Via libera del Senato al Recovery Plan, Draghi: “Se l’Italia fallisce, l’Ue non farà più politica fiscale comune”

Dopo l'ok della Camera, ieri anche il Senato ha approvato il Pnrr pensato da Draghi. Ecco cosa ha detto il Premier durante la sua replica a Palazzo Madama.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Recovery Plan: dopo il sì della Camera, ieri anche il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza che dà il via libera alle comunicazioni del Premier Draghi in relazione al Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza italiano. La Camera alta si è espressa a Palazzo Madama con una maggioranza schiacciante: 224 voti a favore, 16 contrari e 21 astenuti.

Tra questi ultimi figurano i senatori di FdI, che, come era accaduto a Montecitorio, hanno deciso di non esprimersi a favore del Pnrr elaborato dal Governo: per il partito di Giorgia Meloni i tempi lasciati al Parlamento per l’approvazione del Pnrr sarebbero troppo stretti. Anche alla Camera l’ok dei deputati è stato netto: il Piano è passato con 442 voti a favore, 19 contrari e 51 astenuti.

Il Piano per il Next Generation con cui l’Italia si candida a ricevere i fondi europei per la ripartenza post-Covid è molto sostanzioso, “nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro” ha precisato Draghi.

Dopo il via libera del Parlamento al Recovery Plan, domani si riunirà il Cdm per l’approvazione definitiva e la trasmissione del testo alla Commissione europea, che dovrà avvenire entro il 30 aprile. La votazione a Palazzo Madama è avvenuta senza particolari problemi, fatta eccezione per le proteste portate avanti da FdI: la Presidente Casellati è dovuta intervenire per richiamare il senatore Ignazio La Russa.

Recovery Plan, Draghi nella replica al Senato: “Collaborazione tra legislativo e esecutivo sarà fondamentale”

Sì al Recovery Plan: “Oggi è un giorno positivo, non è una cosa su cui dispiacersi”, questo l’incipit della replica di Draghi ai senatori dopo la votazione. Scroscianti applusi hanno seguito le dichiarazioni del Premier. Che ha continuato:

Questo Senato è stato protagonista nel Disegno, attraverso le molte consultazioni, le osservazioni. Sarà protagonista nell’attuazione del Piano.

Le riforme del Pnrr saranno adottate con strumenti legislativi: decreti legge, leggi delega.

Il Parlamento avrà un ruolo determinante nella discussione e determinazione del contenuto. La collaborazione tra legislativo e esecutivo sarà fondamentale.

Via libera del Senato al Recovery Plan, Draghi: “Pensate che l’Italia sarà la stessa dopo questo piano?”

Draghi torna poi sulle critiche dovute ai tempi troppo stretti lasciati alle Camere per discutere ed approvare il Pnrr, ribadendo quanto detto in mattinata a Montecitorio, ovvero che il 30 aprile non è una data mediatica, è una data per aver subito i soldi. E sul Recovery Plan ha aggiunto:

Al centro del Piano c’è l’Italia, con le sue qualità che ci rendono orgogliosi e anche le sue ormai storiche fragilità, su cui credo che tutti siamo d’accordo. Dobbiamo trovare il consenso per affrontarle e risolverle. Questo Piano ci dà l’occasione per farlo: è un disegno di un progetto, ci sono tanti numeri e denaro.

Ma è anche un’occasione per farci riflettere: dobbiamo lavorare insieme, col Governo, con gli Enti locali e con tutto il popolo italiano.

Il Pnrr rivoluzionerà l’Italia: Draghi ne è profondamente convinto. Ed ha detto:

Pensate che l’Italia rimarrà la stessa dopo questo Piano? I cambiamenti avranno effetti economici e sociali importanti e si possono attuare soltanto se c’è accordo, se c’è volontà di successo, non di sconfitta.

E di nuovo scroscianti applausi. “Ciò che ci sta davanti è molto complesso. Corruzione, stupidità, interessi costituiti continueranno ad essere i nostri nemici e sono certo saranno combattuti. Altro nemico è l’inerzia, che si è radicata anche per la stratificazione eccessiva di norme che c’è stata negli ultimi 30 anni”: il Recovery Plan cambierà tutto questo.

