Il centenario di Pasolini e quella profezia tremendamente vera sulla forza del potere

A cento anni dalla nascita, le riflessioni e le denunce di Pasolini verso una società incancrenita dal potere sono più attuali che mai. Il profeta del XX secolo aveva previsto parte dei mali che attanagliano la nostra esistenza.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Il centenario di Pasolini ricorre il prossimo 5 marzo. A Bologna nel 1922 nasceva l’icona pop dell’intellettualismo italiano. Poeta, narratore, regista e critico di fama mondiale ha attirato su di sé le critiche infernali della media borghesia. Figlio dell’arida convenzionalità della letteratura tradizionalista, rifiutava a priori i modelli strutturali del romanzo borghese e concedeva ai suoi scritti di materializzarsi e fondersi in generi inconciliabili ma simmetrici, inventando nuove ed originali forme espressive.

Imprevedibile, torbido, antitetico e fortemente anticonformista si è distinto dagli autori del suo tempo per una spiccata denuncia della complicità tra la società, il potere e il consumo di massa.

È riuscito con la sua opera di deformazione e formazione della realtà, a metterci in guardia dall’overdose di potere tipica della struttura capitalista.

Centenario di Pasolini: il potere è solo questione di Petrolio

Il centenario di Pasolini ci ricorda una delle personalità più originali della letteratura italiana. Poeta apocalittico, ma allo stesso tempo proibitivo è stato capace di svelare una nuova forma di realtà e di far riflettere le masse. Fanatico marxista ha concentrato tutto il suo pensiero nella negazione politica e ideologica della coscienza del consumismo, anticipando il degrado della nostra società.

Per comprendere la profezia del pensiero, basta riflettere sull’ultima sua opera incompiuta, Petrolio. Un romanzo violento, i cui capitoli sono chiamati appunti, che denunciano i poteri laceranti della società italiana. I contenuti riproiettano l’intera vita dei personaggi che hanno abitato Pasolini, dilaniato dai contesti politici, dalle conseguenze del boom economico e dagli effetti dello stragismo. L’autore incarna se stesso e la società contemporanea italiana.

Nel gennaio del ’75 aveva dichiarato alla stampa:

Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Basti sapere che è una specie di summa di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie.

L’opera è il prodotto incompiuto di un travagliato parto tra la corruzione di uno stato, soggiogato da un influsso dittatoriale, e il regime criminale e monopolistico dell’uomo. Il saggio si configura come un’accusa alla società capitalista, capace solo di distruzione. Petrolio, infatti, racchiude sia le caratteristiche di un combustibile che genera un infallibile produzione economica su cui si fonda l’intero sistema sociale sia l’artificio attraverso il quale le economie mondiali comprano gli interessi dei paesi mettendo a rischio la salute di ambienti e persone.

L’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al c**o, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.

Attraverso Petrolio, l’autore ripercorre gli aspetti più cupi della società moderna, mettendoci anticipatamente in guardia dalle multinazionali, dalle cospirazioni mafiose, dai gruppi di fascisti e di terroristi. Il testo descrive i principali disastri causati dalla politica italiana, riuscendo a preannunciare non solo un modello societario costituito dal consumismo e dalla lotta per il lavoro, ma arrivando persino a prevedere la terribile strage di Bologna, descritta sotto forma di visione.

La bomba è fatta scoppiare: un centinaio di persone muoiono, i loro cadaveri restano sparsi e ammucchiati in un mare di sangue, che inonda, tra brandelli di carne, banchine e binari. La bomba viene messa alla stazione di Bologna.

Il nemico numero uno per Pasolini è il potere che viene percepito come veleno da estirpare da una bestia feroce e spietata, la classe dirigente, organizzata secondo le logiche del profitto. Il comando, la supremazia e il dominio vengono considerati i punti cardine dell’ideologia di massa che ha omologato e appiattito la vita degli italiani. Il poeta aveva individuato il pericolo nel cambiamento dei costumi costretti a subire la pochezza dell’immagine e dallo stress sul lavoro.

Petrolio, in un certo senso, rappresenta un lascito testamentario, in cui lo scrittore ci esorta a tenere sempre sveglia la nostra facoltà di giudizio per evitare di cadere nella bocca malata e corrotta della società e dei potenti.

Pasolini e l’avversione per la figura del leader

All’interno del pensiero pasoliniano tutto ruota intorno al concetto di potere, il cui influsso sociale, è modificato dall’avvento dei nuovi modelli di comunicazione, la televisione e la radio, che subiscono, prima la frattura e poi, la trasformazione in un nuovo modello di massa che farà cambiare faccia alla politica italiana.

Il processo di transizione dal vecchio al nuovo consumismo è guidato dal passaggio della collettività, in favore dell’individualismo, ponendo le basi per quella che sarà comunemente chiamata la figura del leader. I partiti politici, secondo Pasolini, cominciano a privilegiare la figura individualista del capo che detiene ed esercita a suo piacimento il potere.

Questo piccolo, ma letale mutamento di prospettiva, getterà le fondamenta per una politica incentrata sul singolo personaggio. Mussolini, Berlusconi, Prodi e Salvini sono stati tutti fautori di quel protagonismo che ha agevolato il singolarismo nella politica italiana, alimentato dalla propaganda diffusa dalla tv.

I leader sono tutti diventati portavoce di quell’edonismo tanto odiato da Pasolini che ha persuaso le masse simulando conforto, calma e fiducia.

Nell’articolo destinato al Corriere della sera nel 1973 scriverà:

Gli Italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o meglio, di salvezza della miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?

Pasolini è il Greta Thunberg del passato?

Il centenario di Pasolini ci permette di immergerci nella visione futuristica del poeta che aveva previsto, nell’opera Petrolio, anche il problema del disastro ambientale. Racconta nei capitoli uno scenario a dir poco devastante causato dal dominio capitalista, denunciando il problema del disastro ambientale.

L’ambiente in cui si ritrova, influenzato dalle medesime sovrastrutture che reggono il potere, è inquinato e distrutto dal nuovo modello produttivo che impone la sua egemonia alle leggi della natura.

Questa descrizione ci spiega come Pasolini avesse previsto lo sgretolamento del sistema ambientale, provocato dall’egoismo e dalla presunzione delle multinazionali, interessate al solo profitto economico.

Leggi anche: Come il capitalismo ha rovinato i sogni dei giovani italiani

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