Biohacking: cos’è e perché può aiutarci ad affrontare lo stress da rientro

Il biohacking è una nuova modalità di pensiero che permette al cervello di riattivarsi e ripartire per affrontare il ritorno a scuola e in ufficio. Vediamo di cosa si tratta.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Il biohacking è la soluzione al nostro stressante rientro a scuola o in ufficio? A molte persone vengono i capelli dritti al solo pensiero di tornare a quella vita frenetica e massacrante che conducevamo prima di andare in vacanza.

Il rientro dalle ferie, in generale, dovrebbe essere un momento molto produttivo, dal momento che abbiamo avuto diversi giorni per rilassarci e staccare con la solita routine, ed invece, no, ci ritroviamo più affaticati e stanchi di prima con il solo desiderio di ripartire ancora e ancora.

Per aiutare il cervello a combattere questo esaurimento, la biologia e l’informatica ci suggeriscono di hackerarlo. Vediamo come funziona.

Biohacking: che cos’è questa nuova metodologia

Dietro questo neologismo si nasconde un significato tanto prezioso quanto profondo: il miglioramento assoluto dello stile di vita.

Nel 1948, il suo fondatore, Norbert Wiener, fondava ufficialmente questo movimento, prendendo in prestito gli assunti provenienti dalla biologia e dalla fisiologia.

Lo scopo del matematico statunitense era apportare modifiche all’esistenza umana costituita da dinamiche confusionarie e caotiche assorbite da un mondo in cui si deve andare sempre di corsa.

Secondo il Biohacking Summit, il festival che si è tenuto a Tallin: “Il biohacking è l’arte e la scienza di comprendere la fisiologia umana per migliorare la salute, la longevita, le performance, la produttività e il benessere dell’essere umano”.

Il fondamento di tutta la cibernetica ruota intorno al concetto di ciclo di retroazione, un meccanismo tramite cui i soggetti, ricevendo informazioni sull’ambiente, sono in grado di adattarsi al contesto in cui si trovano, ambientandosi con le condizioni percepite. Il che significa che allo stress equivale lo stress, al rilassamento corrisponde il medesimo rilassamento.

In che modo il biohacking può aiutarci a ridurre lo stress da rientro

Il movimento del biohacking permette di intrufolarsi nelle profondità del nostro cervello al fine di impiantarvi una nuova metodologia di pensiero e di azione. Viene generata una sorta di ottimizzazione umana capace di farci migliorare le nostre prestazioni, proprio come avverrebbe in un sistema informatico.

Il nostro sistema organico può essere modificato dall’interno mediante una serie di suggerimenti e informazioni pratiche in grado di aiutarci a gestire e ridurre lo stress da rientro.

L’idea di base è quella di hackerare il sistema nervoso per reperire password e meccanismi di funzionamento, per cambiarne internamente e definitivamente la gestione. La parola chiave è rottura della comfortzone. Fare a pezzi le nostre azioni abitudinarie ed introdurre delle nuove modalità, permette al nostro cervello di affrontare le situazioni stressanti con maggiore slancio ed impeto.

Infatti, la metodologia del biohacking prevede l’introduzione di un’azione shock per abbassare i livelli di cortisolo nel sangue, l’ormone dello stress responsabile del nostro stato d’animo.

Quindi insegnare al cervello ad abbracciare il discomfort, lo aiuta nel gestire le situazioni di stress.

Cosa succede al nostro cervello quando torniamo a scuola o in ufficio

Un’indagine realizzata da BVA Doxa ha dimostrato che il rientro alla solita routine provoca ansia e stress, quasi un dipendente su due abbandona il posto di lavoro a causa del nervoso accumulato.

Quindi, le persone che ritornano in ufficio dopo le vacanze appaiono esauste, instabili e poco produttive, alimentando ed aumentando l’ormone dello stress. Il cortisolo è legato a quello che viene chiamato eustress, lo stress positivo, necessario per svolgere le azioni di tutti i giorni.

In vacanza, invece, complice l’estate, il caldo e il senso di spensieratezza modifichiamo le nostre abitudini, alterando i livelli di cortisolo che, una volta rientrati alla solita vita, avranno bisogno di tempo per tornare ai livelli ottimali.

Sfruttare la metodologia del biohacking ci permette di migliorare la qualità della nostra vita e affrontare le situazioni pesanti con più forza.

Leggi anche: Oziofobia, cos’è la paura del tempo libero e della noia

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