Stop a cashback e salario minimo, meno fondi alla Sanità: ecco cosa non convince del Piano Draghi

Dallo stop a cashback e salario minimo alla riduzione di fondi per Sanità, Ambiente, Infrastrutture e Ricerca: ecco tutto quello che non convince del Piano di rinascita di Draghi.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Cosa non convince del Piano di rinascita di Draghi? Il Parlamento ha approvato ieri il Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza italiano. “Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro” da utilizzare in cinque anni, ha precisato Draghi a Montecitorio. Non nascondendo un certo entusiasmo riguardo la portata “storica” del nuovo Piano, che, secondo il Premier, rivoluzionerà il nostro Paese in diversi settori: “i cambiamenti avranno effetti economici e sociali importanti” ha detto il Presidente del Consiglio a Palazzo Madama.

Ma è davvero così? Il Pnrr di Draghi è stato approvato in fretta e furia dal Parlamento, per rientrare nella data limite del 30 aprile, giorno in cui il testo del Recovery Plan italiano verrà inviato a Bruxelles. Secondo Draghi, i tempi proibitivi lasciati alle Camere per l’approvazione del Piano sono stati necessari “per avere subito i soldi”. Ma, di fatto, il Parlamento ha avuto un margine di discussione molto ristretto e non è riuscito ad analizzare le diverse disposizioni del Piano fino in fondo, motivo per cui FdI si è astenuto dal votare la risoluzione di maggioranza.

Ad un’attenta analisi, che non è stata possibile, appare chiaro che il Pnrr di Draghi non segni una particolare discontinuità rispetto alla bozza del Piano presentato a gennaio dall’ex-Premier Conte. Anzi: i fondi destinati a Sanità, Ambiente e Infrastrutture sono diminuiti, senza contare il colpo di spugna su cashback e salario minimo. Inoltre, le sei missioni del Recovery Plan italiano sono rimaste le stesse e anche le loro componenti.

Cosa non convince del Piano di rinascita Draghi: stop a cashback e salario minimo

In realtà, nel Pnrr di Draghi appaiono alcune apprezabili novità. Come sottolineato da Tpi.it, Istruzione e ricerca sono state leggermente potenziate (+1,7% rispetto al totale dei fondi), così come la quota di investimenti in nuovi progetti (dal 69% all’80%), con anche l’aumento del rialzo del Pil grazie al Piano (da +3% a +3,6% del Pil al 2026). Il Pnrr del Premier, inoltre, ha definito con maggiore precisione le riforme della Pubblica Amministrazione e della Giustizia. Il coordinamento centrale è stato affidato al Ministero dell’Economia, mentre Conte l’aveva rimandato ad un decreto ad hoc.

Perciò, cosa non convince del Piano di rinascita di Draghi? Nel nuovo Recovery Plan compaiono diverse novità poco gradite. Scompare totalmente il cashback che, se vorrà essere mantenuto, dovrà pesare sulle casse italiane. Cancellato anche il provvedimento sul salario minimo, che in un primo momento era stato inserito nel Piano (in quanto suggerito dalla stessa Commissione Europea).

Cosa non convince del Piano di rinascita Draghi: meno fondi a Sanità, Ambiente e Infrastrutture

A far storcere il naso, però, è soprattutto la riduzione degli investimenti sulla salute, sull’ambiente e sulle infrastrutture prevista dal nuovo Recovery Plan. Per quanto riguarda la Sanità, nell’ottobre 2020 il Ministro della Salute Roberto Speranza annuciava l’arrivo di un Piano di rilancio del sistema sanitario nazionale dal valore di 65 miliardi di euro. Oggi la dote complessiva è di 20,2 miliardi di euro, di cui 9 destinati al potenziamento di servizi di prossimità e telemedicina, 11,22 per innovazione e digitalizzazione del sistema sanitario.

Discorso simile per l’Ambiente: scendono di 4 punti percentuali i fondi per l’efficientamento degli immobili, ovvero il superbonus 110%, anche se aumentano gli investimenti per la transizione energetica. Sul tema Infrastrutture, calano sia i fondi per l’alta velocità, sia quelli per la logistica.

