Biologa italiana trova la cura per l’antrace. È scienziata dell’anno in Belgio

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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L’antrace è un’infezione acuta, spesso letale, provocata da un batterio estremamente resistente. La malattia, debellata più volte nel corso dei secoli, è considerata particolarmente pericolosa perché può ricomparire all’improvviso proprio per la capacità resiliente del batterio. Provoca un alto tasso di mortalità e non esisteva una cura per sconfiggerlo. Fino ad oggi. Infatti, grazie al prezioso lavoro dell’italiana Antonella Fioravanti, scienziata specializzata all’estero, un enorme passo avanti è stato fatto in direzione della cura alla malattia. Il risultato le è valso il premio ‘Eos Pipet 2020’ dell’Accademia reale delle Scienze belga come più promettente scienziato dell’anno. È la prima volta che tale riconoscimento viene conferito ad uno studioso di nazionalità non belga.

“La ricerca deve essere una priorità per tutti”

Antonella Fioravanti, classe 1983, è stata scelta tra 60 ricercatori candidati al premio ‘Eos Pipet 2020’ grazie al suo studio sulla barriera batterica dell’antrace che, per le sue caratteristiche, rende il Bacillus anthracis particolarmente resistente. L’articolo, uscito lo scorso luglio su Nature Microbiology, ha attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale e le è valso il premio. Ha commentato la scienziata:

Essere premiata è un onore immenso e una soddisfazione grandissima. Soprattutto, in questo momento porre l’attenzione sulle malattie infettive è molto importante. La pandemia ha messo in luce il fatto che la ricerca, la scienza devono essere una priorità per tutti. Prima che si entri in un’emergenza, perché fare ricerca richiede tempo. Anche se spesso ai più non è chiaro di cosa si occupi uno scienziato in laboratorio, a cosa lavori di preciso, il lavoro che fa è molto importante, mette le basi per difendere le esigenze e il futuro di tutti.

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Perché l’antrace è così pericoloso

Nel 2016 in Siberia un’epidemia di antrace ha sterminato 2.500 renne, ucciso un ragazzo di 12 anni e mandato in ospedale 72 persone. Il contagio è stato causato dai resti di una renna morta nel 1941, rimasta congelata nel ghiaccio e riportata alla luce 75 anni dopo per il riscaldamento globale. Proprio per questa sua caratteristica di super batterio che si addormenta ma non muore mai, l’antrace è considerato una delle peggiori malattie dell’antichità. Allo stato attuale colpisce principalmente la fauna selvatica e il bestiame, ma si dimostra essere un problema anche per l’uomo, quando entra in contatto con animali infetti. L’antrace è usata anche come arma batteriologica nel bioterrorismo, come accaduto negli Stati Uniti dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Fino ad oggi non esisteva una terapia o un vaccino, ma nel corso del 2020 sarà Antonella Fioravanti a finalizzarne la cura. Ha detto:

Mi sono interessata all’armatura proteica che questo batterio ha, come moltissimi altri del resto. Avere un’armatura vuol dire avere un sistema di difesa in più, quindi se si riesce a levarla praticamente il batterio si indebolisce ed è più semplice trovare il modo di combatterlo. Dopo aver finalizzato la cura per l’antrace mi dedicherò ad altre malattie causate da batteri che possiedono un’armatura proteica simile. Molte malattie hanno ancora bisogno di una cura, quindi c’è molto da fare.

I nanobady distruggono il batterio

Questa specie di ‘armatura’ del batterio antrace era già stata scoperta negli anni 50 del 900, ma mai nessuno prima della Fioravanti aveva scoperto come distruggerla. La scienziata è riuscita a riprodurre perfettamente la barriera in laboratorio, quindi a studiarla meticolosamente. Dopo anni di ricerche è arrivata alla soluzione, cioè usare i nanobody come strumento. Il nanobody è un frammento di anticorpo di origine animale, in questo caso dai lama. La scienziata aveva notato che alcuni animali infettati invece di morire in poche ore, riuscivano a guarire. Questo perché il sistema immunitario di alcuni animali riesce a produrre anticorpi molto piccoli, stabili e facili da ricreare in laboratorio. Proprio questi anticorpi riescono a neutralizzare le proteine di cui la membrana del Bacillus anthracis si costituisce, indebolendola. Praticamente, bombardando i batteri dell’antrace con questi speciali nanobody la loro armatura si restringe, non sono più in grado di crescere e infine muoiono. Leggi anche: Neuroni Alternativi, quando la ricerca scientifica diventa social

“Non sono un cervello in fuga”

Alla fine di una video-intervista per ANSA Antonella Fioravanti chiarisce:

Non sono un cervello in fuga, sono una scienziata che ha deciso di viaggiare. Approfitto delle opportunità che il mio lavoro offre. Il mio mestiere può essere fatto ovunque, ma ha come parte integrante e importante l’idea dello scambio, della condivisione. Io ho portato il mio bagaglio culturale, ci sono arrivata con la mia forma mentis italiana, che è una differenza che mi caratterizza. Sono una ricercatrice europea.

di Elza Coculo

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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