Aumento dello stipendio per chi rinuncia alla pensione: come funziona il “Bonus Maroni”

Si tratta di un incentivo pensato per chi, pur potendo andare in pensione anticipatamente sfruttando "quota 103", sceglie invece di continuare a lavorare.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
spot_img

Bonus Maroni: in cosa consiste? In breve, si tratta di un incentivo pensato per chi, pur potendo andare in pensione anticipatamente sfruttando “quota 103”, sceglie invece di continuare a lavorare.

Chi chiede questa soluzione – che è stata appunto rinominata “bonus Maroni” – avrà una busta paga più ricca, perché si ritroverà anche i contributi previdenziali a suo carico. La misura in questione riguarda potenzialmente 45 mila lavoratori, ovvero tutti coloro che hanno maturato i requisiti per quota 103 e che avrebbero deciso di non andare in pensione e continuare a lavorare.

Bonus Maroni se si rinuncia a Quota 103: come funziona

Bonus Maroni se si rinuncia a Quota 103: come funziona

Va anzitutto chiarito che con “quota 103” il lavoratore può andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Ma, come anticipato, la legge di bilancio 2023 prevede un bonus per chi rinuncia a questo tipo di uscita. Un’opportunità di cui non potranno beneficiare tutti, ma solo i dipendenti (pubblici o privati) che abbiano già raggiunto o raggiungano i requisiti entro il 31 dicembre 2023.

Nella circolare Inps che illustra tale meccanismo, si legge: “Gli importi corrispondenti alla quota di contribuzione a carico del lavoratore – che il datore di lavoro avrebbe dovuto versare all’ente previdenziale, qualora non fosse stata esercitata la facoltà di rinuncia in esame – sono erogati direttamente al lavoratore dipendente con la retribuzione. Le somme così corrisposte sono imponibili ai fini fiscali ma non ai fini contributivi”.

In breve, il bonus corrisponde alla quota di contributi a loro carico (ovvero il 9,19% della retribuzione) e viene erogato per gli anni che mancano al raggiungimento dell’età pensionabile dei 67 anni.

Bonus Maroni: quali i limiti e gli svantaggi?

Ma, come anticipato, il Bonus Maroni ha dei limiti precisi. L’esonero contributivo e l’erogazione della quota in busta paga non possono avere una decorrenza antecedente al 1° aprile 2023 con riferimento ai lavoratori dipendenti di privati e al 1° agosto 2023 per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.

Ma non bisogna tenere conto solo dei limiti. Per chi riceverà il bonus ci saranno vantaggi, ma anche svantaggi. Il lavoratore avrà infatti una busta paga più alta per tutta la durata dell’incentivo, ma andrà in pensione con un assegno più basso. L’assegno sarà leggermente più basso di quanto dovrebbe proprio perché il lavoratore ha lavorato più a lungo e deve quindi rinunciare alla quota di contributi che è stata incassata mensilmente in aggiunta allo stipendio.

Per il datore di lavoro, invece, rimane tutto invariato: dovrà continuare a versare all’Inps la quota di contribuzione a suo carico sulla retribuzione pensionabile.

Bonus Maroni e non solo: il destino di Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale

Lasciando da parte il Bonus Maroni, quale sarà il futuro del sistema pensionistico italiano? Non c’è ancora nulla di certo, se non che Opzione donna, Ape sociale e Quota 103 scadranno il 31 dicembre 2023. Sul tavolo, tra l’altro, ci sarebbe pure l’ipotesi di una pensione part time.

Dovrebbe essere riconfermato senza problemi Ape sociale, una modalità di pre-pensionamento che si rivolge ad alcune categorie di lavoratori come fragili, disoccupati da tempo e con almeno 63 anni di età o 30 e 36 di contributi in base alla categoria di appartenenza.

Opzione Donna potrebbe essere a rischio. La Lega di Matteo Salvini starebbe spingendo per la sua eliminazione completa, dopo il grosso ridimensionamento messo in atto dalla Premier Meloni. Tanto che, attualmente, Opzione Donna è in vigore soltanto per poche lavoratrici (60 anni, 35 anni di contributi, invalide, caregiver o licenziate/dipendenti in aziende in fallimento).

Si va invece verso la riconferma di Quota 103, in attesa di trovare le risorse per finanziare Quota 41, caldeggiata dalla Lega. Non ci sarà quindi modo (né denaro) per una riforma sistematica del sistema previdenziale, motivo per cui si ripiegherà su Quota 103, introdotta dal Governo Draghi. La conferma su questo punto è arrivata pure dal sottosegretario al Ministero del Lavoro, Claudio Durigon, in un’intervista per Il Tempo.

spot_img

Correlati

Stellantis, approvato il maxi stipendio del CEO Carlos Tavares: quanto guadagnerà al giorno

Il 70,2% degli azionisti di Stellantis, nata dalla fusione di PSA e Fiat-Chrysler, ha...

Zelensky dopo gli attacchi iraniani avanza una proposta agli alleati occidentali

Dopo l'attacco dell'Iran contro Israele, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avanzato una specifica...

Israele chiede all’ONU tutte le sanzioni possibili per l’Iran: qual è stata la risposta?

Secondo il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, il Medio Oriente si trova attualmente "sull'orlo...
Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
spot_img