Attentato di Nassiriya, il ricordo dei 19 italiani caduti

Un camion cisterna pieno di tritolo viene fatto esplodere in prossimità di una base militare italiana, uccidendo e ferendo decine di militari e civili impegnati in missioni di pace.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Nassiriya, Iraq, 12 novembre del 2003. Erano le 10.40 del mattino ora locale, le 8.40 in Italia. Sembrava una giornata come tante altre a Nassiriya. I militari italiani, impegnati nella missione Antica Babilonia, svolgevano le loro mansioni quotidiane. Antica Babilonia, un’operazione di pace che aveva come unico obiettivo quello di ripristinare le infrastrutture, ricostruire, approvvigionare le dispense, addestrare la polizia locale, sostenere la popolazione, bonificare. Eravamo lì per dare una mano, per contribuire alla rinascita dell’Iraq. Poi la tragedia. Un camion cisterna carico di esplosivo si avvicina alla base Maestrale e viene fatto esplodere in prossimità dalla struttura, da due kamikaze a bordo del veicolo. Il bilancio: 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni, e 58 feriti. Un attentato in piena regola, riconducibile , secondo una delle ipotesi più accreditate, a una cellula terroristica libanese affiliata di al-Qaida. Un sacrificio, quello dei nostri militari morti in servizio, che il l’Italia ricorda e continuerà a ricordare con commozione e profonda solidarietà per i familiari delle vittime.

Il 31 dicembre del 2003, in occasione del discorso di fine anno alla Nazione, l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi onorava la loro memoria e con queste parole si stringeva intorno alle famiglie:

Ho ancora nel cuore la compostezza dei familiari. In loro ho visto l’immagine della famiglia e la più alta espressione dell’amor di patria. C’è un forte e crescente senso di comunità, grazie per la forza che mi trasmettete.

Il sacrificio dei 19 militari italiani

Il 12 novembre del 2003 un’autocisterna piena di esplosivo, secondo gli esperti un carico di 150/300 chili di tritolo e liquido infiammabile, irrompe in una delle due basi militari italiane in Iraq. Il veicolo, inizialmente diretto al deposito di munizioni, è stato deviato dall’intervento di Andrea Filippa, carabiniere di guardia all’ingresso della base, che colpendo i due kamikaze, riuscì a impedire una strage ben più grande. L’impatto del veicolo provocò comunque una grave esplosione, nella quale persero la vita 19 tra militari e carabinieri italiani, 9 iracheni e altre 58 persone furono ferite più o meno gravemente. I numeri di una strage. Anche la seconda base militare italiana Libeccio, a poche centinaia di metri di distanza da Maestrale, fu danneggiata dall’attentato. Secondo le ricostruzioni, l’ordine partì da al-Qaida.

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Nassiriya, una strage evitabile?

In Italia, dopo il lutto nazionale, le inchieste finirono per mettere sotto accusa il Comando italiano dell’operazione. Il reato commesso: “negligenza nella pianificazione della difesa”, soprattutto per il mal posizionamento di quel deposito di munizioni. Il Comando, invece, ha sempre sostenuto fermamente che non c’erano mai stati motivi di preoccupazione, vista l’indispensabile aiuto che l’Italia aveva portato alla popolazione irachena, tutt’altro che ostile. A confermare quest’ipotesi il fatto che tutte le piste aperte dell’indagine facevano riferimenti a personaggi esterni all’area in questione. Diversamente, nel 2017 la Corte d’Appello di Roma parlò di “clamorosi errori e irresponsabili assurdità” da parte dei vertici dell’Esercito. Nelle motivazioni della sentenza si legge che i servizi segreti militari avvisarono che ci sarebbe stato un attentato, indicando persino il colore del mezzo che gli attentatori avrebbero utilizzato. Proprio a conclusione della sentenza è scritto:

È manifesta la stretta dipendenza tra il reato commesso (negligenza nella pianificazione della difesa) e la morte e le lesioni riportate dalle vittime.

Successivamente, nel 2019 l’ex generale Bruno Stano, alla guida della Brigata Sassari durante la missione italiana in Iraq e indicato come responsabile al Comando, è stato condannato in sede civile a risarcire le famiglie delle vittime della strage di Nassiriya.

 Strage di Nassiriya per non dimenticare

Vale la pensa ricordare il discorso pronunciato dal presidente della Repubblica in carica Sergio Mattarella nel 2019, in occasione della commemorazione per la Strage di Nassiriya:

L’esempio dei nostri caduti rappresenta un vincolo morale per la continuità del contributo del nostro Paese nei diversi ambiti: le donne e gli uomini presenti nelle diverse aree di conflitto sanno di poter contare sul concorde sostegno del popolo italiano. I conflitti e le tensioni, spesso provocati e sostenuti da forme di terrorismo transnazionale rivolte a sovvertire i principi di convivenza, rispetto dei diritti umani, libertà, vedono impegnata l’intera comunità internazionale per affrontare sfide insidiose contro l’umanità. Lo slancio e l’altruismo di quanti hanno donato la propria vita per il bene comune è fonte di riflessione per tutti i cittadini, che nel loro agire quotidiano sono chiamati ad un contributo egualmente prezioso per la civile convivenza e il progresso della comunità nazionale e internazionale.

Leggi anche: Attentati dell’11 settembre 2001, frasi e citazioni per non dimenticare

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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