavida, discepola di un integralismo veterano e instabile, è profondamente turbata dalla modernità e da tutte le sue evoluzioni.

Cambiano i politici di turno, ma lei, la destra non cambia mai, riesce a regredire pure quando è circondata dai meccanismi automatici dell’attualità.

Leggi anche: Giornata mondiale per l’aborto: cos’è e perché deve essere celebrata

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