Beatrice lotta per vincere la sua battaglia durante il lockdown senza mai lamentarsi

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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Oggi vogliamo dare voce a una storia di resistenza, forza e coraggio perché ne abbiamo più che mai bisogno in un momento storico così duro. Ci sentiamo intrappolati e senza via d’uscita, ci sentiamo in gabbia e sfortunati, mentre dalla comoda realtà del nostro divano, per quanto si possa esser complicata la nostra vita, siamo privilegiati rispetto a chi è in ospedale a lottare contro il covid e non solo perché le altre malattie non hanno cessato di esistere. Casualmente la nostra redazione si è imbattuta in un post che ci ha emozionati e ci ha fatto capire quanto conta nutrirsi di esempi di tenacia e resistenza in questo momento. Queste le parole che ci hanno catturato, soprattutto perché pronunciate da un fratello, Francesco Di Mauro le ha usate per descrivere il concetto di forza:

Per me è questa la vera forza. Una ragazza la quale vita è stata stravolta da inizio anno. Che nonostante stia vivendo una “reclusione forzata” da molto più tempo di tutti- salvo per le terapie- e combattendo con determinazione una battaglia contro un male subdolo, giorno dopo giorno lavora per migliorare se stessa. Mi racconta degli ultimiesamiuniversitari che sta preparando e della speranza di trovare un lavoro che possa soddisfarla quando avremovinto questa battaglia, sarà guarita e tutto questo sarà finito. È una ragazza fortepiena di vita, per me un esempio. È mia sorella, Beatrice Dimauro.

Abbiamo voluto conoscere Beatrice e la sua storia

Non abbiamo potuto resistere, abbiamo cercato la ragazza, voluto conoscerla, presi dall’interesse di sapere come sta, come vive questo momento così delicato, chiedendole cosa può insegnarci su pazienza e tenacia. Forse con le parole di Beatrice apprezzeremo la bellezza delle piccole cose e ci sentiremo già felici di ciò che abbiamo, non dando nulla per scontato. Beatrice è una ragazza pugliese di 23 anni, è una studentessa che a Bari si sta laureando in Scienze Politiche, oltre ad amare gli animali e il fitness, è già una lavoratrice, con esperienza di Hr Manager. Il suo sogno è abilitarsi come Assistente sociale per lavorare nel settore socio-assistenziale.

L’intervista a Beatrice

Quando ti sei accorta che qualcosa dentro di te non andasse e come hai reagito dopo la diagnosi?

Mi sono accorta che qualcosa non andasse alla fine di metà ottobre, avevo dei dolori ma nonostante le numerose siringhe antiinfiammatorie non passavano, ma il mio medico di base continuava a insistere su questa terapia. La reazione alla mia diagnosi è stata piuttosto complessa, anche se ormai era già chiaro che si trattasse di un tumore, ho rifiutato l’idea fino al giorno delle dimissioni in ospedale, fino a quando non mi è stato detto chiaramente cosa fosse, anche se lo sapevo, ma in qualche modo finché quelle famose parole non sono state pronunciate, tutto era possibile. Sono uscita dalla stanza del medico, da sola, in quanto la mia famiglia non era ancora arrivata quel giorno e mi sono chiusa in bagno per piangere, un pianto liberatorio, dopodiché sono uscita e mi sono comportata come se nulla fosse successo, perché in quel momento avevo già iniziato la mia battaglia.

Deve essere stato un momento terribile. Prima della diagnosi quali erano i progetti per il futuro e quali sono adesso?

I miei progetti di vita futura prima della diagnosi rimangono gli stessi, laurearmi, possibilmente abilitarmi come assistente sociale, andare a convivere, formare una famiglia, nulla è cambiato, perché sono certa che niente potrà mai fermarmi.

Pensi di aver trascurato la tua salute e che questo possa incidere sull’indebolimento del tuo sistema immunitario? O credi che le malattie possano arrivare senza nessuna causa e prevedibilità?

