Covid, come fare le mascherine fatte in casa: le raccomandazioni dell’ISS

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Le misure di contenimento dell’epidemia diventano meno stringenti e la fine del lockdown è imminente. Non è un ritorno alla normalità, piuttosto la normalizzazione di un momento molto delicato per tutto il Pianeta. In questa fase l’utilizzo di mascherine protettive tra la popolazione rimane fondamentale.

Le fabbriche non riescono a tenere testa alla domanda globale

Ancora le fabbriche non riescono a tenere testa alla domanda globale e la necessità ha introdotto l’urgenza di analizzare questioni inedite. Anche il nostro Istituto superiore di sanità, sulla scia dell’iniziativa dei colleghi americani, ha dato il via libera all’uso delle mascherine fatte in casa. E, conferma l’ISS, tali dispositivi, in realtà, possono rappresentare un’opzione valida ed economica anche a più lungo termine.

Realizzare mascherine seguendo i tutorial

Per contenere la diffusione del contagio l’ISS continua a consigliare l’uso di mascherine tra la popolazione. Silvio Brusaferro, presidente dell’istituto, in conferenza stampa raccomanda, per coloro che vogliano farlo in casa, di realizzare mascherine multistrato per aumentare la capacità protettiva. Ha detto:

Sono raccomandate le mascherine di comunità, multistrato, che si possono anche confezionare in casa, fermo restando che i modelli più sofisticati, Ffp2 e Ffp3 sono per uso diverso.

I dispositivi dovranno essere aderenti a naso e bocca per non vanificarne l’uso. Per realizzarle basta cercare un buon tutorial sul web. Tra i più affidabili sono segnalati quelli realizzati dalla CDC, il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitense. Leggi anche: Via libera dal 3 giugno: gli spostamenti tra regioni saranno consentiti

I materiali migliori da usare

Per valutare l’efficacia dei vari materiali, negli Stati Uniti sono stati eseguiti una serie di test. L’evidenza generale è che molti tessuti filtrano le particelle virali più grandi, i droplest, ma non sono efficaci per gli aerosol, le goccioline più piccole. È importante ricordare che questo tipo di mascherine non garantisce protezione in entrata, ma proteggerà gli altri dal rischio di contagio. Nella lista dei materiali analizzati dai laboratori americani e raccolti dal New York Times abbiamo:

  1. Magliette in cotone: sono adatte per realizzare una mascherina fai-da-te, ma conta molto lo spessore del cotone della maglia. Alla Virginia Tech, un solo strato di una vecchia maglietta di cotone catturava il 20% di aerosol e il 50% di droplets. Nel test Smart Air, invece, due strati di maglietta hanno catturato il 77% di droplets e il 15% di aerosol.
  2. Jeans e tela: nel rapporto di Smart Air, jeans e tela hanno filtrato oltre il 90% di particelle grandi e circa un terzo di particelle piccole.
  3. Panni di carta: nel test Smart Air, i panni di carta a due strati hanno filtrato il 96% di droplets e il 33% di aerosol. Gli asciugamani assorbenti monouso invece hanno filtrato l’87% di droplets e circa il 19%di aerosol. Sono consigliati anche come terzo strato da inserire in una mascherina di tessuto.
  4. Federe e lenzuola: il laboratorio americano Smart Air ha testato lenzuola 100% cotone, con trama a 120 fili. Le lenzuola hanno filtrato il 90% di droplets e il 24% per particelle aerosol. Quattro strati di federa per cuscino a 600 fili hanno invece raggiunto la stessa protezione di una mascherina chirurgica.
  5. Tessuto per cucito in cotone: in generale un tessuto di cotone ad alto numero di fili fa un ottimo lavoro secondo lo studio di Wake Forest Baptist, che ha testato una maschera a due strati di flanella e cotone. È stata una delle migliori, al pari, per efficienza, di una mascherina chirurgica.
  6. Imbottiture per reggiseno: la forma arrotondata delle imbottiture è perfetta per lo scopo. Smart Air ha dichiarato di aver testato un reggiseno in mussola e spugna, ottenendo una protezione del 76% ai droplets, ma solo il 14% di aerosol.
  7. Filtri dell’aria e sacchetti da aspirapolvere: i filtri dell’aria e i sacchetti da aspirapolvere funzionano abbastanza bene, ma hanno aspetti negativi significativi. I filtri dell’aria, solitamente di metallo, se tagliati possono rilasciare fibre che sono pericolose da inalare. Mentre i sacchetti da aspirapolvere hanno una difficile respirabilità.

Leggi anche: Emergenza Coronavirus, la stampa 3D sta facendo la differenza di Elza Coculo

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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