Cos’è la culla per la vita dove è stato lasciato a Pasqua il neonato Enea

Il giorno di Pasqua un neonato di nome Enea è stato lasciato nella culla per la vita del Policlinico di Milano. Insieme al piccolo anche una lettera della madre in cui rassicura sulle buone condizioni di salute del neonato.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Enea, un bimbo nato da pochi giorni, è stato lasciato il giorno di Pasqua nella Culla per la vita del Policlinico di Milano, attiva dal 2007. Si tratta della terza volta in 16 anni che questa struttura viene utilizzata, dopo Mario nel 2012, nato prematuro, e Giovanni, lasciato nel 2016 quando aveva già due mesi.

Il piccolo è in buona salute e pesa 2,6 chili. Accanto al neonato è stata posta una lettera firmata dalla madre, in cui racconta come il bimbo sia super sano e che tutti gli esami fatti in ospedale siano risultati ok. Il gesto della donna non sembra un abbandono voluto ma, come spesso si evince in queste situazioni dalla cura e dagli accorgimenti con i quali vengono lasciati i neonati, rappresenta in quel momento agli occhi della madre la soluzione migliore per il benessere del figlio. Il piccolo avrebbe già trovato una famiglia. Si legge in una nota diffusa dall’ufficio stampa al Policlinico:

Il tribunale affiderà il piccolo a una famiglia che si era già resa disponibile ed era stata valutata idonea per accogliere un bambino abbandonato.

L’appello alla madre che ha lasciato il figlio nella Culla per la vita

Per Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Milano, “occasioni simili sottolineano come il sistema della Culla per la Vita sia fondamentale perché ci permette di accogliere il bimbo e di aiutare la mamma nella sua drammatica scelta, in tutta sicurezza”, anche se a livello sociale vive questo evento come una sconfitta per non essere stati in grado di intercettare una madre in difficoltà.

Mosca spera che la mamma di Enea ci ripensi e vuole farle pervenire un suo messaggio, come riportato dal quotidiano Il Giorno:

Vorrei che questa mamma mi ascoltasse, può ancora riprendersi il suo bambino, voglio che sappia che noi possiamo aiutarla a farglielo crescere e che nulla è perduto.

Io desidero parlare a questa mamma e dire che siamo pronti a starle accanto, di mettersi in contatto con me e con l’ospedale.

Cos’è la culla per la vita e come funziona

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La culla per la vita è la versione moderna della “ruota degli esposti, un cilindro di legno situato nel vano di una finestra posta sul fronte strada di un edificio, che ruotava su un perno. Una persona addetta all’accettazione, avvisata dal suono di un campanello, faceva girare l’apertura e accoglieva il neonato. Così anche oggi una madre in difficoltà, che non può crescere il proprio figlio, può lasciarlo nel totale anonimato affidandolo alle cure dei medici.

La culla è un ambiente protetto e riscaldato, ed è strutturata in modo da avvisare immediatamente il personale sanitario. Una volta che il bimbo viene accolto al suo interno, trascorsi 40 secondi, per dare il tempo al genitore di allontanarsi, un allarme discreto avvisa i medici e gli infermieri che possono prendersi subito cura del piccolo entro pochi secondi. Essendo un ambiente che ha un presidio di controllo h 24 ed è collegato con il servizio di soccorso medico, la culla per la vita rispetta la sicurezza del bambino e garantisce la privacy di chi lo deposita.

Inoltre in Italia le donne che hanno deciso di abbandonare il proprio bambino non devono sentirsi sole o giudicate. Subito dopo il parto possono, per legge, non riconoscere il neonato e lasciarlo nell’Ospedale dove è nato affinché sia assicurata loro l’assistenza e la tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nella dichiarazione di nascita, resa in questo caso dal medico o dall’ostetrica che ha assistito al parto, viene rispettata l’eventuale volontà della madre di non essere nominata.

Leggi anche: Neonato abbandonato in una cesta e trovato dai Carabinieri: “Sta bene, si chiamerà Germano”

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