Chivasso, infermiera No vax: “Il mio corpo si difende da solo. Meglio senza stipendio che morta”

“Il virus è strumentale per instaurare dittatura sanitaria e negare i diritti”: la pensa così Barbara Squillace, l’infermiera No vax di Chivasso, in provincia di Torino, paesino dove a pensarla come lei sono veramente in molti.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Barbara Squillace, infermiera No vax, è da qualche tempo il nuovo volto della protesta dei negazionisti di Chivasso, un paesino in provincia di Torino, famoso alle cronache per essere, appunto, uno dei riferimenti No vax più copiosi e partecipati d’Italia.

Prima delle rivendicazioni dell’infermiera, diversi giornali e programmi si sono occupati di un altro personaggio particolare di Chivasso, la ristoratrice degli “aperitivi disobbedienti” Rosanna Spatari, ormai vera e propria diva nella zona.

Cosa hanno in comune queste due signore? Parlano di Covid come di “un virus strumentale” voluto e creato da generici “loro” al fine di “instaurare una dittatura sanitaria e negare i diritti dei cittadini”.

Dunque, sostengono la crème della crème delle tesi complottiste, convinte che il vaccino sia “arma” dei potenti contro il popolo. E a loro fanno eco centinaia di cittadini chivassesi, convinti di ascoltare, almeno nelle parole della signora Spatari, la verità dei fatti.

Barbara Squillace, l’infermiera No vax di Chivasso: “Nessun dubbio, io non mi vaccino”

infermiera no vax barbara squillace

“Il mio organismo si difende da solo. Faccio una vita sana: non bevo, non fumo, vado al mare, faccio vita all’aria aperta e ho sviluppato gli anticorpi” sostiene l’infermiera No vax Barbara Squillace in un’intervista alla Stampa.

La signora Barbara è convinta, inoltre, che si “stia inoculando nelle persone una terapia genica che avrà effetti pazzeschi tra qualche anno”.

Non si parla, dunque, solo di sicurezza del farmaco o di effetti secondari ancora poco indagati. Barbara Squillace e con lei, a suo dire, molti altri infermieri, parlano di complotti ai danni della popolazione. Dice ancora l’infermiera No vax Squillace:

Non sono la sola infermiera dell’ospedale di Chivasso che ha detto no al vaccino.

Noi tutti che abbiamo lavorato in reparti Covid, e non ci siamo ammalati, abbiamo capito che il nostro corpo aveva sviluppato gli anticorpi per difendersi.

Siamo un bel gruppo. E continueremo ad andare dritte per la nostra strada.

Sì, ma per quanto tempo ancora Barbara e i suoi colleghi potranno andare avanti nel perorare la loro causa?

Ha ragione la signora Squillace quando parla di “un bel gruppo” di persone. Quello di medici e infermieri No vax nella regione Piemonte, infatti, è un vero e proprio caso, sul quale la stessa Regione ha ritenuto di dover intervenire.

Leggi anche: “Non voglio fare il vaccino”: ecco cosa rischia davvero chi rifiuta di immunizzarsi

Infermiera No vax, l’Asl Piemonte: “Il licenziamento non è eccessivo se non ci sono alternative”

Di circa 56mila sanitari in tutto il Piemonte, in 20mila hanno rifiutato il vaccino. Ed è notizia di questi giorni che le Asl della Regione abbiano deciso di sospendere il personale sanitario che rifiuta la vaccinazione. La soluzione ultima ventilata comprende anche il possibile licenziamento di questi 20mila, con il rischio, però, di andare a creare un serio ammanco alla sanità del territorio.

Sulla questione si è espresso anche Alberto Cirio, presidente della Regione, che con riferimento alla legge Cartabia ha detto:

Tutti mestieri hanno degli obblighi e gli obblighi li dobbiamo rispettare. Si tratta di una legge dello Stato.

Un’eventuale riduzione di personale sanitario? Queste persone verranno prima segnalate, poi spostate verso altre mansioni, ultima ratio la sospensione.

Il licenziamento non è eccessivo se non ci sono alternative. Se uno non vuole vaccinarsi e non accetta lo spostamento verso altre mansioni, non restano alternative al licenziamento.

Di questi 20mila non tutti fanno parte dell’azienda ospedaliera. Molti, anzi, sono liberi professionisti che rispondono a diversi ordini professionali e a questi risponderanno a seconda dell’albo di appartenenza.

Ma, soprattutto, di questi 20mila non tutti sposano alla lettera le tesi dell’infermiera No vax che non indossa la mascherina fuori dall’orario di lavoro, che paragona l’obbligo vaccinale per i sanitari alle leggi naziste e che, sui suoi canali social, scrive categoricamente: “Nessun dubbio, io non mi vaccino”.

“Non facciamo finta di nulla” si era limitato a dire sulla vicenda il commissario dell’Asl To4, Luigi Vercellino, lo scorso aprile. E così si spera di rimediare alla confusione creata.

Leggi anche: Identikit No Vax: ecco chi sono e cosa vogliono i negazionisti del vaccino

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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