Chloe Guglielmino, 11 mesi, è morta per malasanità: “Si poteva intervenire”

Sotto processo per omicidio e lesioni colpose 9 medici del presidio ospedaliero catanese Garibaldi Nesima che, secondo l'accusa, avrebbero potuto salvare la piccola Chloe Guglielmino.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Catania, 17 luglio 2017. La piccola Chloe Guglielmino muore a soli 11 mesi. La bambina era stata ricoverata all’ospedale Garibaldi Nesima il 27 febbraio, in seguito a una invaginazione intestinale.

L’intervento per rimuovere l’occlusione sarebbe dovuto avvenire da lì a un massimo di otto giorni, come protocollo medico vuole. I medici però ritardano l’operazione e l’attesa ha gravato sulle condizioni della piccola Chloe che è entrata in coma senza più risvegliarsi.

Perché non si è intervenuti per tempo? La sala operatoria del Garibaldi risultava falsamente occupata e nessuno dei medici ha segnalato la situazione in modo da poter intervenire diversamente.

Proprio per questo il personale medico è stato indagato e accusato per malasanità.

La morte di Chloe Guglielmino si poteva evitare

Chloe Guglielmino
Chloe Guglielmino, 11 mesi, morta all’ospedale Garibaldi Nesima di Catania nel luglio del 2017.

Dopo la morte di Chloe è stata avviata un’indagine. La famiglia ha denunciato i sanitari che, stando a quanto da loro dichiarato, avrebbero avuto un ruolo chiave nella vicenda che ha portato alla morte della loro piccola di appena 11 mesi.

Il magistrato da subito nella richiesta di incidente probatorio ha chiesto lo svolgimento dell’autopsia sul corpo della bambina e l’analisi di tutta la documentazione clinica.

Il direttore generale dell’ospedale Garibaldi, Giorgio Santonocito, aveva da subito mostrato la propria vicinanza alla famiglia Guglielmino, dichiarando che tutto il personale “stava soffrendo molto da un punto di vista emotivo per il decesso della bimba”. Ma ciò nonostante quando si verificano episodi del genere per placare un po’ il dolore è necessaria una punizione, qualora ci siano dei responsabili.

Nel procedimento sono state ammesse sei parti civili: i genitori di Chloe, Guglielmino Davide e Cardì Antonella, e altri familiari, tutti assistiti dall’avvocato Giuseppe Incardona del foro di Palermo. L’azienda ospedaliera Garibaldi di Catania è stata citata come responsabile civile.

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La ricostruzione dell’accusa

Nel procedimento un medico è stato accusato di avere “falsamente attestato di avere eseguito personalmente il massaggio cardiaco alla bambina”, mentre un altro avrebbe “attestato falsamente” che l’operazione “si rinviava per condizioni ottimali per altro intervento di emergenza improrogabile”. Dichiarazioni smentite, in quanto la bambina versava in una grave situazione.

D’altra parte, in seguito alle opportune verifiche si è dimostrato che anche la sala operatoria di chirurgia pediatrica risultava libera, contrariamente a quanto detto dal medico.

Tutto questo si discosta dall’immagine che la struttura ospedaliera, inaugurata nel 2007, ha voluto dare di sé. Infatti nel sito dell’ospedale si autocelebra “l’eccellenza in termini di qualità (tempestività, professionalità, appropriatezza) delle prestazioni perseguita attraverso una semplificazione dei processi di erogazione dei servizi”.

Inoltre risulta assente una copertura assicurativa esterna, ma vige un regime di autoassicurazione.

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La morte di Chloe Guglielmino e il rinvio a giudizio per 9 medici

Dopo due anni di indagini, che vedevano inizialmente coinvolti 17 medici, l’ 11 dicembre scorso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, la dottoressa Anna Maria Cristaldi, ha emesso un decreto di rinvio a giudizio nei confronti di 9 medici, del presidio ospedaliero.

I medici in questione, di cui 4 pediatri e 5 chirurghi, sono accusati di aver avuto condotte negligenti, imprudenti e imperite.

Per i medici il reato ipotizzato è di omicidio e lesioni colpose. Solo per uno di questi, un chirurgo pediatrico, è contestato il falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.

La prima udienza del processo si terrà il 21 settembre del 2021 davanti la sezione penale del Tribunale.

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