‘Ndrangheta, chi è Rocco Morabito: l’ultimo rampollo della ‘ndrina di Africo

Era latitante dal 1994, dopo quasi 30 anni di fuga è stato arrestato ieri in Brasile in compagnia di Vincenzo Pasquino anche lui latitante.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Rocco Morabito latitante numero uno della ‘ndrangheta e secondo nella lista dei latitanti di massima pericolosità è stato arrestato in Brasile ieri sera.

Era latitante dal 1994, dovrà scontare una pena di 30 anni per associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Rocco Morabito: il latitante numero uno della ‘ndrangheta arrestato in Brasile

Rocco Morabito: il latitante numero uno della 'ndrangheta arrestato in Brasile

15 Gennaio 1994. Domenico Mollica, elemento ritenuto ai vertici della ‘ndrina dei Morabito incontra in centro a Milano un gruppo di narcotrafficanti arrivati direttamente dalla Colombia a cui consegna una valigetta con all’interno quasi 3 miliardi di lire (2,9 per l’esattezza), sarebbero circa 1,5 milioni di euro oggi.

Gli investigatori all’epoca stavano dietro a Mollica e durante l’incontro con i colombiani fotografano un giovane, che fino a quel giorno non avevano mai visto: Rocco Morabito.

Rocco Morabito, latitante numero uno della ‘ndrangheta fino a oggi, non ha nemmeno 30 anni all’epoca dei fatti, è nato il 13 ottobre del 1966 ad Africo (Reggio Calabria). Si è trasferito a Milano alcuni anni prima, precisamente in via di Bordighera, dove risulta ancora oggi residente.

Viene mandato in Lombardia per crescere sotto l’ala dello zio Domenico Mollica e per diventare un vero broker del narcotraffico, cosa che gli riuscirà in pochissimo tempo.

Prima dell’incontro con i colombiani del ’94 infatti, Rocco Morabito è già artefice di alcune grandi operazioni di narcotraffico, fatti per i quali è accusato ancora oggi. È accusato di aver organizzato il trasporto in Italia di 32 kg di cocaina. Il corriere che avrebbe poi dovuto trasportarla è stato arrestato in Francia il 21/01/1993 e la droga sequestrata. 

Ha provato a trasportare 592 kg di cocaina dal Brasile all’Italia, ma il 16/07/1992 la droga è stata sequestrata in uno dei porti del Brasile stesso. Infine, il 21/04/1993, ha organizzato il trasporto di 630 kg di cocaina, il quale pare sia andato invece a buon fine.

Dopo 27 anni di latitanza, più di Totò Riina, è finita ieri la sua fuga. È stato arrestato in Brasile, nella città di Joao Pessoa, stato di Paraiba insieme ad un altro latitante, Vincenzo Pasquino. 

Entrambi i latitanti sono stati presi d’assalto dalla Polizia Brasiliana che ha collaborato insieme al reparto investigativo dei carabinieri del Ros e dei Comandi Provinciali di Torino con la collaborazione di FBI e DEA.

Leggi anche: ‘Ndrangheta, 49 arresti in tutta Italia. Ai domiciliari il sindaco di Rosarno

Arrestato in Brasile Rocco Morabito: gli anni della latitanza e l’arresto in Uruguay del 2017

Arrestato in Brasile Rocco Morabito: gli anni della latitanza e l'arresto in Uruguay del 2017

L’operazione alla quale Rocco Morabito è sfuggito e per la quale è stato poi inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità, che lo ha portato negli anni a diventare il latitante numero uno della ‘ndrangheta, è l’operazione Fortaleza del 1994.

Prima di trasferirsi a Milano nel 1991, Rocco Morabito nel 1988, a 22 anni, aveva frequentato per un periodo l’Università di Messina. La procura di Messina però farà scattare per lui un mandato di arresto insieme a Bruno Criaco e Annunziato Zavettieri, per aver rivolto delle minacce nei confronti di un docente universitario.

