Crisi Alitalia, interviene l’Europa: un impossibile nuovo inizio?

Il calvario di Alitalia, che ormai dura da ben 25 anni, non mostra segni di arresto. Ecco quali gli ultimi sviluppi del dialogo tra Italia e Commissione Europea.

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Il calvario del gruppo Alitalia, che ormai dura da ben 25 anni, non mostra segni di arresto. Emerge tensione tra Italia e Commissione europea per le sorti di ITA (Italia Trasporto Aereo) e della compagnia. 

E se qualcuno si chiedesse perché l’Unione europea dia il via libera al governo francese per la ricapitalizzazione del gruppo Air France KLM, mentre sulla questione Alitalia si mostra molto più puntigliosa, la risposta è semplice: 11 miliardi. Questo è l’ammontare delle perdite di Alitalia accumulate negli ultimi 20 anni.

La situazione di grave incertezza in cui riversa il gruppo Alitalia già prima della crisi pandemica è uno degli ostacoli al lascia passare della Commissione europea al piano italiano. La crisi che attraversa invece il gruppo AirFrance è legata al momento storico e quindi l’Unione europea non ha avuto motivi per bloccare la ricapitalizzazione in quanto in linea con le condizioni del quadro temporaneo.

Crisi Alitalia, cosa ha proposto il Governo

L’idea introdotta per porre fine alle vicissitudini del gruppo Alitalia dal ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, da Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, è la creazione di ITA, ossia una newco, con un capitale di 3 miliardi di euro e con una flotta di soli 47 aerei.

Una grande riduzione per una compagnia aerea come Alitalia che di aerei ne disponeva 104 e che si deve confrontare con le altre grandi realtà europee che dispongono di flotte che contano fino a 700 aerei. 

Una delle obiezioni dei segretari generali delle rappresentanze sindacali è proprio la possibile riduzione della flotta aerea, soprattutto nelle tratte del lungo raggio, poiché una compagnia aerea di siffatte dimensioni non potrebbe reggere né la domanda dei clienti né la concorrenza di altre compagnie. Secondo le parole dei sindacati, il piano aziendale che è stato programmato per Alitalia riporterebbe l’Italia indietro di 75 anni.

Cosa vuole la Commissione europea?

alitalia in dialogo con l'Europa

In primis, discontinuità aziendale. Ciò significa che nome, logo, personale ed identificativi dell’ala AZ dovrebbero essere totalmente nuovi, ossia non appartenenti alla vecchia Alitalia.

Ciò crea problemi anche in vista delle proteste del personale Alitalia che si sono succedute nella Capitale, che al grido di “whatever it takes”, frase storica pronunciata da Draghi per salvare la crisi dell’euro, chiedono un reale programma, non solo per salvare tutto il comparto areo duramente provato dalla crisi pandemica, ma anche per salvare Alitalia.

Inoltre, l’Europa chiede una garanzia sulla perfetta funzionalità della concorrenza del mercato. Ciò riguarda in particolare tutto ciò che appartiene ad Alitalia e che il governo italiano vorrebbe cedere ad ITA senza una gara pubblica. Questo perché la gara pubblica ha un costo, soprattutto da un punto di vista temporale: durerebbe infatti 4-5 mesi. E come ha sottolineato Mario Draghi “la questione principale è temporale, il punto è creare una società nuova che parta immediatamente. Se perde la stagione estiva non siamo messi bene”.

Infine, c’è il nodo degli slot dell’aeroporto di Milano Linate, in merito ai quali la Commissione europea chiede di cederne almeno la metà.

La discussione tra Italia ed Unione europea è appena cominciata, ma la Commissione europea non evita di menzionare un possibile piano B per Alitalia, probabilmente senza il coinvolgimento dell’Antitrust Ue.

Leggi anche: Turismo, riaperture, sostegni e Sofagate: tutto quello che ha detto Draghi in conferenza stampa

di Mara Bruni

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