Inferno a Beirut, proteste contro il Governo. Macron: “Serve patto politico”

In Libano dilaga la disperazione della popolazione: a Beirut proteste in strada contro il Governo, tra lanci di sassi e lacrimogeni. Interviene Macron.

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
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In Libano, l’inferno continua. Dopo le forti esplosioni che hanno fatto saltare in aria gran parte della Capitale, portandosi dietro morti, feriti, lacrime e sangue, rischio ambientale e paura, a Beirut dilaga la disperazione della popolazione tra proteste in strada contro il Governo.

Beirut e le proteste in strada

Le proteste in strada a Beirut.

Beirut è una città distrutta. Già provata in passato dalla guerra civile, ora da una pesante crisi economica e dalla pandemia da coronavirus, la capitale libanese non ha più la forza di reggere lo stress di questa nuova tragedia. Dopo la visita del presidente francese Emmanuel Macron, sono scoppiati scontri nella notte a Beirut. Decine di manifestanti si sono radunati per protestare nel centro della città, contro un Governo ritenuto negligente dopo il disastro dello scorso 4 agosto. Lungo le strade che portano alle sedi di governo e Parlamento, i dimostranti hanno preso di mira le forze di sicurezza lanciando contro sassi e incendiando pneumatici. Questo è l’urlo della rabbia e della disperazione contro la politica locale. Gli agenti di sicurezza hanno respinto il corteo con lanci di lacrimogeni tra la folla.

Leggi anche: Beirut: il nitrato di ammonio stoccato in sacchi semplici. Ma cosa è realmente esploso?

Beirut, città ferita          

Mentre nella capitale del Libano, l’aria è irrespirabile per via della nuba tossica provocata dalle forti esplosioni del 4 agosto, che hanno provocato centinaia di morti e migliaia di feriti, si guarda alle conseguenze di questa immane tragedia che saranno anche di tipo politico. Lo spiega bene Tiziana Ferrario, giornalista e storica inviata di guerra proprio da Beirut, città che ama, come lei stessa ha confessato sul suo profilo Facebook e su La Voce di New York. Ecco cosa racconta l’ex corrispondente Rai:

Da mesi il paese è attraversato da violente proteste per la difficile situazione economica che ha eroso il valore della lira libanese dell’80%. La gente è scesa per le strade contro l’aumento dei generi alimentari e il governo era stato costretto a ritirare la proposta persino di una tassa su whatsApp. Ci sono stati scontri violenti con la polizia. Il Coronavirus con il blocco delle attività commerciali ha dato il colpo di grazia alla fragile economia.

Leggi anche: Inferno a Beirut: formata nell’aria una nube tossica. Gente in fuga

Beirut, la situazione è fuori controllo

A Beirut, la folla protesta intorno al Presidente francese Macron.

Il Libano è ancora più fragile, la gente è disperata. Negli ospedali la situazione è grave: c’è ancora un gran numero persone bisognose di essere curate. Il ministro della Sanità, Hamad Hassan, fa sapere che mancano i posti letto e le attrezzature per curare i feriti e soprattutto quelli in condizioni critiche. Secondo la fonte BBC, sono 300 mila le persone sfollate a seguito dell’esplosione. Molti i dispersi e le ricerche nella zona del porto sono ancora in corso. Ecco perché, in protesta intorno a Macron la gente gridava Rivoluzione! Il presidente Macron ha così replicato:

Proporrò ai leader libanesi un nuovo patto politico. Sono qui per sostenere il popolo libanese. Tornerò il primo settembre e, se non possono farlo, mi assumerò la mia responsabilità con voi.

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