L’anno successivo, nel 1989 subirà la perdita di suo fratello, Leo Morabito, assassinato ad Africo. Quello stesso anno verranno inoltre scoperti i suoi rapporti con il narcotrafficante Alberto Beneduce, detto ‘a cocaina, membro di vertice del Clan dei Casalesi associato alla frangia di Antonio Bardellino. Tutto questo quando ha solo 23 anni.

Secondo le indagini Rocco Morabito avrebbe lasciato l’Italia nel 2001, durante la latitanza, per trasferirsi in Uruguay.

L’arresto nel 2017 e l’evasione del 2019

Morabito prosegue dunque la sua latitanza in Uruguay: tra Montevideo e Punta del Este.

In Uruguay si stabilisce e vive con passaporto brasiliano sotto il falso nome di Francisco Antonio Capeletto Souza. Dopo anni l’errore che lo fa individuare.

Iscrive infatti la figlia in una scuola di Maldonado con il suo vero nome. Questo porta la polizia uruguagia a identificarlo. Dopo l’arresto viene inoltre processato per falsificazione di passaporto. Il 29 marzo 2019 il tribunale di appello in Uruguay autorizza la sua estradizione in Italia. Tre mesi dopo accade l’incredibile.

Il 24 giugno 2019 evade insieme ad altri tre detenuti (Leonardo Abel Sinopoli Azcoaga, Matias Sebastián Acosta González e Bruno Ezequiel Díaz) dal carcere “Central” di Montevideo, precisamente fuggendo da sopra la terrazza del carcere.

Il 30 novembre 2019 con l’operazione Magma, che aveva portato agli arresti 45 membri appartenenti alla ‘ndrina dei Bellocco, si scopre che forse a riuscire a far evadere Rocco Morabito sono stati proprio i membri dei Bellocco residenti tra Buenos Aires e Montevideo.

Fino alla giornata di ieri, data in cui la sua latitanza ha visto la parola fine dopo 27 anni.

‘Ndrina Morabito, tra le più potenti della ‘ndrangheta: da dove viene Rocco Morabito

Pronunciare il cognome Morabito ad Africo, nella Locride o comunque in Calabria, ha lo stesso eco che pronunciare il cognome Riina, Provenzano, Bagarella a Corleone o nel resto della Sicilia.

La ‘ndrina dei Morabito è la più potente e influente famiglia della Locride, nonché tra le più potenti di tutta l’organizzazione mafiosa calabrese.

Ha ramificazioni a Milano, Genova, Varese, Como, Monza e a Roma, nella centralissima zona Flaminio, oltre che in Sud America, Africa e Europa (Olanda, Germania e Inghilterra).

I Morabito insieme ai Barbaro di Platì, i Pelle di San Luca e i Pisano-Pesce-Bellocco di Rosarno rappresentano il vertice massimo della ‘ndrangheta.

Queste famiglie negli anni ’70 crearono un’alleanza per mettere le mani sul crescente business del traffico di droga. Alleanza che dura ancora oggi.

Il capo indiscusso della famiglia Morabito è stato fino al 2004, Giuseppe Morabito, uno dei “padri fondatori” della ‘nrangheta, anno del suo arresto dopo 12 anni di latitanza. Era considerato da molte procure al pari di Berardo Provenzano, se non di più.  

L’allora presidente della commissione parlamentare Antimafia, Roberto Centaro, riguardo all’arresto di Morabito, rilasciò tale dichiarazione:

Ben più importante della cattura di Provenzano

I Morabito, secondo le rivelazioni di alcuni patenti pare avessero inoltre un filo diretto con i corleonesi di Riina e dello stesso Provenzano. Giuseppe Morabito avrebbe inoltre per un periodo di tempo ospitato Totò Riina ad Africo durante la latitanza di quest’ultimo.

Leggi anche: ‘Ndrangheta e traffico di rifiuti: la mafia calabrese continua ad avvelenare l’Italia

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