Cannes 2023, Alice Rohrwacher chiude il Festival e Nanni Moretti incanta

Il Festival di Cannes si avvia alla conclusione. Dopo gli applausi a Marco Bellocchio, Moretti balla sul red carpet con il suo cast e Alice Rohrwarcher presenta l'ultimo film italiano in gara.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Il Festival di Cannes chiude il sipario. Dopo aver accolto moltissimi ospiti, pellicole e conferenze stampa, conclude oggi il suo red carpet: verranno assegnati la Palma d’Oro e altri riconoscimenti. Durante questi giorni sono stati proiettati i film Rapito, Il Sol dell’Avvenire, e La chimera. In quest’ultimo il fascino della classicità si catapulta in una storia che riflette sul valore intrinseco degli oggetti e degli eventi. Mentre Il Sol dell’Avvenire propone una riflessione sulla settima arte, un film nel film, in cui il protagonista ha smesso di credere nel futuro.

La chimera e la magia della classicità

La chimera. In “La mia banda suona il rock”, Ivano Fossati diceva: “E per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera”. Ed è questa la storia di Arthur (Josh O’ Connell). Essendo tornato in una città che si trova nel mar Tirreno, si ricongiunge con la sua banda di tombaroli e ha il potere di scovare i luoghi in cui si trovano i reperti archeologici, portando dentro di sé il vuoto provocato dal ricordo di Beniamina, il suo grande amore.

In un viaggio tra la solitudine che riecheggia nei boschi e tra il retaggio del passato, il protagonista, Alba Rohrwacher, Carol Duarte, Isabella Rossellini, Vincenzo Nemolato vanno proprio alla ricerca della chimera.

Alice Rohrwacher: “La chimera riporta alla luce l’invisibile”

Così ha dichiarato la sceneggiatrice e regista, a proposito del suo film a “Movieplayer”:

La chimera è un film che riflette sulla proprietà delle cose. Di chi sono gli antichi vasi etruschi? A chi appartengono? Dei musei? Degli archeologi? Dei tombaroli?

Tra queste proprietà c’è una stazione abbandonata. Se è abbandonata è di tutti, allora una delle protagoniste la rende un luogo di vita.

Sono luoghi ispirati alla realtà. Sono linee ferroviarie che collegavano i piccoli paesi, e ridare vita a questi collegamenti mi sembrava qualcosa di bello.

Mi sono sempre domandata: ma tutti i reperti archeologici, sono stati creati per gli occhi degli uomini? Quando li riportiamo alla luce portiamo l’invisibile al visibile.

Se un oggetto viene portato in un museo, torna alla sua radice. Se viene invece trafugato, il valore cambia.

C’è un percorso di rinascita, e si rinasce quando si abbandonano le cose. Arthur in qualche modo si abbandona, e quindi rinasce.

Nanni Moretti e 13 minuti di applausi per Il Sol dell’Avvenire

Durante la première del suo film, Moretti ha voluto stupire il pubblico e i fotografi, riportando sul red carpet una delle scene del film, in cui tutto il cast composto da Barbora Bobulova, Margherita Buy, Mathieu Amalric, Valentina Romani, la sceneggiatrice Francesca Marciano e il produttore Domenico Procacci ballano sulle note di “Voglio vederti danzare”.

Inoltre, il film ha ricevuto 13 minuti di applausi in sala e una standing ovation della stampa. Anche “Le Figaro” lo ha accolto con grande clamore: ha assegnato a Nanni Moretti cinque Palmette, che sottolineano un grande rapporto e stima coronati con la Palma d’oro al tempo de La stanza del figlio.

Si tratta di un’opera metafilmica: il regista, che interpreta in prima persona Giovanni, gira un film ambientato negli anni ’50 in una sezione romana del PCI di allora, precisamente sulla vita di un intellettuale nel 1956, l’anno dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Ma la sua idea non ha gli esiti sperati, e cerca di girare una pellicola il cui protagonista è l’amore, mentre il suo matrimonio va in pezzi.

Nanni Moretti: “La nostalgia genera il futuro”

Ecco cosa ha rivelato Moretti a “Sky TG24” riguardo al suo film in lizza per la Palma d’Oro:

Attraverso questo film volevo ricordare l’amore per il cinema, l’amore per l’amore, l’amore per le persone e l’interesse per la politica.

La nostalgia non è qualcosa che si fissa nevroticamente nel passato, ma è una nostalgia generatrice di futuro.

Questo film è il bilancio di questa primissima fase della mia carriera, poi ci sarà una seconda fase dei prossimi 50 anni.

Il cinema come terapia non mi appartiene, però il cinema come urgenza di raccontare se stessi sì. Io mi sono aggrappato al cinema finito il Liceo, nella maturità del luglio 1972.

Voglio fare un film doloroso e magari con dentro qualcosa di comico, giro Mia Madre.

Voglio fare un film solo drammatico, giro Tre Piani. Ne voglio farne uno con tanti sentimenti e diversi registi stilistici, giro Il Sol dell’Avvenire.

Negli anni ho cercato di rimanere coerente e sta agli altri dire se ci sono riuscito.

Leggi anche: Cannes, applausi per “Rapito” di Marco Bellocchio: di cosa parla il film e perché dovrebbe vederlo il Papa

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