Crisi di Governo, domande e risposte. Ecco cosa sta succedendo

Per tutti coloro che non ci stanno capendo nulla, ma anche per tutti coloro che invece credono di averci capito qualcosa, facciamo chiarezza sull'attuale crisi di Governo.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Dopo settimane che sentiamo parlare di crisi di Governo, voti di sfiducia, impasse, rimpasto e di rischio di elezioni anticipate, qualcuno, e si direbbe non a torto, potrebbe sentirsi stordito nel tentativo di sciogliere il rompicapo sullo scontro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte.

Cercando di rispondere ad alcune delle più frequenti domande che proprio di fronte a questo confuso mare magnum potrebbero insorgere, si cercherà in questa sede di fare il punto della situazione e, magari, di portare qualche nodo al pettine.

Crisi di Governo: cosa sta succedendo, adesso?

Nel tentativo di tenere in piedi il Governo anche senza Matteo Renzi, che non ottenendo i richiesti cambiamenti ha deciso di ritirare la delegazione di Italia Viva, il premier Conte sta cercando di convincere almeno una decina di senatori schierati all’opposizione a entrare nella maggioranza.

Oltre a godere del supporto dei principali azionisti politici, i Cinque Stelle e il Partito Democratico, Giuseppe Conte continua a detenere una quota di maggioranza, ma per continuare a governare dovrà riuscire a sostituire le ministre Elena Bonetti (Famiglia e Pari opportunità) e Teresa Bellanova (Politiche agricole), oltre che il sottosegretario Ivan Scalfarotto, che insieme al leader di Italia Viva hanno negato il supporto all’attuale presidente del Consiglio.

Leggi anche: Recovery, la nuova bozza inviata ai ministri. Dopo il sì sarà crisi di governo?

Perché Renzi sta mettendo a repentaglio il Governo?

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Bella domanda, le vere motivazioni alimentano il sottotesto e interpretarlo è come decifrare una lingua preistorica.

Apparentemente, Renzi e i suoi associati sono insoddisfatti del Governo Conte per come è stata gestita la pandemia, per via dei piani di impiego del Recovery Fund, per l’indisponibilità ad accedere alla linea di credito del MES, ma anche per il mantenimento della delega dei servizi segreti.

L’auspicio renziano è un presidente del Consiglio all’altezza del suo ruolo, capace di coordinare in maniera più adeguata il Governo.

Ma veniamo al sottotesto. Che Renzi soffra Conte e che sia abilissimo a intessere trame capaci di ribaltare governi non è un segreto.

Ma c’è di più: dietro ai reclami di una governace migliore, il fatto che Italia Viva abbia perso consensi e che dai sondaggi sembrerebbe abbia l’appoggio solo del 3-4% giustificherebbe l’impasse nel tentativo di guadagnare più supporto al Governo.

Tuttavia, gli analisti continuano a scervellarsi nel capire la reale strategia messa in atto così come su quali siano le vere aspettative di questo caos.

Crisi di Governo, cosa accadrà?

Aspettiamo con ansia martedì. Mentre lunedì alla Camera si discuterà della crisi e, anche qualora si finisse ai voti, Conte dovrebbe avere comunque la maggioranza anche senza i trenta voti di supporto di Italia Vita, martedì al Senato la situazione è molto più delicata.

Al termine del discorso in Senato, martedì 19 gennaio, ci sarà la votazione e se Conte non otterrà la maggioranza, sarà costretto ad andare in Quirinale e dimettersi, decretando ufficialmente la crisi di Governo.

Di fatto, solo il conseguimento della maggioranza dei voti potrà garantire la sopravvivenza del Governo Conte.

Leggi anche: Trattative tra Conte e maggioranza, rischi per il Governo?

Crisi di Governo, qual è la situazione in Senato?

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Per dormire sonni ‘tranquilli’ Conte avrebbe bisogno di più di 161 voti. Con Italia Viva il Premier poteva contare su una maggioranza compresa tra i 165 e 170 voti, ma il fatto che i senatori a vita spesso siano assenti, e che quelli del Gruppo Misto a volte votano già con il Governo, rende le notte del nostro caro Premier tormentate.

