Cannes, applausi per “Rapito” di Marco Bellocchio: di cosa parla il film e perché dovrebbe vederlo il Papa

Il primo film italiano in concorso, “Rapito” di Marco Bellocchio, porta la storia del rapimento del bimbo ebreo Edgardo Mortara, sottratto alla sua famiglia dal Papa nel 1858.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Al festival di Cannes 76 ci sono stati molti applausi per “Rapito” di Marco Bellocchio. Il regista ha dichiarato di aver scritto anche al Papa:

Ho scritto una lettera a Papa Francesco, spero che abbia voglia di vedere il film.

Il film, prodotto da IBC MOvie e Kavac Film con Rai Cinema e proiettato ieri al festival, sarà nelle sale a partire dal 25 maggio. Nel cast Fabrizio Gifuni, Filippo Timi, Barbara Ronchi e Paolo Pierobon, oltre al piccolo Enea Sala nel ruolo di Edgardo. Oggi, invece, c’è attesa per Nanni Moretti, con il suo “Il sol dell’avvenire”.

Le affinità tra “Rapito” ed “Esterno Notte” di Marco Bellocchio

Cannes_Rapito Marco Bellocchio

La pellicola è incentrata su una vicenda vera, il rapimento a Bologna nel 1858 del bambino ebreo Edgardo Mortara, strappato alla sua famiglia e cresciuto da cristiano a Roma, da Papa Pio IX. Ad essere affrontata è la tematica dell’ostilità esistente tra cattolici ed ebrei, quando i primi accusavano i secondi di essere stati i responsabili della morte di Cristo. Il regista di “Buongiorno notte” ed “Esterno Notte” ha saputo raccontare con eleganza, elemento che lo contraddistingue, una vicenda delicata, proprio come ha fatto precedentemente con il racconto del rapimento di Aldo Moro. Spiega Marco Bellocchio all’Ansa:

I due rapimenti pur ovviamente su piani diversi sono accomunati dalla cecità ideologica dei dogmi, quell’intransigenza che non ammette compromessi e deroghe.

È accaduto con Moro e con Mortara. Sono atteggiamenti violenti che portano solo tragedie alla società.

Di cosa parla “Rapito”, pellicola di Marco Bellocchio presentata Cannes 76

Il film è ambientato nel 1858, quando nel quartiere ebraico di Bologna i soldati di Papa Pio IX irrompono nella casa della famiglia ebrea dei Mortara, e per ordine del cardinale, prendono Edgardo e il figlio di sette anni dei Mortara, Leonardo Maltese.

Edgardo sarebbe stato battezzato all’età di sei mesi, segretamente dall’ex domestica di famiglia, Anna Morisi, perché, essendo malato, la donna aveva paura che il bimbo morisse e potesse, per questo, finire nel limbo. All’epoca la legge papale stabiliva che se un bambino fosse stato battezzato avrebbe dovuto ricevere un’educazione cattolica.

I genitori del piccolo faranno di tutto per riavere con sé il proprio figlio ma troveranno da parte del Papa solo un atteggiamento chiuso e intransigente riguardo alle loro, seppur lecite, pretese. Edgardo cresce nella fede cattolica, in un collegio con altri bambini ebrei rapiti, sotto la stretta sorveglianza di papa Pio IX. Il ragazzo viene indottrinato per divenire un predicatore cattolico, a patto di rompere ogni legame con la sua famiglia d’origine. Riguardo al personaggio, in profonda contraddizione con se stesso, racconta il regista, in un’intervista a Repubblica:

Edgardo tenta per tutta la vita una riconciliazione impossibile, non rinnegherà mai i suoi genitori, le sue origini. A questa conversione assoluta che lo accompagna fino alla morte, non mancano le ribellioni inaspettate, anche inconsce. Penso alla scena in cui in chiesa si lancia verso il Papa, come per abbracciarlo, ma forse anche per farlo cadere.

Non sarà mai un automa del pontefice. E paga anche fisicamente questa sua conversione, malato per lunghi periodi. Io ho scelto soltanto di rappresentare un bambino violentato nell’anima e poi un uomo che, fedele ai suoi violentatori che crede suoi salvatori, diventa alla fine un personaggio che ci esime da ogni spiegazione razionale.

Il senso della lettera al Papa di Marco Bellocchio

Essendo tra cattolici ed ebrei una ferita ancora aperta, la vicenda narrata da Bellocchio è ancora attuale. Basti pensare alle polemiche che la beatificazione di Pio IX, da parte di Papa Wojtyla, ha suscitato nel 2000 nella comunità ebraica, ancora risentita per quanto accaduto alla famiglia Mortara ad opera del Papa considerato da loro antisemita.

Alla luce di questi accadimenti, oltre alle questioni personali dello stesso Bellocchio, il regista ha deciso di inviare una lettera a Papa Francesco, invitandolo a guardare il film. Spiega così, come riportato da Tgcom 24:

Alcuni sacerdoti hanno visto Rapito ed erano emozionati e pensierosi, ma il feedback più notevole è stato quello dei capi ebrei che pure lo hanno visto in anteprima… loro alla fine erano molto commossi, mi ha fatto piacere.

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