Coronavirus, è ufficiale: “Gli uomini sono più vulnerabili”

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Il genere maschile è più vulnerabile a Covid-19. Marina Ziche e Amelia Filippelli dell’Unità di crisi della Società italiana di farmacologia (Sif) su SArs-CoV-2 mostrano le ragioni scientifiche delle differenze del rischio di infezione fra sesso maschile e femminile e della gravità della malattia in entrambi i sessi: “adesso abbiamo dati per confermarlo: l’enzima che il virus sfrutta per entrare nelle cellule è più espresso nell’uomo”.

Le donne sono più forti nei confronti delle infezioni

Spiegano le esperte in una nota:

Le donne, forse per ragioni evolutive, sono naturalmente più forti nei confronti delle infezioni. E non dimentichiamo che la donna ha due cromosomi X, uno in più rispetto all’uomo, e molti dei geni legati all’immunità si trovano proprio sui cromosomi X, fornendole il doppio di queste risorse. Infine, gli ormoni sessuali: il testosterone, ormone sessuale maschile, è generalmente un immunosoppressore, mentre gli estrogeni, importanti ormoni regolatori sessuali femminili, tendono a essere immunostimolanti.

In Cina uno studio clinico tra gennaio e febbraio 2020 ha analizzato 4880 soggetti asintomatici o sintomatici per la patologia respiratoria nell’ospedale di Wuhan, si è evidenziato che la positività al coronavirus nella popolazione maschile e anziana aveva decisamente tassi più alti.

Non si esclude che questa significativa differenza, mantenuta tra popolazioni di diversi Paesi, possa essere legata anche a diverse abitudini e stili comportamentali come il fumo. I dati ci confermano che questo ceppo di coronavirus predilige i maschi e specifiche fasce di età, manifestando una chiara indicazione di genere che merita grande attenzione mentre si stanno sperimentando farmaci e vaccini.

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I dati italiani

L’Istituto superiore della sanità rispetto ai dati raccolti fino allo scorso 24 marzo su Covid-19 evidenzia come i maschi rappresentino il 57,8% degli infetti e le femmine il 42,2%. La differenza tra i generi diventa più rilevante se si esaminano i numeri dei decessi e le fasce di età: il 70,9% sono maschi mentre le femmine sono il 29,1% e con una mediana per l’età di 78 anni negli uomini rispetto agli 82 delle donne. Ribadiscono le esperte:

Una questione di genere che non deve essere disattesa nell’affrontare questa pandemia. Come interpretare questi dati e cosa ci suggeriscono rispetto alle strategie terapeutiche e di prevenzione? Gli anziani sono più vulnerabili e, nei piani sanitari nazionali, questa fragilità è alla base delle campagne vaccinali che ogni anno cercano di prevenire le evoluzioni infauste delle sindromi influenzali.

Gli uomini hanno un tasso di mortalità decisamente più alto

Per concludere le esperte sintetizzano il rischio decisamente più alto del sesso maschile anche per il decorso della malattia:

L’analisi dell’Iss ha mostrato che gli uomini avevano un tasso di mortalità significativamente più alto, e manifestavano una sintomatologia peggiore, indipendentemente da età, sintomi e comorbilità, rispetto alle donne. Quindi gli uomini, soprattutto se anziani, sono più vulnerabili delle donne alle infezioni virali e alle loro evoluzioni negative.

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