Usa, Apple controllerà i dispositivi per combattere la pedopornografia: quali sono i rischi?

Apple ha introdotto un algoritmo per visionare e analizzare i contenuti di I-Phone, pc e tablet, al fine di scovare materiale pedopornografico. Gli esperti in materia avvertono: si rischia di colpire persone innocenti e i governi potrebbero farne un uso distorto.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Dispositivi Apple sotto sorveglianza: pochi giorni fa è arrivata la decisione di Apple di scansionare tutti gli I-Phone presenti negli Stati Uniti per scovare l’eventuale presenza di materiale pedopornografico.

Al momento la novità riguarda solo gli Stati Uniti, ma ben presto verrà estesa in tutti i paesi. Il colosso americano ha infatti comunicato la notizia di passare al setaccio tutti i suoi telefoni.

L’accordo per sorvegliare i dispositivi Apple è stato firmato con il Centro Nazionale per i bambini sfruttati e scomparsi, al fine di prevenire situazioni di abuso sui minori.

Con così tante persone che utilizzano i prodotti Apple, queste nuove misure di sicurezza hanno un potenziale salvavita per i bambini.

Queste le parole di John Clark, Presidente e Ceo del National Center for Missing and Exploited Children.

Nell’ultimo decennio, il fenomeno della pedopornografia è cresciuto drasticamente: basti pensare che in questo periodo, i reati di pornografia minorile sono aumentati del 333%. Solo nel 2017 sono stati individuati circa 800.00 Urls contenenti immagini di abusi. L’impatto della pandemia ha peggiorato la situazione: nel 2020 i dati relativi all’adescamento di minori sono stati del più 110% rispetto al 2019.

Controllo dispositivi Apple: come funziona?

Controllo dispositivi Apple: come funziona?

Il software in questione è stato battezzato con il nome di NeuralMatch. Si tratta di uno strumento progettato per scansionare le immagini o i video prima che vengano caricati su I-Cloud.

Questo meccanismo è reso operativo da un sistema, il NeuralHash. L’I-Phone leggerà ogni singolo Hash (una sorta di impronta) per ogni foto e lo comparerà con le immagini pedopornografiche contenute nel database dell’Istituto contro lo sfruttamento dei minori.

Ciò significa che le nostre foto non saranno guardate direttamente ma che verrà visionato il loro Hash. Inoltre, se dovesse essere trovata una corrispondenza tra le foto, l’immagine sarà analizzata da una persona fisica. Una volta confermato il reato, l’account verrà reso inattivo e partirà una segnalazione al Centro Nazionale.

Nella pagina ufficiale di Apple si possono trovare più dettagli riguardo questo nuovo strumento.

Tuttavia, c’è chi pensa che questa invasione di privacy, legata al controllo dei dispositivi Apple, per tutelare giustamente i più piccoli, possa essere meccanicamente adoperata per scopi ritenuti più nefasti.

Quali sono i rischi per la nostra privacy?

Quali sono i rischi per la nostra privacy?

La totale inversione di marcia di Apple di entrare nella nostra privacy e di avere accesso alla nostra intimità preoccupa molto.

Il rischio che un’immagine innocua possa essere confusa per materiale illecito è molto alto. Ogni volta che i sistemi sono stati impegnati per questa delicata operazione, da Facebook a Instagram, hanno sempre fallito, fraintendendo il contenuto delle foto. Sicuramente lo strumento utilizzato in questo caso è diverso, ma non significa che sia libero da errori o falle nel sistema.

L’effetto collaterale di questa decisione è che i governi potrebbero iniziare a fare pressione alla Apple per segnalare eventuali ricerche su manifestazioni, sabotaggi o meme di protesta politica.

Questo strumento rappresenta un vantaggio se utilizzato sui telefoni per scovare materiale illegale, ma se finisse nelle mani di un governo potrebbe minare seriamente la libertà dei suoi cittadini.

Nell’ultimo decennio infatti, il fenomeno della pedopornografia è cresciuto drasticamente: basti pensare che in questo periodo, i reati di pornografia minorile sono aumentati del 333%. Solo nel 2017 sono stati individuati circa 800.00 Urls contenenti immagini di abusi. L’impatto della pandemia ha peggiorato la situazione: nel 2020 i dati relativi all’adescamento di minori sono stati del più 110% rispetto al 2019.

Controllo dispositivi Apple: il parere degli esperti

L’Ex tecnico della Cia, Edward Snowden, che nel 2013 rese pubbliche le informazioni relative ai sistemi di sorveglianza mondiale, ha duramente criticato la scelta di scansionamento delle immagini dei dispostivi Apple. Ha detto:

Non importa quanto sia bene intenzionata Apple, con questo sistema la società sta implementando una sorveglianza di massa in tutto il mondo.

Se possono cercare materiale pedo pornografico oggi, possono cercare qualsiasi cosa domani.

Hanno trasformato un trilione di dollari di dispositivi in iNarcs e senza chiedere il permesso.

Simili sono state le parole della consulente per la Cyber Security dell’American Civil Libery Union:

Sebbene mossa da buoni fini, Apple ha di fatto messo in piedi un’infrastruttura che, in cattive mani, può facilmente essere sovvertita creando un sistema di sorveglianza globale di tutte le nostre comunicazioni.

Controllo dispositivi: l’esempio del pericoloso caso Pegasus

La società di sorveglianza con base in Israele NSO Group ha distribuito Pegasus, software di spionaggio in grado di individuare criminali e terroristi.

L’azienda sostiene che il sistema, prima di essere venduto ai governi, compiva delle valutazioni legate al tema dei diritti umani per essere certa di garantirne il giusto utilizzo.

Dalla indagini emerse, però, risulta uno scenario molto diverso. Dalla lista dei telefoni messi nel mirino, si evince che i clienti dell’azienda non erano solo interessati alla cattura di criminali e terroristi, ma anche all’attività di giornalisti, attivisti, figure religiose, Presidenti e Ministri.

Nell’elenco è comparso pure il numero di un giornalista messicano, Cecilio Pineda Birto che poco dopo essere stato inserito nella lista è stato ucciso. Il suo telefono non è mai stato ritrovato. Ovviamente nessun esame ha mai potuto stabilire se il suo dispositivo sia stato violato.

Il caso Pegasus mostra in modo esemplare come sia facile manipolare uno strumento nato per garantire la tutela dei cittadini. In questo senso, quanto deve preoccupare la decisione di Apple?

Leggi anche: Apple e le nuove misure sulla Privacy: il mondo della pubblicità online trema

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