Anna Mazzamauro: “Non sono brutta, ma atipica. Avete sempre offeso la mia femminilità”

Anna Mazzamauro, la signorina Silvani, si proclama orgogliosa della sua atipicità, "piena di difetti, ma portati sui tacchi" a gran voce.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Anna Mazzamauro ha sostenuto di aver odiato a lungo il personaggio della signorina Silvani, la donna dei sogni di Ugo Fantozzi, “perché metteva in secondo piano le parti nelle opere di Goldoni, Aristofane, Gogol, Cocteau e tutti gli altri”. All’inizio aveva fatto il provino per il ruolo di Pina, la moglie del ragioniere, ma è stata scelta come giovane collega di Fantozzi di cui è sempre stato innamorato, nonostante il suo aspetto atipico, come raccontato al “Corriere della Sera”:

Quando Luciano Salce ― il regista di Fantozzi ― mi chiamò al provino, non conoscendo le specifiche del ruolo che avrei dovuto interpretare, mi presentai con un vestitino rosso tutto attillato, calze a rete e tacchi a spillo. Aprii la porta e lui mi disse: “Anna, ti ricordavo più brutta”.

E Paolo gli disse in un orecchio: “Luciano, è brutta pure lei, ma uno come Fantozzi non può che sognare una così. È piena di difetti, ma li porta sui tacchi.

Anna Mazzamauro e l’amore per il teatro

Per Anna Mazzamauro “recitare è un gioco perenne” fin dall’infanzia, quando recitava in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, andando talvolta contro la sua famiglia, come rivelato a “Verissimo”:

Sono nata con la deformazione fisica e mentale dell’essere attrice, ho provato a fare altro, ma non ci riesco. I miei genitori mi dicevano di perseguire questa strada, anche se cercavano di farmi fare altro, in particolar modo mio padre. Per lui era tutto legge, scientificamente deciso a tirar fuori le sue idee, senza ascoltare quelle degli altri.

Quand’ero piccola già sapevo che sarei stata attrice: recitavo di notte, sempre in bagno. E oggi mi piace interpretare personaggi uniti da legami tortuosi. Ho iniziato all’asilo per non smettere più.

Nel suo passato è stata Nannarella e poi Cyrano, unica donna ad averlo interpretato. Si è sempre sentita molto simile a questo personaggio, ha detto a “Io Donna”, che ha il “senso della lotta con la spada in mano e che ama con dolore”:

Mi sento un po’ come lui. Cerco la sfida, devo sentire il brivido. Questo accade ogni volta che si apre il sipario: sale un’adrenalina prepotente che è la benzina del mio stare al mondo. Lo spirito battagliero di Cyrano è lo stesso che mi consente un’eterna giovinezza.

Anna Mazzamauro e la strana amicizia con Paolo Villaggio

L’attrice ha sostenuto che ha lavorare con Paolo Villaggio non è stato semplice, poiché poteva mettere in soggezione con la sua pungente ironia e questo ha sempre creato una barriera. Anche se era geniale e aveva ampie vedute verso diverse prospettive, Villaggio a volte si mostrava distante:

Una volta chiesi come mai non fossimo diventati amici dopo tutto il tempo passato a lavorare insieme. Mi rispose che lui frequentava solo attori ricchi e famosi, altro da me.

Passati anni da quel fatto, lo rincontrai durante un programma in televisione e nel dietro le quinte tirai fuori dalla borsa il libretto degli assegni: “Che dici, adesso possiamo diventare amici?”.

Leggi anche: Anna Mazzamauro: “Paolo Villaggio sapeva essere crudele, mi chiamò cesso in tv”

A quel famoso provino: “Preferisco darmi dell’atipica”

Anna Mazzamauro deve la sua immortalità alla signorina Silvani, la “sua ombra”, un personaggio che lei stessa ha inventato e a cui ha dato la voce, il volto e lo spessore. L’autoironia è l’essenza della vita e si è sempre mostrata orgogliosa per il labbruzzo portato da lei in scena:

Preferisco darmi dell’atipica. Con l’alfa privativo, alla greca. Sono una strana donna che può piacere, oppure no. Evviva i difetti che diventano virtù.

Mi son sempre detta che ce l’avrei fatta, anche grazie a quello che non era scritto come doveva, che si staccava dal convenzionale.

È per questo che la Silvani riesce a sembrare un sex symbol, trova forza in altro. Dal canto mio ho sempre lasciato pensare alle donne di essere più belle di me, poco m’importava.

L’autoironia mi ha sempre salvata, più ci penso, più me ne convinco.

Leggi anche: Claudia Cardinale: “Dissi di no a Delon, Brando e Mastroianni. Con Brigitte Bardot ci vogliamo bene”

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