Leggi anche: Recovery Plan: la Camera approva il Piano ripresa di Draghi, ma FdI si astiene

Recovery Plan, Draghi sul Mezzogiorno: “Sud non discriminato nella ripartizione dei fondi, ma le risorse vanno usate”

Recovery Plan, Draghi sul Mezzogiorno: "Sud non discriminato nella ripartizione dei fondi, ma le risorse vanno usate"

Draghi ha poi spostato il discorso sul Mezzogiorno, l’area che godrà maggiormente dei fondi del Pnrr. Ma nei giorni scorsi non sono mancate le critiche. In particolare, il Governatore campano De Luca ha sottolineato come il Recovery Plan non lo soddisfasse, anche perché “la comunicazione data che hanno destinato il 40% dei fondi al Sud è una comunicazione mistificatoria. Hanno preso 20 miliardi di euro dei fondi sviluppo e coesione, cioè fondi già destinati al Mezzogiorno, e li hanno messi dentro il Recovery Plan. Questo significa che, intanto, ci hanno tolto 21 miliardi. Questi soldi noi non li rivedremo più”.

Revovery Plan e non solo: tutte le risorse destinate al Mezzogiorno

Rispondendo alle critiche, Draghi pone a Palazzo Madama una domanda retorica: “Sono poche le risorse del Recovery Plan destinate al Sud?”. E continua:

Il Mezzogiorno dispone di risorse provenienti da diverse fonti di finanziamento.

Pnrr e il fondo complementare destinano al Mezzogiorno circa 82 miliardi di euro su 206 totali delle risorse ripartibili su basi territoriali: il 40%.

A queste risorse si aggiungono quelle di ReactEu, appositameente attivato dall’Ue per contrastare gli effetti della crisi pandemica: su 13,5 miliardi di euro destinati all’Italia, al Mezzogiorno andranno 8,5 miliardi di euro, per iniziative nel settore delle politiche del lavoro e dell’inclusione sociale, della salute e della ricerca.

Il Mezzogiorno potrà godere anche delle risorse stanziate dal bilancio dell’Ue per i fondi strutturali e per lo sviluppo rurale e la pesca. Unitamente, al Mezzogiorno andranno anche le risorse del cofinanziamento a carico del bilancio statale: circa 60 miliardi di euro su 85.

Senza dimenticare che il Mezzogiorno potrà beneficiare di ulteriori 9,4 miliardi dello scostamento di bilancio approvato dal Parlamento per la realizzazione dell’alta velocità (Linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria).

Ulteriori risorse per il Sud provengono dal fondo sviluppo e coesione: per il 2014-2020, 24 miliardi di euro sono andati al Sud su un totale di circa 30, programmati ma non ancora impegnati, mentre la programmazione 2021-2027 ha assegnato al Mezzogiorno 35 milardi su un totale di 44. Draghi ha aggiunto:

La prima lezione che si trae è che il Sud non è stato discriminato nella ripartizione dei fondi. La seconda è che le risorse saranno sempre poche se uno non le usa.

Per usarle le riforme aiuteranno, ma c’è bisogno di superare una storica inerzia, soprattutto nella fase di progettazione: il Pnrr ha previsto gruppi di lavoro proprio per questo, se graditi.

E in risposta a De Luca, che accusava il Governo di aver “derubato” il Sud dei 20 miliardi di euro dei fondi sviluppo e coesione, Draghi risponde: “Oltre 1,2 miliardi del fondo di intermodalità e logistica integrata, pari al 44% del totale, appare destinato ai principali porti del Mezzogiorno: queste risorse sono nuove, non del fondo di coesione e sviluppo”.

Recovery Plan, Draghi: “Una sconfitta sul Pnrr sarebbe grave, l’Ue non farebbe più politica fiscale comune”

Recovery Plan, Draghi: "Una sconfitta sul Pnrr sarebbe grave, l'Ue non farebbe più politica fiscale comune"

Sono stato rimproverato di aver rimosso gli stimoli per i Governi a fare le riforme, perché si crede che le riforme si fanno solo strozzando i Paesi con i tassi di interesse alti. Ma non è così. Non c’è relazione tra riforme e tassi di interesse: oggi faremo le riforme coi tassi pari a zero. Perchè? Perché c’è il Pnrr, che inaugura una diversa stagione di politica fiscale e di bilancio a livello europeo”. Continua Draghi:

Questa è una scommessa che facciamo in Europa: la scommessa è sulla capacità di spendere bene questo denaro.

L’Italia è in prima fila, è quella che ha tirato di più da questo fondo.

L’Italia sarà responsabile del successo o della perdita della scommessa.

Una sconfitta su questo fronte è grave per noi e per il futuro dell’Europa, che non sarebbe più disposta a fare una politica fiscale comune, a mettere i soldi insieme. Fare politica fiscale comune torna a nostro beneficio: siamo uno dei paesi più fragili dell’Ue.

Leggi anche: Il Governo agevola l’accesso al Superbonus 110%: tutte le novità

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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