Le stime che prevedono 151 voti sicuri stanno quindi impegnando il presidente del Consiglio alla ricerca di almeno altri dieci voti. Voti che Conte, Cinque Stelle e Pd di fatto stanno cercando nel così detto Gruppo Misto, ovvero tra senatori che sono usciti da altri partiti, che costituiscono partiti con meno di 10 rappresentanti o che si sono riuniti in liste che non si erano presentate alle ultime elezioni.

Mentre il Premier invoca il sostegno dei “costruttori”, si spera nell’appoggio di qualche senatore di Italia Viva, ora al Senato come Partito Socialista Italiano, o di alcuni senatori eletti originariamente con Forza Italia, UDC, MAIE.

Crisi di Governo, quali sono gli umori e le prospettive?

Il Premier e il Partito Democratico emanano ottimismo e sono propensi a garantire ai cosìddetti “costruttori” una nuova identità politica.

Tuttavia, per garantire l’effettiva nascita di quello che sembra si vorrà chiamare gruppo “ConTe”, un partito che aveva eletto senatori alle politiche del 2018 dovrà però concedergli il simbolo. Tra i possibili candidati, l’UDC e il PSI, con molte incertezze.

Crisi di Governo, quali sono gli attuali schieramenti?

Dopo alcune incertezze e cambi di marcia, Conte sembra poter far affidamento sul solido supporto di Cinque Stelle e Pd.

Tra i sostenitori soprattutto gli ultimi sembrano ormai fermi nella necessità di un nuovo Governo senza Italia Viva, su cui non sembra proprio si possa far affidamento.

Che il Premier e i renziani siano a questo punto inconciliabili sembrerebbe un dato di fatto, ma, d’altra parte, siamo abituati a imprevedibili cambi di rotta e che si possa trovare un punto d’incontro resta comunque un’opzione.

La destra? La destra scruta, aspetta e spinge per le elezioni anticipate. Fratelli d’Italia e la Lega sono convinti di un buon esito in caso di votazioni, mentre Forza Italia, che sembrerebbe più a rischio, nutre timori.

Crisi di Governo, qual è effettivamente la posta in gioco?

Mentre il piano di spesa è già stato approvato dall’attuale Governo, di fatto sarà chi sarà al potere nei prossimi mesi a decidere effettivamente il destino dei 200 miliardi del Recovery Fund, fino al 2027.

Ma c’è di più. Nel 2022 sono previste le elezioni per la nomina del nuovo presidente della Repubblica e, mentre ora la scelta è in mano a Pd e Cinque Stelle, in caso di elezioni anticipate il potere decisionale rischia di passare al centrodestra.

E ancora, con il referendum con cui si è decretata la riduzione dei parlamentari, che prevede che i deputati passino da 600 a 400 e i senatori da 315 a 200, sono in molti a essere poco entusiasti delle possibili elezioni anticipate.

Tra questi soprattutto i membri di Forza Italia e del movimento pentastellato, più precari, scongiurano il rischio di tornare ai voti.

Crisi di governo, cosa accadrà probabilmente

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Niente di certo all’orizzonte, almeno fino a martedì solo congiuri, scongiuri e congetture. Se Conte dovrà effettivamente abbandonare il ruolo di condottiero, toccherà a Matterella indicare un nuovo Premier cercando di riunire nella persona indicata una maggioranza, la più ampia possibile, probabilmente coinvolgendo anche parte della destra.

La soluzione potrebbe essere un governo politico, tecnico o istituzionale.

Ma se il tentativo del presidente della Repubblica dovesse fallire, l’unica possibilità che resta è sciogliere le Camere e convocare le elezioni anticipate. Un rischio che almeno gli esperti vedono alquanto improbabile, nella convinzione che in un modo o nell’altro si riuscirà a ristabilire un Governo.

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