Smart working, diritto alla disconnessione: verso la normativa europea

La pandemia da COVID-19 ha creato nel contesto lavorativo una cultura del “sempre connesso”. Proprio per questo appare fondamentale regolamentare il diritto alla disconnessione del lavoratore.

Silvia Aldi
Silvia Aldi
Classe 1990, laureata in Scienze Politiche con una specializzazione in Comunicazione pubblica Internazionale. Amante della storia sin da piccola e appassionata di grandi classici della letteratura italiana. Si auto definisce una sognatrice che tende a considerare sempre il bicchiere mezzo pieno anche nelle situazioni più critiche. Altri segni particolari? Appassionata di calcio e tifosissima!
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Smart working e diritto alla disconnessione sono due facce della stessa medaglia.

Il Covid ha costretto quasi la totalità di lavoratori ad adattarsi a modalità di lavoro agile. Per questo motivo diventa fondamentale garantire una tutela ai lavoratori da remoto, preservarne la salute psico-fisica, gestirne il lavoro senza conseguenze negative o ritorsioni da parte del datore di lavoro.

Affinché ciò diventi possibile, l’Europa pensa a una nuova normativa che introduca proprio il diritto del lavoratore alla disconnessione, ma vediamo meglio di cosa si tratta.

Diritto alla disconnessione, cos’è 

Diritto alla disconnessione significa diritto alla irreperibilità. Irreperibilità che, ormai, è sempre più difficile a causa dell’utilizzo dello smartphone. I nuovi dispositivi tecnologici, infatti, hanno creato una sorta di modalità del “sempre online”, del “sempre connesso” a causa di e-mail, Whatsapp e chiamate anche fuori dall’orario di lavoro.

Il lavoratore, quindi, diventa reperibile 24 ore su 24 senza mai staccare la spina realmente. Ed ecco che entra in gioco il diritto alla disconnessione.

Il lavoratore deve poter staccare la spina dal proprio lavoro. Durante il tempo libero, fuori dall’orario di lavoro stabilito, il lavoratore deve poter rilassare la mente e non sentirsi in dovere di rispondere alle email e lavorare anche quando non dovrebbe.

Purtroppo, lo smart working ha eliminato il vecchio orario di ufficio, e, il lavoratore, non avendo più un definito orario lavorativo, non si scollega mai realmente dal proprio lavoro e dal proprio pc, causando così varie patologie da stress.

Il diritto alla disconnessione è regolamentato molto bene in Francia, dove il primo riconoscimento legislativo arriva nel 2016. La Loi du Travail prevede espressamente che le aziende si impegnino a regolamentare il tempo libero e prevede che al dipendente non possano essere inviate e-mail, comunicazioni, messaggi o telefonate al di fuori dell’orario di lavoro stabilito.

Leggi anche: Come rendere piacevole lo smart working? Lavorando dalle Barbados

Il diritto alla disconnessione in Italia

Diritto alla disconessione.

In Italia il diritto alla disconnessione è presente nella legge del 2017 sul lavoro agile, ma prevede semplicemente una disconnessione senza che quest’ultima possa comportare effetti sulla retribuzione lavorativa o sulla prosecuzione del rapporto del lavoro. Si legge:

Nel rispetto degli obiettivi concordati e delle relative modalità di esecuzione del lavoro autorizzate dal medico del lavoro, nonché delle eventuali fasce di reperibilità, il lavoratore ha diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche di lavoro senza che questo possa comportare, di per sé, effetti sulla prosecuzione del rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi.

Purtroppo non è dettagliata come in Francia e non prevede una effettiva disconnessione regolamentata da tutti i dispositivi elettronici. Per questo l’Unione Europea si sta muovendo verso un’apposita normativa europea sul diritto alla disconnessione.

La proposta Ue sul diritto alla disconnessione

Diritto alla disconnessione proposta.

Alla luce di tutto questo, è arrivato il primo tentativo da parte dell’Unione Europea di definire a livello comunitario il diritto alla disconnessione come un diritto sociale fondamentale del lavoratori.

Il 21 gennaio 2021, il Parlamento UE ha approvato una Risoluzione con delle raccomandazioni alla Commissione UE sulla proposta di Direttiva sul diritto alla disconnessione con l’obbligo di stabilire modalità dettagliate per consentire l’esercizio del diritto di disconnessione da parte dei lavoratori.

Ecco le modalità dettagliate previste dall’Ue:

  • Sistema di misurazione dell’orario di lavoro secondo canoni di oggettività, affidabilità e accessibilità di misurazione già definiti dalla Corte di Giustizia UE. Le ore lavorate verranno definite in modo da incentivare il rispetto dei limiti orari previsti da contratto (articolo 3, comma 2).
  • Criteri per la concessione di deroghe ai datori di lavoro dall’obbligo di attuare il diritto alla disconnessione e criteri per stabilire la compensazione per il lavoro straordinario (articolo 4, comma 1, lettere d) e e)).
  • Obbligo per i datori di lavoro di ricomprendere nelle valutazioni della salute e della sicurezza anche le valutazioni del rischio psicosociale, relativo al diritto alla disconnessione (articolo 4, comma1, lettera c)).
  • Garantire la tutela del lavoratore da qualsiasi tipo di conseguenza negativa e/o ritorsione da parte del datore di lavoro per non aver risposto a richieste lavorative al di fuori dell’orario lavorativo (articolo 5) con un apposito regime sanzionatorio in caso di violazioni della disciplina in materia (articolo 8).
  • Obbligo di informazione da parte dei datori di lavoro ai dipendenti in merito ai propri diritti e alle relative tutele in materia di disconnessione (articolo 7).

Leggi anche: Coronavirus e smart working: la rivoluzione digitale del lavoro in Italia

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Classe 1990, laureata in Scienze Politiche con una specializzazione in Comunicazione pubblica Internazionale. Amante della storia sin da piccola e appassionata di grandi classici della letteratura italiana. Si auto definisce una sognatrice che tende a considerare sempre il bicchiere mezzo pieno anche nelle situazioni più critiche. Altri segni particolari? Appassionata di calcio e tifosissima!
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