Di cosa parla “Alla nuova luna”, poesia di Quasimodo nella prima prova di Maturità

Salvatore Quasimodo nella prima prova di maturità: di cosa parla la sua poesia "Alla nuova luna"?

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Chi avrà scelto la poesia Alla nuova luna di Quasimodo nella prima prova scelta dal Ministero? Gli studenti sono ora sui banchi di scuola, con la testa china sul dizionario, e l’altra traccia prettamente letteraria trae spunto da Gli indifferenti di Moravia. Il componimento poetico si pone come molto attuale, che parte dall’uomo, attingendo le sue radici anche nei riferimenti biblici. La nuova luna come un nuovo mondo, come un’idea creativa di progresso, che l’umanità ha avuto l’ardire di scoprire, andando, talvolta, contro le leggi della natura divine.

Di cosa parla “Alla nuova luna”?

In principio Dio creò il cielo

e la terra, poi nel suo giorno

esatto mise i luminari in cielo

e al settimo giorno si riposò

Dopo miliardi di anni l’uomo,

fatto a sua immagine e somiglianza,

senza mai riposare, con la sua

intelligenza laica,

senza timore, nel cielo sereno

d’una notte d’ottobre,

mise altri luminari uguali

a quelli che giravano

dalla creazione del mondo. Amen.

Alla nuova luna è tratta dalla raccolta La terra impareggiabile, la penultima del poeta, pubblicata nel 1958 ed è dedicata al lancio del primo Sputnik, il satellite artificiale mandato in orbita intorno alla luna dall’Unione Sovietica il 4 ottobre del 1957.

Quasimodo ricalca la Genesi, ma instaura fin da subito il paragone tra Dio e l’uomo: il primo crea la vita mentre il secondo cerca di emularlo, guardando e puntando sempre più in alto. Dio il settimo giorno si è riposato, mentre la sua creatura cercava di forgiare, a sua volta, altri esseri perfetti, visibili, magnifici e luminescenti, “senza timore e con la sua intelligenza laica”: le stelle.

Con la tecnologia l’uomo ha voluto sfidare il suo Creatore, “in una notte d’ottobre”, espandendo sempre di più la sua sete di conoscenza non solo sulla Terra, ma anche sulla Luna, lanciando un satellite per scoprire i segreti che si celavano dietro a questo mondo celeste sconosciuto.

La conclusione fa eco all’immagine iniziale, con un “Amen”, quindi la poesia sembrerebbe quasi essere stata scritta a mo’ di preghiera, quindi un rituale, un gesto che l’uomo, dal 1957 in poi, avrebbe continuato a perpetuare. Da creatura si fa Creatore, e Quasimodo infonde a tutto il componimento un’aura religioso-scientifica, nei secoli dei secoli.

Leggi anche: Da Quasimodo a Moravia: tutte le tracce della prima prova della Maturità 2023

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