Ddl Zan, voto in Senato il 13 luglio. Quali sono le vere intenzioni di Renzi?

Cosa c'è davvero dietro il sodalizio sul ddl Zan tra i renziani di Italia Viva e il Carroccio salviniano? Molto di più di quanto si creda. Nel frattempo, confermato il voto del ddl invariato: sarà al Senato il 13 luglio.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Cosa c’è davvero dietro il sodalizio sul ddl Zan tra i renziani di Italia Viva e il Carroccio salviniano? Certamente molto più di quello che il senatore di Rignano vuol far credere. Specie se si pensa che la coalizione di centro-sinistra aveva espresso già a fine aprile, dopo che la legge contro l’omotransfobia era stata finalmente calendarizzata al Senato, la necessità di lasciare il testo invariato, per evitare di tornare a Montecitorio e rischiare di affossare il ddl nelle sabbie mobili del nostro Parlamento. E, ironia della sorte, a far diventare realtà questo timore ci ha pensato proprio chi quella legge alla Camera l’aveva approvata. E scritta.

Da parte sua, Matteo Renzi ritiene che fare dietrofront adesso sia una mossa necessaria. Il timore, stando alle sue parole, è che lasciare il disegno di legge invariato possa significare anche dovergli dire definitivamente addio: la coalizione di centro-sinistra è più debole a Palazzo Madama e il voto segreto concesso su temi etico-sociali potrebbe portare molti senatori (di centro-sinistra) a votare contro senza dover rendere conto a nessuno, al riparo dell’urna. Tanto che, intervistato da La Repubblica, quando gli viene chiesto se il suo tentativo è quello di affossare la legge contro l’omotransfobia, Renzi risponde sicuro: “Falso, è vero il contrario: siamo gli unici a volerla salvare. Al Senato non ci sono i numeri, questa è la vera garanzia di affossamento della legge”.

Nessun assist alla destra, dunque: gli emendamenti di Italia Viva sono necessari, imprescindibili. Ma cosa si nasconde davvero dietro questo dietrofront? Perché, all’improvviso, Renzi e i suoi hanno deciso di affossare una legge che non solo hanno sostenuto, ma pure contribuito a scrivere? C’è molto di più dietro ciò che sta accadendo in questi giorni.

Ddl Zan: gli emendamenti di Italia Viva

Ddl Zan: gli emendamenti di Italia Viva

Gli emendamenti proposti da Renzi proprio alla vigilia dell’arrivo a Palazzo Madama del ddl Zan vorrebbero, di fatto, far resuscitare la legge Scalfarotto, che prende il nome da Ivan Scalfarotto, attuale sottosegretario di IV al Ministero dell’Interno e uomo omosessuale, che riconosce a Renzi il merito di averlo fatto sposare col suo compagno: proprio durante il Governo dell’attuale leader di Italia Viva venne infatti approvata la legge sulle Unioni civili. Ma quelli, per Renzi, erano altri tempi. E lo erano anche per la politica italiana. Adesso il senatore di Rignano è impegnato a far pesare come un macigno il suo 2%, facendo da ago della bilancia in ogni situazione, muovendo gli equilibri politici a suo piacimento. Di certo l’abilità non gli manca. E neanche l’esperienza.

Quali sono i punti del ddl Zan contestati da Renzi? L’Articolo 1, di cui non accetta il riferimento all’identità di genere, l’Articolo 4, che a suo dire metterebbe a rischio la libertà religiosa, affermando che tutte le idee sono salve purché non determinino il concreto pericolo di atti discriminatori o violenti. E ancora l’Articolo 7, quello che più degli altri ha fatto storcere il naso anche al Vaticano e che introduce nelle scuole la giornata contro l’omofobia, che, stando pure al parere di Italia Viva, non rispetterebbe l’autonomia scolastica. E quindi, Italia Viva dice sì alla riscrittura. Ovvero ad un nuovo rinvio inaccettabile, un altro appuntamento a data da destinarsi con una legge di civiltà, un’altra beffa per la comunità LGBTQ+. Cavilli pretestuosi, quelli renziani, che mal celano le sue autentiche mire.

