Angela, minacce e insulti dopo “Non ce n’é Coviddì qui”. No, non andrà tutto bene

Angela, dopo l'intervista alla spiaggia di Mondello a maggio, è stata coperta di minacce e insulti. La prova che non solo non siamo diventati migliori, ma che la deriva d’odio e l’abbrutimento della società vanno a gonfie vele.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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“Non c’è n’è covviddì qui”. Immagino che tutti abbiamo sentito questa frase da qualche parte nel mondo digitale o televisivo o addirittura per radio. Tutto inizia da un servizio andato in onda su Canale 5 sul programma di Barbara d’Urso “Live – Non è la d’Urso” che intervistava le persone in spiaggia a Mondello il giorno dopo la fine del lockdown, tra cui la nostra protagonista Angela. Angela, a Mondello dirà quello che si attesta essere il tormentone cardine da due mesi a questa parte: “Non c’è n’è covviddì qui”, Covid qui non c’è. Ci verrà spiegato dopo in interviste, integrazioni e contro interviste sia della protagonista, che avrà l’interesse a spiegarsi, sia dei vari medium mediatici forse troppo spesso zelanti, che il messaggio era più articolato di così. Che in Sicilia i casi erano stati molto pochi rispetto all’Italia, che si poteva ricominciare a vivere, piano certo e con tutte le precauzioni del caso, ma a respirare. Ma era tardi, la velocità di alcuni equilibri odierni è strabiliante. Il meccanismo mediatico nato a distruzione di una persona era già in atto, forte.

Il primo passo nell’evoluzione dell’etica è un senso di solidarietà con altri esseri umani. Albert Schweitzer

Non si può essere migliori a meno che non lo si voglia

Oggi Angela è la prova vivente che non andrà tutto bene, che non saremo migliori, che le rivoluzioni essenziali e valoriali non accadono, a meno che non le facciamo accadere noi. Angela, mentre si trovava in spiaggia disse la fatidica frase che lì Covid non ce n’era. Con l’inconfondibile accento siciliano. Tanto è bastato. Tanto da far sì che il mastodontico mostro informe e squallido prendesse vita. Insulti, minacce di morte, canzoni, parodie e addirittura un videogioco su internet, gente per strada che gli urla dietro a lei e alla sua famiglia. Tutto questo, e di più. Non è servito poi a molto correre ai ripari, se quella era l’intenzione, di alcuni esponenti televisivi che in prima persona forse avevano contribuito a questo clima. Il mostro si era eretto in tutta la sua mefitica gloria, fatta di odio, frustrazioni, livore e ipocrisie. Angela la sua preda, una donna tanto più, molto spesso la preda prediletta di questi abomini.

 Calunniatori sono anche di solito vigliacchi. Ippolito Nievo

Leggi anche: Educazione digitale, le scuole contro il cyberbullismo

Una famiglia come tutte

Disoccupata, marito con reddito di cittadinanza e una bambina. Una famiglia italiana come tante, tantissime, infinite quasi. Una famiglia fatta di amore, gioie e dolori atroci, come molte, forse anche di più come ci racconterà lei in seguito. A braccio con le altre famiglie italiane (e globali), questo Covid ha messo a dura prova la tenuta emotiva e economica del nucleo familiare di Angela. E quindi, nei cinque secondi in cui lei esprime la sua esasperazione dicendo che il Covid lì in Sicilia non c’era, intendendo probabilmente che era in fase di regressione (3.300 casi circa segnalati), è diventata lo zimbello di un intero paese. Possiamo ovviamente non essere d’accordo con ciò che ha detto, soprattutto se toccati nel personale dalla tragedia pandemica. Ma non così. Così si è bestie che non sanno empatizzare e comunicare. Un paese che doveva riscoprire il suo animo nobile e solidale lì dove la tragedia aveva colpito. E dove invece, ancora una volta, ancora e ancora, cede il passo al bullismo più becero, allo squallore più basso e alla totale assenza di maturità empatica.

Quindi forse una parte della nostra istruzione formale dovrebbe educarci all’empatia. Immaginate quanto sarebbe diverso il mondo se, infatti, ci fossero: lettura, scrittura, aritmetica, empatia. Neil deGrasse Tyson

Una lezione difficile da imparare quella di Angela

Questo cosa significa, cosa ci da come risultato? Che non andremo da nessuna parte. Che anzi, regrediremo, che lasceremo ai nostri figli un mondo fatto di dolore, arida apatia e sordo alle sofferenze e ai bisogni del prossimo. Come sempre, si può andare dalla politica, dalla società, perfino dal mercato finanziario, ma ogni qualvolta si cerca un responsabile di questo totale sfacelo sociale, bisogna farsi un’analisi profonda e interiore, perché il colpevole potrebbe essere lì di fronte noi, allo specchio che ci fissa. Perché noi siamo l’esempio di ciò che vorremo fosse giusto nel mondo. Perché noi siamo i primi responsabili di tutto ciò che ci accade intorno. Perché, senza di noi, ciò non accadrebbe. Perché altrimenti il caso di Angela non sarebbe esistito, e sarebbe stato solo frutto della mente di due cretini, e subito si sarebbe sgonfiato. Perché se Angela è stata vittima di bullismo mediatico in televisione, sulle radio e su internet, è anche colpa nostra.

Ancora molta strada da fare

Che educazione cerchiamo di insegnare ai nostri figli quindi? Non basta, non basta proprio. Bisogna tutti stare in prima linea a cercare di cambiare questo mondo e queste storture. La ricerca del rispetto, dell’empatia e della giustizia deve sempre essere attiva in noi. Altrimenti la Bellezza della vita si disperde insieme ai nostri sentimenti e ai nostri valori. Altrimenti, noi saremo persi, e per quello non ci sarà un vaccino. Perché domani, al centro dell’odio e del livore popolare potremmo starci noi, o i nostri cari. E di chi sarà la colpa? Chiedete allo specchio. Perché qui i compromessi non si possono più fare.

Ho sempre sentito che avevo delle responsabilità. Quel senso del dovere, poi, che avevo sempre addosso, quel senso che, insomma, era giusto fare certe cose o non farle. Ma non ero io… era che non c’era niente di più importante nella mia vita, non c’era niente di più grande, sai… sono uno che non ha mai fatto compromessi. Non ne ho avuto forse un grande bisogno, ma avevo una ripulsione per i compromessi e se questa la vuoi chiamare moralità, sì. Tiziano Terzani

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