Cos’è il phubbing e perché distrugge le relazioni

Un recente studio ha dimostrato gli effetti dannosi del phubbing nelle relazioni sociali. Il continuo utilizzo dello smartphone, in presenza di amici e parenti, può causare isolamento, esclusione e rabbia.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Il phubbing è ormai un fenomeno onnipresente nelle nostre vite. Abituati a vivere in un mondo sempre più iper-connesso, ci siamo assuefatti all’idea di tenere ininterrottamente tra le mani il nostro cellulare e di interagire continuamente e virtualmente con il web, anche quando ci troviamo in compagnia di amici, partner o parenti.

Mitragliati da una serie infinita di notifiche, non riusciamo a staccarci dal nostro telefono neanche quando siamo immersi nelle relazioni sociali. Se da un lato la tecnologia ha migliorato le nostre esistenze, dall’altro ha esasperando la comunicazione vis-à-vis, rendendoci dipendenti dalla sindrome del pollice digital.

Un recente studio, pubblicato da un gruppo di ricercatori inglesi e svolto presso l’Università del Kent, ha infatti dimostrato gli effetti negativi del phubbing nei rapporti sociali, confermando, in maniera significativa, il peggioramento e il deterioramento della comunicazione, causando, pure nei soggetti insoddisfazione, senso di esclusione e depressione.

Che cos’è il phubbing?

Il phubbing è un fenomeno sociale che spinge le persone, durante la comunicazione, ad ignorare e trascurare completamente il proprio interlocutore per concentrarsi esclusivamente sul proprio smartphone.

Il neologismo, prestato dalla lingua inglese, deriva dall’unione di due parole: snubbing, ovvero snobbare e phone, cellulare. Il legame tra i due termini sottolinea appunto l’atto di destinare la propria attenzione ai soli contenuti presenti nel nostro telefono, dimenticandoci totalmente della persona davanti a noi.

Con tale definizione però, non si vuole far riferimento solo alla mera azione di mandare i messaggi ad un altro soggetto, ma di controllare compulsivamente i social network, le e-mail, gli sms o più semplicemente qualsiasi tipo di notifica.

La manifestazione di questo comportamento può interessare ogni tipo di relazione, dagli amici, alla famiglia, dai colleghi di lavoro al partner. In quest’ultimo caso, si parla di un rapporto partner-phubbing, in cui si distinguono due diversi soggetti: il phubber e il phubbee. Il primo è un individuo che concentra, durante una conversazione, tutta la sua attenzione sullo smartphone, il secondo, invece, è la persona che viene ignorata, snobbata e isolata per tutto il tempo.

Il fenomeno del phubbing crea continue sensazioni di presenza-assenza, può provocare inquietudine, delusione e risentimento nel rapporto relazionale.

Phubbing: lo studio delle conseguenze sulla comunicazione

Il team di psicologi dell’Università del Kent, ha pubblicato uno studio, sulla rivista Journal of Applied Social Psychology sul fenomeno del phubbing. La ricercatrice Karen Douglas si è occupata di esaminare le interazioni sociali di 251 persone di età compresa tra i 18 e i 66 anni.

I partecipanti del progetto hanno tutti assistito all’interazione tra due soggetti, è stato chiesto loro di identificarsi con uno dei parlanti, ad ogni interlocutore veniva assegnata una condizione tra: nessun phubbing, phubbing leggero o phubbing massiccio.

La ricerca ha evidenziato che più il phubbing aumentava, più nei soggetti crescevano l’insoddisfazione e la delusione. Per di più, l’analisi ha sottolineato e motivato la relazione di dipendenza della vittima con il fenomeno in questione, dimostrando come il comportamento messo in atto, potesse essere simulato e riapplicato, in contesti simili, dai soggetti che avevano subito l’isolamento.

Alla fine dell’indagine, la Douglas ha dichiarato:

La gente è sempre alla ricerca di informazioni e non riesce a posare il suo smartphone.

Perché lo smartphone danneggia le relazioni

Alla base del phubbing possiamo includere la dipendenza da smartphone, la FOMO, ovvero Fear of missing out, la paura di venire tagliati fuori o di perdersi qualcosa di importante sui social e la mancanza di autocontrollo. La dipendenza e l’uso eccessivo del cellulare possono quindi confluire nella manifestazione del phubbing.

Questo fastidioso comportamento è stato addirittura messo al bando negli Usa nel 2013, con una famosa campagna online, Stop phubbing, nata per prendere in giro i fissati dei telefonini e per farli riflettere sugli effetti disastrosi che possono provocare durante una conversazione.

Per spiegare e analizzare le conseguenze di questo fenomeno, le psicologhe della Tilburg University, nei Paesi Bassi, Camiel Beukeboom e Monique Pollmann si sono cimentate in uno studio sull’impatto degli smartphone nelle relazioni sentimentali. I risultati hanno mostrato come il cellulare danneggi le relazioni sociali, creando nella persona-vittima un senso di esclusione sociale ed isolamento.

L’esito della ricerca ha comprovato che il comportamento da phubbing determina sentimenti di rifiuto e di distacco, provocando nel partner una ridotta reattività e una limitata intimità.

Per concludere, subire di continuo questa manifestazione, può causare, nei soggetti, problemi legati all’emotività e all’interazione, portando sia una meccanicità nelle azioni di controllare e chattare sia una difficoltà nel rapportarsi con il partner e con il mondo esterno.

Come contrastare il phubbing

Resistere alla tentazione di utilizzare il telefono può essere difficile ed a volte anche impossibile. La presenza di notifiche può frapporsi tra noi e il nostro interlocutore, danneggiando l’intimità relazionale in cui si è coinvolti.

Gli effetti nocivi sull’uso del cellulare vengono limitati e ridotti al minimo dalla condivisione. Un risultato molto interessante, prodotto dalla ricerca inglese, ha mostrato come spiegare e motivare all’interlocutore le azioni relative alle proprie attività telefoniche, aiuti ad attenuare il senso di esclusione e riduca gli effetti deleteri della comunicazione.

Informare e coinvolgere le persone sedute davanti a noi, rispetto al nostro chattare, può risultare funzionale e produttivo. Riducendo i sentimenti di negatività e frustrazione, esasperati dal controllo maniacale del cellulare, i soggetti si sentono meno ignorati e trascurati.

Leggi anche: Dipendenza da smartphone: 8 ragazzi su 10 trascorrono sui social circa 2 mesi l’anno

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