Perché “Dare la vita” di Michela Murgia è un meraviglioso manifesto di libertà

"Dare la vita" è il libro postumo della scrittrice sarda. Uscito lo scorso 9 gennaio ed edito da Rizzoli, rappresenta uno strumento pazzesco di liberazione e di identificazione.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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“Dare la vita” è il libro postumo di Michela Murgia, pubblicato da Rizzoli, sotto la cura del figlio Alessandro Giammei.

Il saggio affronta diverse tematiche, tutte legate da un leitmotiv: quello della libertà. I contenuti spaziano dalla maternità alla filiazione dell’anima, fino ad arrivare alla coinvolgente spiegazione del termine queer che da sempre viene dibattuto e criticato da quell’ampia platea di curiosoni che rimproverano alla scrittrice, da un lato il mancato coming out e dall’altro l’assurda gestione di una famiglia in cui i figli non sono stati naturalmente partoriti.

Michela Murgia è ed è stata tante cose: è riuscita con la sua esperienza a squarciare quel muro di normalità e naturalità all’italiana a cui tutti siamo abituati. È stata capace di trasformare e fondere il concetto di legame di sangue a quello di legame d’anima e dare il via alla costruzione di una famiglia libera dai tradizionali vincoli biologici.

Ecco, quindi che “Dare la vita”, può essere considerato come l’ultimo figlio della Murgia che ci regala, ancora una volta, una nuova modalità di vedere e affrontare le cose.

“Dare la vita”: quali sono i temi che affronta Michela Murgia nel libro

Dare la vita” è un saggio di 119 pagine che fa scoppiare il cuore perché emana tutta l’intelligenza e il coraggio di una donna che ha saputo affrontare le battaglie con un invincibile spirito e una leggerezza d’animo profondissima.

La Murgia, pioniera della letteratura digitale, ha scritto questo libro in un tempo brevissimo. Il figlio d’anima, Alessandro Giammei, curatore dell’opera, ha spiegato che:

Michela ha scritto fino all’ultimo giorno della sua vita. Aveva un libro da consegnare e lo ha consegnato prima di morire.

questo libro intendeva metterlo insieme in almeno sei mesi e si è trovata a doverlo chiudere, invece, in meno di sei settimane. 

Sul tema tuttavia andava interrogandosi, anche spesso per iscritto, da più di sei anni.

Questo saggio preziosissimo definisce alcuni temi come:

  • La visione della maternità, pulita da ogni tipo di giudizio e stereotipo
  • Il concetto di queerness
  • La libertà di scelta
  • Il ruolo dei soldi e del sangue
  • La gestazione per altri e l’aborto

“Dare la vita”: definizione ed analisi dello stato interessante

Michela Murgia comincia il suo libro ponendo una riflessione molto acuta sulla gravidanza. La scrittrice spiega fin da subito che in Italia la maternità rappresenta il momento più eccitante per una femmina, almeno secondo l’opinione comune.

Lo Stato non solo vede la gravidanza come un evento singolare, ma scarica anche sulle donne la responsabilità di avere le culle vuote e decide consapevolmente di non supportare in alcun modo le mamme. I vari bonus, come ci fa notare Murgia, sono progettati per pensare unicamente ai bisogni dei neonati.

Secondo la scrittrice: “Le donne italiane ricominceranno a dare la vita quando per farla venire al mondo e crescerla non sarà più necessario amputare la propria”.

Pertanto, l’attivista, indagando sull’espressione di stato interessante, scrive:

Attraverso questo eufemismo sin dall’ottocento ci si riferisce con inspiegabile pudore all’esperienza della gravidanza.

Da un lato sottointende che tutti gli stati di vita della donna che non implicano l’essere incinta siano privi di interesse.

In un paese in cui le politiche di sostegno per le mamme sono pari a zero, la gravidanza come sostiene Murgia “rischia di essere un’esperienza angosciante, che minaccia la stabilità economica e affettiva delle donne che non possono contare su altri sostegni” e rimane un grande problema di natura politica.

Dentro al concetto della famiglia queer e della filiazione dell’anima

Nel capitolo intitolato “Queer e ora. Per chi si muove, gli orizzonti si spostano”, l’attivista sarda discute e racconta della sua lotta per il riconoscimento della famiglia queer. Anche nell’ultimo mese di vita, ha cercato di spiegare a chiunque cosa significasse quel termine che desta curiosità ed interesse.

Murgia passa la prima parte del libro a riflettere sulla sua esperienza di essere una madre non biologica. Scrive in proposito: “Credo che essere madre, scegliermi dei figli che mi hanno scelta – e che poi sono diventati fratelli, mentori, allievi, complici, in certi casi addirittura paterni nei miei confronti, destabilizzando persino la mia idea iniziale di filiazione d’anima – mi abbia fatto capire alcune cose”.

La queerness può essere quindi definita come un legame profondo e sentito in cui il fattore biologico non viene mai preso in considerazione. Chiaramente in un paese in cui il sangue definisce e cuce i rapporti, quasi li etichetta in modo serio e duraturo, Murgia risponde con tutta se stessa a questo scetticismo.

“Dare la vita” per certi versi, può essere considerato come una protezione nei confronti di quell’identità che è stata sempre bersagliata, ma anche come altro. Come manifesto di incredibile libertà che parte proprio dalla definizione di famiglia queer.

Il primo marcatore della queerness è la generazione di volontà, la capacità non di riprodursi, banalmente animalesco o industriale, capitalista, consumistico, ma quella di moltiplicarsi.

L’invito è appunto quello di sperimentare altre forme di parentela, di dare la vita in un modo diverso dal solito e di esplorare la filiazione dell’anima. Con quest’espressione, la Murgia indica proprio una relazione in cui il legame di sangue non c’entra nulla.

Si tratta di un rapporto cucito da un filo invisibile che identifica l’essere madre d’anima. Murgia ci esorta non solo a scavare e a scandagliare le nostre certezze, ma anche ad andare oltre:

Quando qualcosa non vi torna datemi torto, dibattetene, coltivate il dubbio per sognare orizzonti anche più ambiziosi di quelli che riesco a immaginare io… Fate casino.

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