La Francia adotta una legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia: “Abbiamo imparato dall’Italia”

Dopo undici anni di battaglia finalmente anche la Francia ha una legge che riguarda l'uso sociale dei beni sequestrati alle organizzazioni criminali, preso come riferimento il modello italiano.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia adesso è concreta anche in Francia. Dopo undici anni di attivismo politico e una larga campagna di sensibilizzazione sul tema anche la Francia ha finalmento la sua legge riguardo i beni confiscati alle mafie.

Una conquista legislativa ma soprattutto sociale che ha avuto come principale ispirazione la legislatura italiana. Il percorso è stato ispirato dal sistema legislativo italiano, ed è partito grazie alla volontà dell’associazione Crim’HALT guidata dal ricercatore Fabrice Rizzoli.

Uso sociale dei beni confiscati alla mafia: la legge Rognoni-La Torre

beni confiscati alla mafia

Dal punto de vista delle leggi che puniscono la mafia e i loro patrimoni l’Italia resta almeno in questo un passo davanti a tutti, un sistema di leggi preso come riferimento in tutto il mondo

L’arma decisiva nella lotta alle mafie il nostro paese l’ha sfoderata nel 1982, forse col senno di poi non sarà servita subito, ma negli anni ha avuto la sua efficacia.

Quell’anno entrò in vigore la legge  Rognoni-La Torre, approvata dopo l’agguato mortale che provocò la morte dell’allora segretario del Pci in Sicilia Pio La Torre.

Tale legge introdusse il reato di associazione mafiosa e prevedeva inoltre come misura preventiva il sequestro o la confisca dei beni.

Un ulteriore step viene fatto un paio d’anni dopo la fine delle bombe in continente (1994) fatte esplodere nei luoghi d’arte più sensibili del paese (Roma, Milano, Firenze) per mano di Cosa Nostra, attentati che causarono decine di vittime innocenti.

Nel 1996 grazie alla campagna di Libera, si è arrivati alla legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia, una legge (fino a oggi) unica in Europa e che quest’anno compie 25 anni. In Italia attualmente secondo la legge sui beni confiscati alla mafia, gli immobili in gestione di cui alcuni ancora da assegnare sono 37.301 mentre le aziende confiscate sono 4.401

Beni confiscati alla mafia: la Francia osserva l’Italia da tempo

beni confiscati alla mafia

La Francia segue ormai da tempo il modello italiano e per undici anni, sono stati fatti diversi tentativi per approvare una legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia.

Nel 2010 l’ordinamento francese aveva introdotto una legge sulla confisca ma la fase successiva a questa era semplicemente la rivendita nelle aste giudiziarie.

L’Unione Europea nel 2014 invece chiede ai propri stati membri di avanzare rapidamente riguardo l’iter per cui ognuno avesse potuto avere di li a breve una legge sui beni confiscati alla mafia. In questo caso Bruxelles aveva mandato un messaggio molto forte.

Nel 2016 in Francia la legge sull’uso sociale de beni confiscati alla mafia viene finalmente approvata dall’Assemblea Nazionale con voto unanime. La legge verrà poi bloccata dalla Corte costituzionale per problemi di forma. Uno stop che ha costretto a ripartire da zero e allungato di nuovo i tempi, il Covid poi ha fatto si che ogni progetto si arenasse. Fino ad oggi.

A marzo la legge, dopo aver avuto il via libera dell’Assemblea Nazionale francese ottiene il si da parte del Senato lo scorso 1 aprile.

Francia, uso sociale dei beni confiscati alla mafia, l’associazione Crim’Halt: “Una legge molto restrittiva”

beni confiscati alla mafia

Il Senato francese l’ha definita “una legge volta a migliorare l’efficacia della giustizia locale e della risposta penale”.

La legge sull’uso sociale dei beni sequestrati alla mafia prevede quindi che i beni immobili confiscati alle organizzazioni criminali possano essere messi gratuitamente a disposizione di associazioni come unico scopo quello dell’utilizzo per fini sociali.

Fabrice Rizzoli presidente di Crim’HALT sul portale della propria associazione ha pubblicamente dichiarato con gioia:

In qualità di presidente di Crim’HALT, sono felice di veder giungere a buon fine oltre 10 anni di accanite battaglie nell’interesse comune.

Non vedo l’ora che in Francia si possa, grazie alla riutilizzazione a scopo sociale dei beni confiscati, risanare il territorio dai danni causati dai trafficanti e dai corruttori.

Quando si risana il territorio, si guariscono gli uomini e le donne che ci vivono

L’associazione Crim’HALT sostiene da sempre e lo ha ribadito più volte, dopo l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia, l’idea che “la lotta contro la criminalità organizzata non possa essere ridotta all’utilizzo dei mezzi di repressione legale. Per essere veramente e durevolmente efficace, questa battaglia richiede un impegno collettivo da parte dei cittadini“.

La difesa del diritto e il rispetto della giustizia concorrono a costruire una società nella quale ciascuno trova più facilmente il proprio posto.

Si tratta dunque di una battaglia culturale che deve coinvolgere la società civile, e la messa a disposizione dei beni confiscati per progetti di interesse generale ne è parte integrante.

Leggi anche: Anna Bettozzi, l’ex cantante arrestata nella maxi inchiesta Petrol-Mafie: “Capo indiscusso dell’organizzazione”

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