Mario Draghi su Europa e AI: “Le tecnologie sono il motore della prosperità”

Mario Draghi ha pronunciato un discorso che evidenzia la relazione tra Europa e sviluppo tecnologico. Il continente non riesce a emergere per la mancanza di un piano d'azione chiaro.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano, Mario Draghi ha pronunciato un discorso che fotografa appieno la situazione attuale dell’Europa, rispetto allo sviluppo tecnologico.

Come fa sapere Il Sole 24 Ore, secondo l’ex Premier il settore delle tecnologie rimane il motore delle economie, ma negli ultimi anni il Vecchio Continente non sta sfruttando al massimo le proprie risorse.

Inevitabile il paragone con Stati Uniti e Cina, che propongono costantemente numerosi progetti innovativi. Questo il monito di Draghi: Se non colmiamo questo divario e non adotteremo queste tecnologie su larga scala l’Europa rischia un futuro di stagnazione con tutte le sue conseguenze“.

Mario Draghi e il progresso tecnologico

Si è svolta ieri, 1 dicembre, la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano, incentrata sul ruolo delle nuove tecnologie nel mondo attuale. Ospite dell’evento l’economista Mario Draghi, che si è soffermato nel proprio discorso sulla relazione tra Europa e intelligenza artificiale.

Nello specifico, l’ex Premier ha voluto far riflettere gli studenti su quanto il Vecchio Continente abbia le risorse per poter avviare una rivoluzione tecnologica, come è anche stato dimostrato in passato, ma non riesce a mantenere il confronto con Stati Uniti e Cina. Queste le sue parole riportate da Il Sole 24 Ore:

Le nostre popolazioni stanno invecchiando e gran parte delle infrastrutture fisiche risale a decenni fa.

Come mostrò il premio Nobel d’Economia Robert Solow a metà degli anni ’50 del secolo scorso, una volta raggiunto questo stadio di sviluppo la crescita dipende in misura schiacciante dalla produttività, che in pratica significa nuove tecnologie e diffusione di nuove idee.

Negli ultimi vent’anni siamo passati dall’essere un continente che accoglieva le nuove tecnologie, riducendo il divario con gli Stati Uniti, a uno che ha progressivamente eretto barriere all’innovazione e alla sua adozione.

Lo abbiamo visto nella prima fase della rivoluzione digitale, quando la crescita della produttività europea è scesa a circa la metà del ritmo statunitense e quasi tutta la divergenza è emersa dal settore tecnologico.

Ora questo schema si ripete con la rivoluzione dell’intelligenza artificiale.

Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno prodotto 40 grandi modelli fondamentali, la Cina 15, l’Unione Europea solo 3; lo stesso schema si osserva in molte altre tecnologie di frontiera, dalla biotecnologia ai materiali avanzati fino alla fusione nucleare, dove numerose innovazioni significative e investimenti privati avvengono al di fuori dell’Europa.

Se non colmiamo questo divario e non adotteremo queste tecnologie su larga scala l’Europa rischia un futuro di stagnazione con tutte le sue conseguenze.

E poi, ancora: “Per oltre due secoli il miglioramento del tenore di vita è stato alimentato da progressive ondate di progresso tecnologico, oggi le tecnologie rimangono il principale motore della prosperità“. Secondo Mario Draghi, quindi, le economie avanzate devono puntare maggiormente sulle tecnologie e non solo su lavoro e capitale.

Leggi anche: Il Rapporto di Mario Draghi a Bruxelles: “Per il bene dell’Europa servono investimenti di 800 miliardi di euro”

La situazione in Europa

Il Sole 24 Ore ha proposto due studi che confermano quanto sostenuto da Mario Draghi. Nello specifico, secondo l’undicesimo State of European Tech di Atomico, sul territorio europeo sono presenti più di 40mila aziende tecnologiche finanziate, al cospetto delle 13mila del 2016, per un valore complessivo di 4mila miliardi di dollari.

A innalzarsi è stato anche il numero degli investitori attivi, mentre l’Europa appare ancora indietro per quanto riguarda la collaborazione tra pubblico e privato. Il punto spinoso appare quello della sovranità digitale, in quanto per i founder delle start up ci sarebbero troppi vincoli che non permettono di raccogliere capitali oltreoceano.

Il secondo report, invece, è l’AI Diffusion Report di Microsoft, per cui il continente europeo ha solide basi ma non le giuste capacità di gestire lo sviluppo tecnologico. Nonostante ci siano i data center, infatti, questi non riescono a sostenere l’esplosione della domanda di calcolo generata da modelli complessi.

Si evince, quindi, che il problema principale dell’Europa, rispetto ad altri competitor mondiali, è che manca ancora un piano d’azione chiaro, che possa portare a uno sviluppo totale delle tecnologie già presenti sul territorio europeo. Qui si collocano le parole di Draghi, a conclusione del suo discorso:

I giovani in Italia e in Europa devono pretendere di avere le stesse condizioni che permettono ai loro coetanei di aver successo in altre parti del mondo e combattere gli interessi costituiti che si oppongono.

I loro successi cambieranno la politica più di qualunque discorso o rapporto e costringeranno regole e istituzioni a cambiare.

Leggi anche: Trump, al via i dazi: qual è la risposta e il piano d’azione dell’Europa?

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