Autodichiarazione, sì o no? Il fuorviante precedente di un giudice che dichiarò il Dpcm “illegittimo”

Un giudice di Reggio-Emilia, esprimendosi su un caso risalente al primo lockdown, ha stabilito che usare un'autocertificazione fasulla per uscire di casa in zona rossa non è reato.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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L’autodichiarazione serve ancora? Da lunedì 15 marzo è entrato in vigore il nuovo decreto anti-Covid voluto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi. Con esso, sono finite in zona rossa tutte le Regioni con un numero settimanale di casi superiore a 250 ogni 100 mila abitanti, e dunque Lazio, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Provincia di Trento, Puglia e Veneto.

Il Governo, sul sito ufficiale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha poi pubblicato le faq (ovvero le domande più frequenti) sulle restrizioni in vigore fino al 6 aprile. E, tra le diverse disposizioni valide per la zona rossa, c’è quella che consente gli spostamenti solo per motivi di lavoro, salute, necessità o rientro alla propria residenza o domicilio.

Si è anche stabilito che la consistenza e veridicità di quanto dichiarato deve essere sempre dimostrata mediante modulo di autodichiarazione.

L’autocertificazione sarà poi oggetto di controlli successivi e l’accertata falsità di quanto riportato sui moduli costituisce reato ed è punita con sanzioni amministrative che implicano il pagamento di una multa da 400 a 1000 euro. O almeno così dovrebbe essere.

Ma l’esercizio delle libertà individuali, costituzionalmente garantite, può davvero essere punito in questo modo?

Covid-19 e libertà individuali: il sì all’autodichiarazione fasulla di un giudice di Reggio Emilia

Il contrasto tra libertà individuali e decreti anti-Covid si è manifestato sin dai primi giorni di lockdown. Continua ad essere un numero consistente quello dei cittadini che ritengono intollerabile un governo che possa imporre limitazioni così grandi alle libertà dell’individuo, specie all’interno di un sistema democratico.

Si può parlare di democrazia, se è vietato uscire a fare un giro nella propria città? O se viene impedito di andare a trovare amici e parenti? La questione non è così semplice ed, anzi, apre a un dilemma ideologico di difficile risoluzione.

Ma una risposta sembra l’abbia trovata un giudice del tribunale di Reggio Emilia, che ha, di fatto, concesso il lasciapassare all’utilizzo di autodichiarazioni fasulle.

Egli ha infatti stabilito, esprimendosi su un caso risalente al primo lockdown, che usare un’autodichiarazione fasulla per uscire di casa, nonostante la zona rossa, non è reato.

Autodichiarazione sì o no? Il precedente di Correggio

Nello specifico, il caso su cui si è espresso il giudice è avvenuto il 13 marzo 2020 a Correggio: quel giorno una coppia era uscita di casa, portando con sé un’autodichiarazione dove veniva riportato che la donna avrebbe dovuto fare delle analisi e voleva essere accompagnata.

Così le forze dell’ordine avevano immediatamente provveduto a verificare le affermazioni della coppia con degli accertamenti, in seguito ai quali si era scoperto che i due non erano mai stati in ospedale quel giorno: da qui la denuncia e il processo.

A gennaio 2021 è arrivata però l’assoluzione per la coppia: la sentenza ha infatti stabilito che “il fatto non costituisce reato”.

Leggi anche: In Sardegna si respira normalità: ecco come si vive in zona bianca

I motivi dietro la sentenza pro-autodichiarazione fasulla del giudice di Reggio-Emilia

autodichiarazione sì o no? il precedente di reggio emilia

I motivi riportati dal giudice come esplicativi della sua sentenza sono:

  • Il fatto che il Dpcm sia un atto meramente amministrativo, che non può quindi limitare le libertà personali sancite dalla Costituzione, e per questo è “illegittimo”
  • Il Dpcm non può imporre l’obbligo di permanenza domiciliare, neanche in presenza di un’emergenza sanitaria. Tale obbligo è infatti una sanzione penale che può essere decisa dal Magistrato per singole persone per alcuni reati, e soltanto dall’esito del giudizio, non certo da un atto regolamentare come il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
  • Il Dpcm può imporre a qualcuno di non recarsi in zone infette, nel caso in cui vi siano dei focolai, ma un divieto generalizzato non è legittimo.

Così, in virtù di queste considerazioni, il tribunale ha ritenuto nullo l’obbligo di compilare l’autodichiarazione per giustificare l’uscita di casa, con il conseguente venir meno del presunto reato di falso ideologico.

E dunque, in barba alle minacciose disposizioni dei Decreti, e forse anche a quelle persone che decidono di rispettare le regole, il giudice di Reggio Emilia ha creato un precedente importante. Soprattutto se si pensa che quello delle autodichiarazioni false è un fenomeno molto diffuso, specie nelle grandi città, che ha portato anche all’arresto di diverse persone.

Tale sentenza è l’esempio lampante di come verità giurisprudenziali possano sovvertire in un lampo disposizioni riconosciute da tutti e da tutti (o quasi) rispettate.

La pandemia è un’emergenza sanitaria grave e decisioni di questo tipo non fanno altro che alimentare ulteriori e infiniti dissapori, specie per le persone chiuse in casa in attesa che tutto finisca. E nessuno ha bisogno di questo.

Scarica qui il nuovo modulo di autodichiarazione valido dal 15 marzo al 6 aprile.

Leggi anche: Covid, zona rossa per Lazio e altre 10 Regioni: cosa si può fare e cosa no

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