Dal Vietnam una riflessione su come cambia il mondo di oggi

Rose e urbanizzazione- Memorie dal Vietnam.

Parsifal Reparato
Parsifal Reparatohttp://www.parsifal.name
Parsifal Reparato nasce a Napoli, è un antropologo, giornalista e Direttore della Fotografia. Da anni lavora sui paesi socialisti ed ex socialisti che affrontano la sfida dell'economia globale.
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Ogni giorno attraverso poco meno di un centinaio di kilometri per raggiungere le zone industriali nel nord del Vietnam, a volte in auto, a volte in moto. Ogni volta che costeggio le strade vietnamite resto ammirato dalla bellezza dei campi di riso e altre coltivazioni che arricchiscono la vista del paesaggio. 

Andare nelle zone industriali vuol dire spingersi in fondo a strade che portano all’interno di villaggi che fino a pochi anni fa erano puramente agricoli. Nel cuore delle coltivazioni si ergono enormi parchi industriali, riempiti di giganteschi capannoni dove si riversano decine di migliaia di operaie e operai, che mandano avanti l’economia del Paese, o meglio l’economia mondiale, all’ombra dei capannoni.

Vietnam, quelle strade mozzafiato

Raramente godo della fortuna di terminare il lavoro prima del tramonto, e a quell’ora attraversare le strade del Vietnam è uno spettacolo mozzafiato, ricco di poesia, soprattutto in questa stagione in cui si semina il riso. Il terreno delle risaie è stato ammorbidito dai bufali d’acqua ed è pronto per accogliere i germogli di riso.

I contadini, come artisti, dipingono pazientemente il paesaggio

Le risaie si riempiono progressivamente d’acqua dai canali adiacenti e si colorano di puntini verdi che sul far del tramonto creano un paesaggio commovente. 

Lo scorrere di questo panorama sotto i miei occhi distende la stanchezza della giornata, ripercorro il lavoro fatto e vedo l’industrializzazione del Paese sintetizzata nel tramonto della fabbrica nel bel mezzo delle piantagioni. Immagino la natura che arricchisce il Vietnam tra dieci anni, vedo il grigio delle fabbriche e delle città che avanza e il tramonto sotto i miei occhi si tinge di malinconia. 

Lungo la strada, in corsa per arrivare a casa prima che faccia buio, d’un tratto si presenta uno spettacolo che non avevo mai osservato prima. Una piccola stradina e una baracca mi introducono a un piantagione in cui i contadini potano piante di “fantasmini”.

Steli alti circa un metro e mezzo, forse due, portano in cima piccoli cappucci bianchi fatti con carta di giornale. L’intera piantagione è una distesa di piccoli cappucci bianchi! Il sole sta tramontando, mi affretto a fotografare i contadini per comprendere meglio il senso dei loro gesti, poi mi concentro sui piccoli cappucci di giornale e scopro ammirato che ognuno avvolge un bocciolo di rosa.

Resto ammirato dalla delicatezza e dall’ingegnosità di questa idea, applicata in maniera meticolosa e sistematica a tutta la piantagione. Ancora una volta la bellezza della natura e delle famose rose vietnamite mi raccontano delle infinite virtù, capacità e antichi saperi di cui la classe contadina è portatrice.

Leggi anche: Vi racconto il Tết: cos’è il capodanno lunare in Vietnam

Vietnam, la presenza della natura nella vita dell’uomo

I paesaggi che si incontrano mostrano un paese ancora prevalentemente agricolo. È uno scenario plasmato dal rapporto con la natura, dove l’economia rurale si fonda sullo sfruttamento intensivo della terra e sulla regolazione e il controllo delle acque, non è un caso che il rapporto tra liberazione e emancipazione dei contadini abbia sempre offerto una chiave interpretativa ricca di contenuti. 

La gestione della classe contadina è sempre stata altamente instabile

Ha prodotto effetti considerevolmente diversi, a seconda di come la leadership scelga di maneggiare la questione rurale. Straordinariamente positivi, con la mobilitazione delle masse necessarie per portare la rivoluzione alla vittoria. Oppure straordinariamente negativi, se prevale la divisione, l’interesse privato invece dell’unità e della visione collettiva.

L’alternarsi di risultati positivi e di risultati negativi ha costantemente accompagnato la rivoluzione agraria e nazionale in questa parte di mondo ed è questa l’esperienza comune che, assai più dell’apparente base ideologica, lega con un filo rosso quanto avviene da quasi un secolo in Cina, Vietnam e Cambogia. È questa forse una delle più importanti lezioni della storia di queste rivoluzioni, e tuttavia una delle più difficili da apprendere in fondo. 

Vietnam, anche la geografia del paese sta cambiando

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Alla luce di una prospettiva così significativa, e di una fase attuale di grandi cambiamenti, il Vietnam assiste a una nuova ridistribuzione della popolazione che sta trasformando la geografia del Paese. Le conseguenze si riflettono sulla vita dei giovani, dei contadini, degli operai e di tutta la popolazione. 

Il ritorno ad Hanoi, dall’alto del nuovo ponte Nhat Tan che collega la città con la superstrada che porta all’aeroporto, racconta della cementificazione e dello “sviluppo” che avanza: le gru raccolgono il terreno estratto dalle montagne, trasportato a bordo di grandi imbarcazioni. Il villaggio di Nhat Tan, ricco ancora di alberi di pesco e altre coltivazioni man mano sparisce sotto i grattacieli che spuntano come funghi.

Lungo le strade di Hanoi i venditori ambulanti e i mercanti di fiori offrono delle bellissime rose pronte a sbocciare. Le rose sono al punto perfetto per regalare la visione di una felice fioritura ai loro acquirenti. La tecnica dei cappucci di carta serve così a preservare le rose dall’umidità per evitare che si sciupino, ma serve anche a contenerne la fioritura prima di arrivare al mercato. 

Anche la città si riempie di natura

Così la città si riempie in qualche modo di quella natura che man mano divora. I fiori e le piante sono ancora centrali nelle tradizioni popolari, ma a poco a poco il significato profondo, i miti e le leggende che accompagnano i saperi e le pratiche contadine svaniscono dalla memoria e affondano nel cemento. 

La piantagione di “fantasmini” che mi ha tanto impressionato diventa il fantasma di un’idea che va scomparendo sotto i colpi battenti dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione.

Vietnam, un popolo visceralmente legato alla natura

Le rose incappucciate, frutto del sapere contadino, pronte per il mercato, sono il simbolo del passaggio dall’economia di stato centralizzata a un’economia di mercato – che il Vietnam ha abbracciato dal 1986. Ci raccontano di un popolo visceralmente legato alla natura, alla terra e alle sue tradizioni che oggi si vede stravolgere l’intero panorama ambientale, economico e sociale.

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Dal Vietnam una riflessione sul mondo che stiamo costruendo

L’odierna esperienza del Vietnam ci offre la possibilità di interrogarci su quali siano i valori che il mondo che stiamo costruendo ci invita a coltivare e quali sono quelli che abbandoniamo o abbiamo già abbandonato. 

La crescita è indubbia, ma a che prezzo?

Leggi anche: Vietnam: “Questi sono i costi del progresso che stiamo inseguendo”, la denuncia di Parsifal Reparato

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