Discriminazione inversa: abusato viene rifiutato dal Centro antiviolenza perché uomo

Al Centro antiviolenza di Vicenza, un giovane 20enne, vittima di uno stupro è stato respinto in quanto uomo perché la legge lo consente. Ma da quando l'assistenza e il supporto vengono fornite in base al genere sessuale?

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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La vicenda accaduta nel Centro antiviolenza di Vicenza ha dell’incredibile. Un ragazzo di 20 anni, si è rivolto all’ente, dopo aver subito una violenza sessuale, peccato però che è stato respinto in quanto uomo.

La legge regionale infatti non prevede l’attivazione del protocollo del codice rosa per i maschi vittime di stupro.

Non solo si tratta di una vera e propria discriminazione ai danni di tutti gli uomini, ma di una stigmatizzazione nutrita dalla società stessa.

Siamo così abituati a pensare allo stupro in termini esclusivamente femminili che quando accade ad un uomo gli voltiamo le spalle. Uno stupro non ha genere e le sue vittime vanno assistite indipendentemente dalla categoria sessuale di appartenenza.

Centro antiviolenza rifiuta ragazzo violentato perché uomo: la vicenda

Il giovane dopo aver subito una violenza sessuale da parte di un uomo conosciuto su internet, si è rivolto al Centro antiviolenza di Vicenza per ricevere supporto e assistenza.

Dopo essersi recato al Pronto soccorso ed essere visitato, il ragazzo si è dovuto scontrare con l’assurda legislazione della regione. La legge, istituita nel 2013, prevede che gli sportelli di aiuto e ascolto vengano attivati solo in presenza di donne.

Le vittime “femmine” possono utilizzare e ricevere assistenza pubblica, consultare un legale ed essere indirizzate su percorsi d’uscita. Le vittime “uomini” invece non possono rivolgersi a nessuno.

Il Centro antiviolenza ha spiegato al ragazzo che non esistono leggi in quella regione che tutelino le violenze sui maschi, come se lo stupro fosse solo roba da donne.

“Violenza accertata, aiuto rifiutato”: la risposta del legale

Alessandra Bocchi, l’avvocato della vittima, ha denunciato tutta la vicenda accaduta nel Centro antiviolenza di Vicenza. Ha definito il tutto “davvero incredibile che un servizio di supporto pubblico, specie per determinati casi, non venga estesa anche a soggetti maschi”.

La legale ha poi descritto tutto quello che ha dovuto sopportare un giovane, vittima non solo di una violenza sessuale, ma anche di un sistema becero e a questo punto sessista.

Il ragazzo è molto timido e in condizioni economiche non in grado di consentirgli attraverso una struttura privata un percorso di elaborazione della violenza subita.

Si è recato al pronto soccorso, dove la violenza sessuale è stata riscontrata. Ma in mancanza di una legge che contemplasse anche gli uomini non è scattato il codice rosa o rosso.

Si è recato al Ceav, il Centro di aiuto per la violenza che ha sede a Vicenza, ma gli è stato detto che non ha diritto ad alcun aiuto perché la legge regionale non contempla gli uomini.

Il supporto e l’assistenza in caso di violenza sessuale devono essere garantiti a tutti

L’avvocato Bocchi ha deciso di istituire un tavolo di lavoro per poter garantire anche agli uomini le adeguate cure in caso di stupro.

Sto preparando una istanza scritta indirizzata alla Regione del Veneto, specificatamente agli assessori Lanzarin e Donazzan, per armonizzare la normativa regionale che deve coinvolgere nelle azioni di supporto non solo le donne, ma anche gli uomini vittime di violenza sessuale.

Inoltre, la legale sta seguendo un altro caso simile di abbandono da parte dello Stato nei confronti di un soggetto che ha subito violenza da parte di un uomo.

La violenza sessuale non si può identificare con il genere

Tutta questa vicenda ci fa ripiombare in una serie di tristi e gravi stigmatizzazioni.

  • La prima: la più atroce di tutte, è che non è prevista una Legge regionale, almeno per il Veneto, dove siano presenti sportelli di aiuto nei confronti di uomini che hanno subito violenza sessuale.
  • La seconda: l’assistenza e il supporto scattano immediatamente se la vittima dello stupro è una donna. Quasi come se si identificasse un male tremendo e orrido, quello dell’abuso fisico, con il genere femminile. Della serie: le donne in quanto essere fragili e vulnerabili possono subire atti spregevoli, gli uomini in quanto essere forti e vigorosi, non possono subire simili atti.
  • La terza: dal momento che maschi sono dominati e controllati dal testosterone, dovrebbero accoppiarsi o perlomeno intrattenere rapporti fisici solo le donne. Quando invece accade il contrario, per quella che si può definire libertà sessuale soggettiva, ovvero che uomo sia attratto da un altro uomo, la risposta della società è una sola: una bella porta in faccia a chi chiede aiuto e sostegno.

Limitare i danni un sistema che etichetta le vittime a partire dal genere sessuale è vergognoso e disumano. Sensibilizzare, informare ed educare ad un approccio più libero che non preveda un tipo di assistenza in base alle categorie, maschio-femmina, è doveroso ed obbligatorio.

Leggi anche: Perché nel 2022 ci sono ancora vittime di stupro?

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