Non penso che questo male, il tumore sia arrivato perché ho trascurato la mia salute, o per questioni genetiche, penso che sia arrivato perché era già scritto nel mio DNA, alcune cellule del corpo iniziano a dividersi senza fermarsi e spesso a diffondersi nei tessuti circostanti, le mie cellule sono “impazzite” semplicemente. Alcune malattie arrivano per questioni genetiche, altre sono dettate dall’ambiente circostante o dal nostro comportamento, altre arrivano e basta senza alcuna causa, ti colpiscono sbucando dal nulla, senza avvertire.

Come affronti il tutto emotivamente?

Tutto ciò che mi è successo e sta succedendo mi ha fatto capire che quando pensiamo di aver pensato a tutto, l’universo ci lancia una palla curva e dobbiamo improvvisare. Ho ritrovato la felicità in luoghi inaspettati, anche in una stanza di un ospedale, l’inserviente che ti sorride, la compagna della tua stanza che ha oltre 70 anni e ti sveglia alle 3 di notte facendoti l’elenco di ciò che ha mangiato, il tuo ragazzo che ti porta di nascosto il panino del Mc Donalds. Affronto tutto ciò con molta ironia, per esorcizzare le mie paure, è vero i momenti di sconforto capitano ma non mi lascio abbattere. Ciò che mi è successo è arrivato come un uragano, potevo scegliere di avere paura, potevo scegliere di restare ferma, maledire il destino, la vita, un dio, ma no, non l’ho fatto, perché io mi sento più forte degli eventi che mi sono capitati.

Cosa pensi dell’emergenza sanitaria attuale, di questo virus, del perché abbia colpito la terra? Pensi ci cambierà? Ci migliorerà?

Questa emergenza sanitaria sta cambiando le nostre vite. È una guerra improvvisa, a cui nessuno avrebbe mai pensato,è una guerra con un nemico invisibile, il peggiore e il più subdolo, perchè è un nemico che non mira solo alla morte del proprio ospite, ma alla solitudine, all’emarginazione, alla povertà e colpisce tutti. Questo virus ha colpito la terra a causa del nostro comportamento, ogni nostra singola azione può influenzare non solo il nostro futuro, ma anche quello del prossimo. Ciò che è successo in Cina e che si è ripercosso sul resto del pianeta è il cosidetto Butterfly Effect. Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, in questo caso una pandemia. Il virus ci ha insegnato che in un mondo in cui si vuole alzare dei muri, la natura ha dimostrato esattamente il contrario, che non esistono confini. Spero che ciò che stia succedendo migliori l’essere umano, anche se è quasi un’utopia pensare che l’essere umano possa cambiare totalmente, e che non esista più la cattiveria, la discriminazione per ciò che per noi è diverso, ma se anche un solo individuo riuscirà a farlo magari anche in positivo potremo avere il cosidetto Butterly Effect.

Cosa senti di dire alle persone che in questo momento si stanno curando di covid e si trovano a lottare? Ti senti vicina a quella condizione di lotta?

Ciò che sento dire alle persone che stanno lottando per il Covid, e non solo, sento di augurare il coraggio, tanto coraggio. Auguro a queste persone di mantenere sempre viva in loro la fiamma, quell’energia che sprona a desiderare, a rializzare, a non arrendersi per alcuna ragione, nonostante la palla curva lanciata dall’universo. Auguro a queste persone che la paura non decida mai del loro destino. Mi sento vicina a qualsiasi persona che stia combattendo la propria battaglia per il Covid, per la mia malattia, o anche semplicemente chi in questo momento sta affrontando questa emergenza da solo. Sono vicina ai nonni soli, ai padri, alle madri, alle famiglie che si stanno reinventando ogni giorno per non far mancare nulla ai propri figli. Parafrasando il racconto dello scrittore Alessandro Frezza, è vero quest’anno ci hanno privato della primavera e di molte altre cose, ma se riusciremo a fiorire noi stessi, se la primavera è dentro di noi, nessuno potrà più rubarcela.

Leggi anche: Nuova Zelanda, Covid sconfitto: “Ecco come abbiamo fermato il contagio”

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