Leggi anche: Recovery Plan: la Camera approva il Piano ripresa di Draghi, ma FdI si astiene

Cosa non convince del Piano di rinascita Draghi: fondi irrisori alla ricerca scientifica

Cosa non convince del Piano di rinascita di Draghi: pochi fondi alla ricerca scientifica

Una delle critiche principali che la comunità scientifica aveva rivolto al Recovery Plan redatto dal Conte-bis era la scarsità di fondi destinati alla ricerca. Col nuovo Piano di Draghi le cose non sebrano essere cambiate di molto. Gli scienziati, alla notizia che Conte avesse investito per la ricerca soltanto 11,7 miliardi di euro, avevano risposto elaborando il cosiddetto “Piano Amaldi”: una proposta di investimenti in 5 anni, fino al 2026, per rendere più competitiva la ricerca italiana, poco finanziata rispetto a quella degli altri Paesi europei. Con esso, la comunità scientifica proponeva di rendere strutturale un aumento di fondi per la ricerca.

Il tutto è terminato con un nulla di fatto: nel Pnrr di Draghi, il Piano Amaldi non è stato neanche lontanamente menzionato. Quanti fondi sono stati stanziati per la ricerca nel nuovo Recovery Plan? Circa 11,4 miliardi, che dovranno essere utilizzati anche per favorire l’innovazione e la digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. In poche parole, resterà alla ricerca una cifra a dir poco irrisoria.

Cosa non convince del Piano di rinascita Draghi, Burioni: “L’Italia non ha ancora capito l’importanza della ricerca”

La rabbia della comunità scientifica è comprensibile: nonostante la lezione del Covid-19, l’Italia non riesce ancora a dare dignità ad un settore fondamentale come quello della ricerca. Federico Ronchetti, membro dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha scritto su Twitter:

Con il Piano Amaldi chiedevamo 20 miliardi in sei anni. Poi Manfredi ne ha promessi 15. Alla Ministra Messa ne sono stati chiesti 12. Quanti ce ne danno? 4,5 e nemmeno strutturali. 4,5 su 230 miliardi. Il Piano Amaldi omeopatico.

Roberto Burioni, virologo dell’Università Vita-Salute san Raffaele di Milano, esprimendosi sulla questione, ha aggiunto su Twitter:

Se l’Italia non ha capito l’importanza della ricerca neanche nel momento in cui la scienza ci ha letteralmente salvato la vita ed impedito di entrare in un cupo medioevo, allora non c’è più speranza.

Cosa non convince del Piano di rinascita Draghi: Trasporti e Transizione Verde

Cosa non convince del Piano di rinascita di Draghi: Trasporti e Transizione Verde

Come sottolineato da Wired.it, anche gli investimenti sul settore Trasporti hanno provocato diverse perplessità. In un Paese come l’Italia, in cui ancora scarseggiano i collegamenti locali, specie al Sud, sono stati destinati al potenziamento delle linee regionali solo 1,73 miliardi di euro, mentre a quelle ad altà velocità circa 24,97 miliardi. Il Piano di Draghi presenta inoltre un’enorme lacuna: manca del tutto un capitolo dedicato al comparto aereo.

Non convincono neanche gli investimenti destinati alla cosiddetta “Transizione verde”, parte a cui è dedicato quasi il 60% del Pnrr: i fondi per l’economia circolare sono diminuiti del 30%. Senza contare che, come hanno fatto notare molti ambientalisti, nel Piano si parla soprattutto di riciclo, mai di misure per ridurre la produzione di rifiuti.

Il Recovery Plan di Draghi non sembra centrare l’obiettivo di discontinuità rispetto al passato, né quello di riuscire a rappresentare un concreto punto di svolta per il nostro Paese. E se non può essere definito un vero e proprio passo indietro, è anche vero che per molti non rappresenta neanche il passo avanti che ci si aspettava.

Leggi anche: Via libera del Senato al Recovery Plan, Draghi: “Se l’Italia fallisce, l’Ue non farà più politica fiscale comune”

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Asia Buconi
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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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