Canapa legale: perché in Italia è ancora l’era del proibizionismo?

Elisa Tondi
Elisa Tondi
Digital Communication Specialist. Una vera passione per tutto ciò che si muove sul Web la spinge a specializzarsi in web writing e social media marketing ed ogni giorno lavora con la stessa passione al fianco di professionisti e aziende. Si nutre di parole, libri, cinema, pop corn ed emozioni forti.
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La notizia riportata settimane fa, da diversi giornali italiani tra i quali il sito di Repubblica e de Il Fatto Quotidiano, ripresa poi a valanga da altri siti e blog, riguardava un cittadino bengalese che sarebbe stato ricoverato dopo aver ingerito barrette contenenti THC senza saperlo. La notizia delle condizioni del paziente andava dal “gravissimo” al “pericolo di vita”, con diverse sfumature. La realtà dei fatti si è rivelata però essere totalmente diversa. I gestori del B&B dove lavorava il malcapitato riporterebbero che, pulendo una stanza, avrebbe trovato le barrette incriminate, a base di canapa, abbandonate dagli ospiti precedenti. Dall’ospedale dove è stato ricoverato hanno affermato che il paziente non è mai stato gravissimo, come riportato invece dai diversi articoli, e soprattutto che “non è mai stato in pericolo di vita”, versione poi confermata dalla responsabile della comunicazione dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano.

Nel mirino anche il THC

Visto il contenuto di THC di 130 milligrammi, nel caso di una persona non abituata ad assumerlo e soprattutto che l’ha assunto senza saperlo, magari a stomaco vuoto, è indubbio che il 26enne possa essersi sentito male. Ma da qui al “gravissimo” c’è una bella differenza. Sembra sempre che la stampa generalista non aspetti altro che uno studio o una vicenda che mettano in luce un qualche effetto negativo di questa pianta massacrata dall’uomo, per scatenare la gara a chi la spara più grossa. Soprattutto si sarebbe dovuto spiegare che le barrette in questione, dimenticate da un paziente americano, sono create per uso terapeutico e una barretta contiene almeno 3 porzioni, e può causare cali d’energia o sonnolenza, cosa esplicitata chiaramente sulla confezione. L’articolo di repubblica.it evidenzia anche la possibilità che il giovane avesse fatto uso di altre sostanze, che avrebbero interagito con il THC.

La stampa che demonizza la canapa

Le notizie di questo tipo proliferano e contribuiscono alla demonizzazione della canapa. La realtà è che questa pianta non ha mai ucciso una singola persona nella storia, nemmeno in questo caso. In una recente intervista anche Roberto Saviano ha dichiarato: “Di Cannabis non è mai morto nessuno, di incomprensione, ignoranza, disinformazione, cattiva politica e superficialità, invece sì”. In merito abbiamo anche sentito, Gianluigi Trivisonne, founder di Hemp Act, innovativo store della Capitale, sito in Piazza di Spagna, e portavoce della filosofia della corretta informazione: “Il proibizionismo è frutto di problematiche molteplici e di soluzioni quasi inesistenti in un Paese come l’Italia che da sempre ha dato filo da torcere all’utilizzo della Cannabis soprattutto a fini curativi perché questo creerebbe un conflitto con le farmacie che si svuoterebbero e sarebbero costrette a buttare via più dell’80% dei loro farmaci. In Italia si sta attuando una manovra per penalizzare chi vende la canapa legalmente e fare una contro informazione per spingere le persone ad andare in farmacia e nei punti di spaccio, come avvenne negli anni ’50, quando la pianta di marjuana fu abolita perché si credeva facesse male. Il vero problema è che chi dovrebbe fare qualcosa non fa niente e siamo tutti lobotomizzati da una vita individualista che ci porterà indietro piuttosto che avanti”.

La bufala sulla Cannabis (light) è sempre in trend

Non sempre vengono messe in risalto le proprietà terapeutiche e i pochissimi effetti collaterali, se così fosse la percezione della popolazione sarebbe cambiata già da un po’. Mentre ad avere seguito sono le bufale legate agli aspetti dannosi della pianta: è un trend sempre in voga ma al tempo stesso, di contro, tante altre pubblicazioni citano la cannabis come miracolosa sostanza capace di curare casi di cancro che la medicina aveva definito irrisolvibili e addirittura attribuiscono a questa pianta la capacità di guarire dall’ebola. I famosi clickbait che riescono ancora a catturare la fetta di utenti più ampia. Leggi anche: “Fake news, è guerra aperta: Youtube investe 25 milioni per premiare i contenuti di qualità

La canapa può essere usata a scopi terapeutici anche in Italia

Quello che in pochi sanno invece, e che l’informazione tende a nascondere, è che dal 2006 in Italia la cannabis può essere usata in modo legale a fini terapeutici, con precise regole di prescrizione e assunzione. Il medico generale o specialista, a sua discrezione e sotto la sua responsabilità, può prescrivere la cannabis per alleviare alcuni sintomi, ma solo nel caso in cui i trattamenti classici non siano stati sufficienti o non vengano tollerati dal paziente. E solo per ridurre questi problemi: movimenti spastici associati a dolore tipici di sclerosi multipla e lesioni del midollo spinale; dolore cronico, soprattutto causato da un danno al sistema nervoso (ad esempio nella sclerosi multipla o nella Sla); nausea e vomito dovuti alla chemioterapia, radioterapia o a terapie per pazienti affetti da Aids; mancanza di appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa; eccessiva pressione oculare nel glaucoma, movimenti involontari nella sindrome di Gilles de la Tourette. Leggi anche: “Un sogno chiamato “Canapa”. Ecco come tre ragazzi lo hanno realizzato

Ma chi ci tutela dalle fake news?

Purtroppo nel caso delle pubblicazioni online amatoriali non esistono tuttora controlli e sanzioni in grado di tutelare i lettori dalla diffusione di notizie false costruite ad hoc per percepire un guadagno personale, che sia esso economico o di altra natura. Per quotidiani e telegiornali invece esistono organi preposti alla prevenzione della disinformazione, come l’Ordine dei giornalisti e il Garante delle Telecomunicazioni, che sono in grado di intervenire con procedimenti disciplinari e sanzioni in caso di riscontro di trasmissione di informazioni non veritiere. Purtroppo pare che questi organi abbiano pochi interessi nella difesa della cannabis o comunque in quella della verità, perché ultimamente le bufale sono sempre più frequenti e i fatti raccontati incredibilmente imprecisi o palesemente manipolati. Di fatto l’accettazione sociale della canapa sta comunque progredendo in molte parti del mondo, per esempio negli Usa dove il consumo di derivati della cannabis anche per scopo ricreativo è stato recentemente legalizzato anche in California, oltre che in altri 7 stati. In ltalia non resta che augurarsi che questo settore dalle grandi potenzialità non venga più minato da una demonizzazione e dagli interessi del mercato illecito.   di Elisa Tondi

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