Dietrofront strategico di Renzi sul ddl Zan: Quirinale e sopravvivenza

Dietrofront strategico di Renzi sul ddl Zan: Quirinale e sopravvivenza

Italia Viva è un partito che punta alla sopravvivenza. E, per farlo, ha bisogno di alleati forti. Il Pd e il M5S, le forze maggiori del blocco di centro-sinistra, non sono certo l’alternativa migliore in questo momento: basti pensare alla crisi che stanno vivendo i pentastellati, dilaniati da un’intesa difficile tra Conte e Grillo. Per un partito che punta a rimanere a galla, avvicinarsi al centro-destra potrebbe voler dire molto. Senza contare l’altra battaglia politica, la più importante, che si svolgerà a febbraio: quella del Quirinale. Renzi si è già fatto i suoi conti: con la gran parte dei grandi elettori a destra (il 45%), l’appoggio di Italia Viva potrebbe significare scegliere insieme il candidato al Colle, sedersi ai tavoli decisivi. E, tra appena un mese, inizierà il semestre bianco.

Oltre a ciò, non bisogna sottovalutare quanto l’opportunità di umiliare il segretario dem Enrico Letta sia per Renzi particolarmente allettante: tutti ricordano come il senatore di Scandicci lo avesse clamorosamente scacciato nel 2014 per prendersi Palazzo Chigi, e adesso Renzi è pronto pure a funestare la legge Zan, la prima su cui Letta ha messo davvero la faccia. Spartirsi la scena col nemico, si sa, può risultare particolarmente indigesto.

Ddl Zan: voto al Senato il 13 luglio. Salvini: “Se la legge verrà affossata, la colpa è di Enrico Letta”

Ddl Zan: voto al Senato il 13 luglio. Salvini: "Se la legge verrà affossata, la colpa è di Enrico Letta"

Oggi era il giorno del tavolo di maggioranza sul ddl Zan e le forze politiche non hanno trovato alcuna soluzione: restano insolvibili le critiche del centrodestra da un lato, e la volontà di Pd e M5S dall’altro, ovvero quella di presentare la legge contro l’omotransfobia in Aula la prossima settimana, il 13 luglio, con il testo invariato. Non solo: Letta e i pentastellati hanno rifiutato categoricamente la mediazione proposta dal Presidente della Commissione giustizia, il leghista Ostellari, che voleva “eliminare nel ddl, ovunque ricorrano, le parole identità di genere”. Così come sono stati respinti i calendari alternativi di FI e Lega, che volevano l’approdo in Aula della legge il 20 luglio. Respinta, assieme alle altre, anche la proposta di modifica presentata da FdI.

Perciò è ufficiale: l’Aula del Senato ha confermato la calendarizzazione della legge sull’omofobia il 13 luglio alle 16,30. E il testo, come voluto da Pd e M5S, rimarrà invariato. Renzi ha promesso che, malgrado la mancanza di modifiche, voterà comunque il ddl Zan. Mentre Salvini ha già trovato chi accusare: “Se la legge verrà affossata in aula, il nome di chi ha impedito che si arrivasse all’unità è quello di Enrico Letta”. E Renzi, di certo, non potrebbe essere più d’accordo. Si attende perciò il 13 luglio per comprendere quali saranno le sorti della legge contro l’omotransfobia.

Mentre il silenzio assordante del Vaticano fa presagire una certa sicurezza sul naufragare del ddl, l’Italia si dimostra ancora lontana dal comprendere che i diritti non hanno colori politici e che opporsi ad essi non è mai un’azione giustificabile.

Leggi anche: Federazione di centrodestra tra Lega e FI: il disperato tentativo salviniano di ricostruirsi un’identità

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