Chi è Cristina Torres Cáceres, autrice della poesia apparsa dopo l’addio a Giulia Cecchettin

I versi della poetessa Cristina Torres Cáceres, postati su Instagram da Elena Cecchettin, sorella di Giulia, sono diventati un grido di denuncia contro il femminicidio condiviso da migliaia di persone sui social. Ci si chiede chi sia l'autrice e come siano nati i suoi versi.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin sono apparsi ovunque, divenendo virali, i versi della poesia “Se domani non torno” dell’architetta e femminista peruviana Cristina Torres Cáceres, tratte da un suo testo scritto 6 anni fa. Si tratta di una poesia sotto forma di lettera alla propria madre che ricorda i nomi di tante figlie come lei, assassinate in modi terribili a prescindere dall’età, da come si vestivano o si trovavano.

L’attivista in una recente intervista a Domani ha raccontato che la sua poesia continua a risuonare in diversi luoghi del mondo e che ogni tanto ridiventa virale, purtroppo in occasione della scomparsa di un’altra donna. Questa volta i messaggi e le e-mail le sono giunti dall’Italia.

Chi è Cristina Torres Cáceres

Cristina Torres Cáceres è un’artista e attivista peruviana, da anni impegnata per i diritti delle popolazioni indigene e per l’ambiente. Ha studiato architettura presso la UPC – Universidad Peruana de Ciencias Aplicadas, ed è fidanzata con un ragazzo di nome Joaquín Márquez Ruesta.

Attualmente vive in Perù, e non sono note ulteriori informazioni riguardo alla sua carriera e alla vita privata. Prima di novembre 2023 Cristina Torres Cáceres era sconosciuta al pubblico italiano.

La poesia “Se domani non torno” in cui tante donne si identificano

Chi è Cristina Torres Cáceres, autrice della poesia virale_

La poesia “Se domani non torno”, che ha scritto Cristina Torres Cáceres e ha fatto il giro del mondo, risale al 2011, anno in cui la protagonista, rivolgendosi alla madre, le chiede di “distruggere tutto” in caso dovesse essere vittima di femminicidio. Il testo è stato scritto dopo la morte di Mara Castilla, uccisa da un autista, e utilizzato anche nelle manifestazioni del movimento Ni una menos nato in Argentina il 3 giugno 2015.

Cristina Torres Cáceres non avrebbe mai immaginato che la sua poesia, scritta in un momento di dolore e di getto, potesse divenire una sorta di manifesto femminista contro la violenza di genere. Racconta così al riguardo, lasciando intendere che il suo non è un desiderio di gloria ma di condivisione:

Non mi considero una poeta, scrivo cose come le sento e le penso. Davvero mai avrei immaginato di poter diventare la voce anche di una sola persona diversa da me.

Ma come puoi sentirti orgogliosa sapendo che qualcosa di così duro e straziante è così profondamente sentito e che così tante donne ci si identificano?

Ogni volta che torno a sentir parlare della poesia, qualcosa si spezza dentro di me perché significa che ce ne hanno portata via un’altra.

Per quanto ancora continueremo a piangerle con questa poesia? Starò davvero bene il giorno in cui nessuno dovrà più usarla, il giorno in cui ci sarà davvero l’ultima.

Nel frattempo non dirò mai di non condividerla: usatela come ritenete opportuno, per piangere, per urlare, per soffrire ad alta voce o in silenzio. Non è solo mia, appartiene a tutte le persone che ci si identificano.

Il testo integrale della poesia di Cristina Torres Cáceres, divenuto virale

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
Ma, per carità, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

Cristina Torres Cáceres

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